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Nato

Che cosa ha combinato la Nato in Afghanistan?

Il corsivo di Giuseppe Gagliano

Quando si dice l’efficienza dell’intelligence in ambito Nato…

Il 3 agosto la Nato annuncia di stare aumentando le consegne di equipaggiamento militare all’Afghanistan mentre l’Alleanza progressivamente ritira le sue forze del paese. Nonostante – prosegue il comunicato della Nato – la situazione della sicurezza in Afghanistan sia impegnativa, la Nato continuerà a sostenere l’Afghanistan anche con l’equipaggiamento necessario per aiutare nel miglior modo le forze armate afghane alla propria difesa, sottolineava il portavoce Dylan White.

Dichiarazioni sorprendenti? Per nulla, se consideriamo che l’ultima consegna di armamenti alle forze armate afghane è stata svolta il 2 agosto. Qualche settimana dopo Ghani fuggirà… con i vestiti che aveva indosso.

Passiamo adesso all’Italia. Ora, le informazioni che vengono date dal ministro della difesa ovviamente derivano direttamente dal COI e dall’Aise.

L’8 giugno il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (Pd), si reca ad Herat alla base di Camp Arena dove dichiara: ”Non vogliamo che l’Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per i terroristi. Vogliamo continuare a rafforzare questo Paese dando anche continuità all’addestramento delle forze di sicurezza afghane per non disperdere i risultati ottenuti in questi 20 anni. La sfida è ancora aperta, dobbiamo continuare ad essere al fianco degli afghani. I nemici della pacificazione cercheranno di fermare questo processo e quindi continueremo a fare la nostra parte”.

Il 24 giugno Guerini illustra in Senato un report sulla situazione in Afghanistan e sulla conclusione della missione italiana non facendo alcun cenno alla possibilità che le forze talebane arrivino ad occupare interamente il paese. D’altra parte in assenza di informative da parte degli organi competenti quali scenari drammatici avrebbe potuto mai indicare il ministro?

Difficile a questo punto non esprimere il proprio plauso relativo al report pubblicato da Milex sui costi esorbitanti che il nostro paese ha dovuto sborsare per la sua presenza in Afghanistan. E quindi, in conclusione, ci si domanda: a cosa sono serviti tutti questi soldi?

L’assenza di informative adeguate da parte del Coi e dell’Aise non dipenderanno forse dal fatto che l’Italia ha un rapporto di totale subordinazione rispetto all’intelligence americana?

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