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Domenico Arcuri

Io, Arcuri, Palazzo Chigi e le mascherine cinesi. La versione di Benotti

Mario Benotti racconta in tv il rapporto con il commissario Arcuri e dice che Arcuri era stato informato da Palazzo Chigi di un'indagine. Le rivelazioni di Benotti e la versione di Arcuri

Io, Arcuri, Palazzo Chigi e le mascherine cinesi. Tutti i dettagli sulla versione di Benotti

CHE COSA HA DETTO BENOTTI IN TV SU ARCURI E NON SOLO

Io e il Commissario Arcuri “iniziamo a parlare delle mascherine l’11 marzo. Lui mi dice che c’era questa necessità”. A dirlo è Mario Benotti, svelando, a Quarta Repubblica, programma condotto da Nicola Porro, i rapporti amichevoli con il Commissario all’emergenza Domenico Arcuri.

Benotti, giornalista Rai in aspettativa, è indagato dalla Procura di Roma, per traffico di influenza illecite, nell’inchiesta sulla maxi commessa da 1,2 miliardi di euro sulle mascherine acquistate dalla struttura del Commissario straordinario Domenico Arcuri, che non è indagato.

I FATTI SU BENOTTI

Nel pieno della pandemia sono arrivate, dalla Cina in Italia, 800 milioni di mascherine per 1,2 miliardi di euro. Responsabile dell’acquisto è la struttura commissariale retta da Domenico Arcuri. Le mascherine, acquistate da tre diverse aziende (Whenzou Moon Rain, Whenzou Light e Luokai Trade), arrivano in Italia con oltre 200 voli El Al, grazie al tramite di diversi intermediari.

MAXI COMMISSIONI AGLI INTERMEDIARI DELL’ACQUISTO DI MASCHERINE

Intermediari cui sono andati ben 72 milioni di euro, non erogati dalla struttura del Commissario.

GLI INDAGATI

E per questo finiti sotto indagine. Gli indagati – ha scritto il Giornale – sono Andrea Vincenzo Tommasi, che era ai vertici della società Sunsky srl, il giornalista in aspettativa dalla Rai Mario Benotti, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andrea, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno. Le altre società entrate nell’inchiesta sono la Partecipazioni Spa, la Microproducts It Srl e la Guernica Srl.

IL SEQUESTRO

Nell’ambito dell’indagine, il Nucleo di polizia valutaria della Gdf a Roma e Milano ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, su conti correnti, quote societarie, beni e immobili di lusso, per 70 milioni di euro.

BENOTTI E IL MILLANTATO RAPPORTO CON ARCURI

Benotti viene anche accusato di aver millantato un rapporto di amicizia con il Commissario Domenico Arcuri.

I CONTATTI TELEFONICI TRA ARCURI E BENOTTI

L’indagine della procura e del nucleo speciale di polizia valutaria della Finanza ha svelato come in cinque mesi, da gennaio a maggio 2020, tra Benotti e Arcuri ci fossero stati 1.282 contatti telefonici. E come, poi, i rapporti si fossero bruscamente interrotti a partire dal 6 maggio, ricorda oggi Repubblica.

I RAPPORTI TRA BENOTTI E ARCURI

Ma di millantato, in questo rapporto, pare esserci ben poco. A meno stando a quanto riportato dallo stesso Benotti, con il cellulare alla mano, a Quarta Repubblica, programma condotto da Nicola Porro. “Io il commissario Arcuri lo conoscevo da quando facevo il consigliere al Governo e chiunque aveva avuto modo di conoscere il Commissario Arcuri, perché da un punto di vista della sua efficienza aveva sempre lavorato molto bene con noi”, racconta Benotti.

I PRIMI CONTATTI IN PERIODO DI PANDEMIA

Conoscenza, quella tra Benotti ed Arcuri, continuata anche in piena pandemia. “Il 3 marzo, verso le 10.00 di sera, mi chiama Arcuri, non era ancora Commissario”, ma il cellulare era spento e allora “Mi scrive: ‘Hai il cellulare spento, domani mattina alle 8.30 devo essere alla protezione civile. Il nostro appuntamento è rimandato’”.

E viene rimandato alla sera del 4 marzo. “Ci vediamo alla sera e il dottor Arcuri, in cui il Governo riponeva, è evidente, una certa fiducia, mi dice tra le altre cose che c’era questo problema dell’emergenza sanitaria”.

LA QUESTIONE DELLE MASCHERINE

Arcuri dice a Benotti anche dell’emergenza mascherine. “Iniziamo a parlare delle mascherine l’11 marzo”. Il Commissario “mi dice che c’è una necessità di reperire mascherine. In quel periodo il dottor Arcuri viveva tra Invitalia e la Protezione civile”.

Perché Arcuri chiede aiuto a Benotti? “Sono uno che ha un po’ di rapporti internazionali, sono uno che è nel settore del mondo delle reti della difesa da molto tempo. Ma non penso che il dottor Arcuri abbia chiamato soltanto me, perché sarebbe una follia”, racconta Benotti.

COSA FA BENOTTI

Investito dall’incarico, Benotti coinvolge Andrea Vincenzo Tommasi. “Vengo coinvolto, mi metto all’opera e cerco di fare tutto quello che posso fare. Contatto l’ingegner Tommasi e gli dico che c’è questa necessità e che bisogna dare una mano nel reperire il numero più alto di mascherine”.

I CONTATTI CON SOLIS

Benotti ha contatti anche con Jorge Solis, trader ecuadoriano, indagato per traffico di influenze: “Io con Solis ho scambiato tre messaggi in tutto, all’inizio di questa operazione”.

MASCHERINE TROVATE

I contatti danno i loro frutti.

“Comunico ad Arcuri che abbiamo trovato le mascherine il giorno 19 marzo alle ore 16.28 e lui mi dice: ‘Ti chiama Silvia Fabrizi’, un funzionario di Invitalia trasferito con lui alla Protezione Civile”, dice Arcuri. “Con questo messaggio gli comunico che ho trovato la possibilità di un contatto”.

Il 18 marzo, il giorno prima, fa notare Nicola Porro, Arcuri veniva nominato ufficialmente Commissario.

COSA SUCCEDE DOPO

Benotti chiama Silvia Fabrizi e procede con la struttura Commissariale all’acquisto delle mascherine, ma “Arcuri non entra mai nel merito delle questioni contrattuali, nemmeno una volta. Ci interfacciamo tutti, io ero in copia in tutte la mail della Protezione Civile, della struttura Commissariale”.

Dopo aver trovato le mascherine, aggiunge Benotti, “ci siamo sentiti con il Commissario Arcuri perché un pomeriggio ci siamo visti alla Protezione Civile in via Vitorchiano e mi dice ‘cerchiamo di accelerare sulla questione mascherine’”.

RESPONSABILE DI UNA COSA CHE MI E’ STATA CHIESTA

“Abbiamo portato in Italia 57 mila e 100 metri cubi di materiale, 2170 tonnellate, la capacità di trasporto di circa 2.000 camion dell’esercito italiano. 252 voli di Boeing 777”, dice Benotti, sottolineando: “Io, personalmente, ora, mi trovo ad essere responsabile di una situazione di questo genere. Io sono intervenuto quando mi è stato chiesto e ho avuto la fortuna di portare a termine l’operazione”.

“Mi trovo indagato per traffico di influenze, con tutto sequestrato, compresi i conti personali, dove c’erano anche soldi che avevo guadagnato per conto mio nella mia vita precedente. Tutti sembrano essersi dimenticati della situazione e la colpa è diventata mia e di un’altra serie di persone”, ha aggiunto Benotti.

LE COMMISSIONI? PRONTE PER ESSERE REINVESTITE

A Benotti, sono andati, per la sua intermediazione, 12 milioni lordi, “ovvero 6 milioni. Ho già pagato 500 mila euro di tasse su questi”, dice. “Se questi soldi non ci fossero stati sequestrati, avremmo già reinvestito in un consorzio al Sud, a Brindisi e Lecce, dentro l’Ecotekne, per progetti sul Covid”.

LA RICHIESTA DI RESPIRATORI

Il giornalista Rai in aspettativa, poi, svela anche che oltre alle mascherine, Arcui aveva chiesto di procurargli “i respiratori”. Respiratori che “a noi non li hanno più chiesti nonostante avessimo mandato delle offerte”, aggiunge anche Benotti.

E non solo. “La struttura del Commissario, anche qualche giorno prima che arrivassero le perquisizioni, aveva chiamato Tommasi perché avevano bisogno di guanti”, ha detto Benotti.

ARCURI INFORMATO DELL’INDAGINE DA PALAZZO CHIGI

Nonostante le richieste di aiuto continuino, i rapporti tra Mario Benotti e Domenico Arcuri si interrompono dal 7 maggio.

Cosa è successo quel giorno? “Il Commissario Arcuri mi incontrò a Roma. Si fece precedere da una telefonata del dottor Bonaretti, che era stato mio capo di Gabinetto al Ministero e che io conoscevo, ora Consigliere della Conte dei Conti e collaboratore di Arcuri, in cui Bonaretti diceva che mi doveva vedere”

E invece “arrivano lui (Bonaretti) ed il Commissario Arcuri sotto il mio ufficio. Arcuri – continua Benotti – mi dice che c’era una difficoltà, che a Palazzo Chigi lo avevano informato che c’era un’indagine su tutta questa situazione, forse dei servizi. Mi prega di interrompere qualunque comunicazione con lui e così faccio”. In questo colloquio “ Bonaretti rimane distante”.

LA RICHIESTA DI INCIDENTE PROBATORIO

Palazzo Chigi aveva davvero informato Arcuri? A stabilirlo sarà la Procura. “Questo sono disposto a dirlo ai magistrati”, dice Benotti, aggiungendo: “Io ho presentato una domanda di incidente probatorio al Gip”.

BENOTTI INASCOLTATO

Domanda, per ora, non accolta. “Io tutto questo volevo dirlo alla Procura della Repubblica, al Giudice delle indagini preliminari, alla Guardia di Finanza, ma non c’è stato verso”, dice Benotti.

CHE COSA SCRIVE REPUBBLICA

Per il quotidiano Repubblica, “è sufficiente leggere il decreto di sequestro con il quale la settimana scorsa la procura ha messo i sigilli a beni per 70 milioni di euro per capire però che la ricostruzione di Benotti ha qualcosa che non va: l’indagine nasce da una segnalazione di operazione sospetta della Banca d’Italia datata luglio. L’informativa del nucleo valutario arriva in procura a inizio settembre. Prima di allora, come sottolineato da fonti investigative, l’indagine non c’era. Ed è quindi impossibile che da Palazzo Chigi qualcuno possa avere informato Arcuri dell’esistenza di qualcosa che a maggio (e fino alla fine di luglio) ancora non esisteva”.

ARCURI NON INDAGATO

Intanto, Domenico Arcuri non è indagato e la Procura ha fatto cadere le accuse. “Sul conto della struttura commissariale e del commissario sono stati svolti accertamenti investigativi (comprese intercettazioni) per i reati di 318-319321 c.p. (corruzione) che hanno dato esito negativo per cui la Procura ha richiesto l’archiviazione del Commissario e degli altri componenti della struttura”, scrive l’Ufficio stampa del Commissario Arcuri in una lettera inviata a Quarta Repubblica.

“Sono state escluse anche responsabilità in relazione al concorso nelle ipotesi di 346 c.p. (traffico di influenze) poiché le indagini svolte hanno escluso anche che vi siano state agevolazioni a favore di terzi (Benotti & C.) per ricevere utilità”, si legge ancora nella lettera, in cui si specifica anche che “La Pa e conseguentemente la struttura commissariale non possono stipulare contratti di mediazione ed infatti non ne sono mai stati stipulati”.

I RAPPORTI TRA BENOTTI E ARCURI (SECONDO ARCURI)

Dall’ufficio stampa di Arcuri arriva anche la smentita sul fatto che Benotti abbia agito per conto del Commissario: “Le affermazioni comparse sulla stampa per cui Benotti avrebbe agito su incarico di Arcuri non sono risultate provate dalle attività investigative che invece hanno stabilito, come riassunto nel decreto che dispone il sequestro, che il dott. Benotti ha millantato una relazione amicale e personale con il dott. Arcuri in modo occulto ed al fine di ottenere indebite utilità”.

Arcuri, dunque, non si dice amico di Benotti. E a lui non avrebbe chiesto nessun aiuto sulle mascherine.

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