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India

Tutti gli intoppi nella storia d’amore (e petrolio) tra India e Russia

India e Russia hanno rafforzato parecchio i rapporto economici, specie sull'energia. Ma le banche indiane resistono all'idea di utilizzare il meccanismo rupie-rubli: sarà un problema per il commercio di petrolio?

Dal momento dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio di un anno fa, la Russia ha visto precipitare i suoi rapporti economici e politici con i paesi del blocco occidentale. Parallelamente, però, ha rafforzato parecchio i contatti commerciali con una nazione in fase di sviluppo e affamata di energia: l’India.

Come ha scritto l’opinionista di Bloomberg David Fickling, nel 2022 Nuova Delhi ha acquistato grosse quantità di petrolio greggio russo messo sotto sanzioni dall’Occidente allargato, portando la quota di Mosca sul totale delle importazioni energetiche al 25 per cento. Prima della guerra, era quasi pari a zero.

LE BANCHE INDIANE FANNO A MENO DEGLI SCAMBI RUPIE-RUBLI

La relazione tra l’India e la Russia avanza, insomma, ma non senza qualche intoppo.

L’anno scorso i due paesi hanno messo a punto un meccanismo di scambio rupie-rubli (le rispettive valute) per agevolare il commercio bilaterale, riducendo il rischio di incorrere nelle sanzioni statunitensi basate sul dollaro.

Le banche indiane, tuttavia, non sono granché disposte a utilizzare questo canale di pagamento per ragioni di “prudenza eccessiva” verso Washington, ha ammesso recentemente l’ambasciatore russo in India, Denis Alipov. Per facilitare ulteriormente il commercio, la banca centrale russa sta allora valutando di aprire un’istituzione finanziaria statale in India, stando all’Indian Express.

COSA CONVIENE ALL’INDIA

Fickling ricorda che l’India avrebbe tanti motivi per basare sulle rupie, e non sui dollari, il proprio commercio estero. Innanzitutto perché molti dei suoi partner principali, dall’Iran alla già menzionata Russia, sono sotto sanzioni americane. E poi perché il mercato indiano è fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio greggio, e i pagamenti in dollari – molto più forti delle rupie, che negli ultimi cinque anni hanno perso il 22 per cento del loro valore – sottraggono risorse alle casse statali.

LA RUSSIA VENDE GREGGIO A CREDITO

Rinunciare al dollaro non è semplice, però, scrive Fickling. E intanto il deficit commerciale dell’India con la Russia si allarga: già nel 2021, prima del boom delle importazioni energetiche, Nuova Delhi aveva acquistato prodotti petroliferi da Mosca per 4,7 miliardi di dollari, vendendo all’altra parte beni di ogni tipo per solo 3,3 miliardi.

La Russia, di fatto, sta vendendo greggio all’India a credito; ed è un rischio significativo, considerando che il deficit di bilancio russo è ai massimi in oltre vent’anni.

I MOVIMENTI DEL PETROLIO TRA RUSSIA, INDIA ED EUROPA

Sia gli Stati Uniti che l’Unione europea stanno chiudendo un occhio sull’interscambio petrolifero tra India e Russia basato sugli euro: gli indiani acquistano dai russi barili di greggio a prezzi scontati, lo lavorano nelle loro raffinerie e poi lo rivendono in forma di prodotti raffinati all’Europa. Così facendo, l’India riduce un po’ il suo deficit commerciale complessivo (i raffinati hanno un valore superiore al greggio, che peraltro compra a basso  costo) e contribuisce a mantenere ben fornito il mercato europeo dei carburanti.

Non c’è contraddizione con le sanzioni. I divieti d’acquisto imposti dall’Unione europea e dagli Stati Uniti sul greggio e sui prodotti petroliferi russi non hanno infatti l’obiettivo di impedire alla Russia di esportare i suoi idrocarburi; hanno l’obiettivo di impedirgli di raccogliere grosse somme di denaro dalle vendite. Le restrizioni puntano dunque a mantenere una quantità sufficiente di offerta petrolifera sul mercato globale, in modo da evitare una crisi dei prezzi, e contemporaneamente a indebolire l’economia russa attraverso il calo delle entrate energetiche (vedi il price cap e gli sconti offerti a India e Cina), così da rendere più difficile il finanziamento dell’invasione.

Il fatto che l’India acquisti tanto greggio russo, e che eventualmente lo rivenda all’Europa in forma di diesel, è insomma una conseguenza calcolata delle sanzioni.

L’INDIA NON HA MERCATO PER I RAFFINATI RUSSI

Se l’India ha bisogno di importare petrolio per soddisfare il proprio fabbisogno interno, la stessa cosa non vale però per i prodotti raffinati: il paese possiede infatti una grande capacità di raffinazione, e non sarà dunque in grado di assorbire grosse quantità di diesel e benzina russi come fatto con il greggio.

Se Mosca, nell’impossibilità di esportare in Europa, vorrà garantirsi un mercato di sbocco per i propri prodotti raffinati, dovrà allora venderli all’India a un prezzo talmente basso da rendere conveniente per i raffinatori indiani l’acquisto e la loro ri-esportazione sul mercato europeo.

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