skip to Main Content

India Cina

India e Cina coccolano la Russia su energia e tecnologia militare

L'India rivenderà all'Occidente il greggio russo (sanzionato) in forma di benzina e gasolio, mentre la Cina sta fornendo a Mosca tecnologie utili alla guerra in Ucraina. Tutti i dettagli.

Attraverso il commercio di energia e di componentistica industriale, l’India e la Cina stanno permettendo alla Russia di mitigare – ma non di compensarlo del tutto – l’isolamento economico occidentale.

COSA FA E FARÀ L’INDIA SUI PRODOTTI PETROLIFERI

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, per esempio, l’India ha iniziato ad acquistare grandi quantità di petrolio greggio russo a basso costo, che poi raffina e rivende all’Europa e agli Stati Uniti in forma di combustibile.

A gennaio – scrive Bloomberg riprendendo i dati di Kpler – l’India ha inviato circa 89.000 barili al giorno di benzina e gasolio verso New York, il valore più alto negli ultimi quattro anni. Nello stesso mese, i flussi di gasolio a basso contenuto di zolfo verso il continente europeo sono ammontati a 172.000 barili, il massimo dall’ottobre 2021.

L’importanza di Nuova Delhi nel mercato dei prodotti petroliferi pare destinata ad aumentare, visto che il 5 febbraio è entrato in vigore il divieto dell’Unione europea all’importazione di benzina e gasolio russi, dopo il ban al greggio dello scorso dicembre. La Russia è la principale fornitrice di gasolio dell’Europa, e la disponibilità di forniture alternative è limitata.

Le regole europee permettono ai paesi membri dell’Unione di acquistare prodotti petroliferi da nazioni esterne al blocco anche se vengono ricavati dal greggio russo sotto embargo, perché la provenienza della materia prima non viene presa in considerazione. Di conseguenza, è molto probabile che l’India aumenterà ulteriormente le importazioni di petrolio – gli acquisti dall’estero soddisfano l’85 per cento del fabbisogno nazionale – dalla Russia, che viene commercializzato in Asia con un forte sconto.

INDIA E CINA NON SONO IN CONTRADDIZIONE CON I PIANI ENERGETICI DELL’OCCIDENTE

Queste manovre energetiche di Nuova Delhi non sono in contraddizione con i piani dell’Occidente.

L’obiettivo dell’Unione europea, degli Stati Uniti e del resto del G7 non è infatti impedire alla Russia di vendere greggio e derivati all’estero, ma di tenere basse le entrate del Cremlino. In questo modo si evita di creare una situazione di grave carenza di offerta sul mercato petrolifero, che complicherebbe gli approvvigionamenti e spingerebbe in alto i prezzi globali, e nel contempo si danneggia l’economia russa, rendendo più difficile per il Cremlino finanziare la guerra all’Ucraina.

Il greggio russo viene venduto agli acquirenti in India e in Cina a un prezzo fortemente scontato rispetto al benchmark internazionale; il profitto per Mosca, dunque, è limitato. Il basso costo della materia permette poi alle raffinerie indiane e cinesi di registrare ampi margini di guadagno dalla rivendita di carburanti: è una conseguenza che l’Occidente ha valutato e accettato.

Jason Bordoff, analista energetico presso la Columbia University, ha spiegato che “la propensione dell’India ad acquistare più greggio russo con uno sconto elevato è una caratteristica, non un difetto, del piano dei paesi occidentali per imporre un danno economico a Putin senza imporlo a loro stessi”.

COSA STA FACENDO LA CINA SUI COMPONENTI INDUSTRIALI

Quanto alla Cina – stando a un’inchiesta del Wall Street Journal -, il paese sta fornendo alla Russia una serie di tecnologie militari utili al proseguimento dell’invasione dell’Ucraina, nonostante le sanzioni internazionali.

L’analisi dei dati doganali russi restituisce infatti decine di migliaia di spedizioni di attrezzature per la navigazione, di sistemi di jamming e di componenti per gli aerei da caccia provenienti dalle società statali cinesi della difesa. Si tratta – spiega il quotidiano – di prodotti a uso duale, cioè utilizzabili sia in ambito commerciale/civile che militare.

– Leggi anche: Le aziende statali cinesi aiutano la Russia in guerra? Biden pensa di sì

La Russia è estremamente dipendente dall’estero per tutta una serie di tecnologie utili all’industria della difesa, come chip, telecamere a infrarossi e apparecchiature radar. Nonostante le restrizioni occidentali, questi beni riescono ancora a finire nelle mani di Mosca grazie all’intermediazione di paesi come la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti.

LE AZIENDE CINESI CHE COMMERCIANO CON LA RUSSIA

Tra le aziende statali della difesa cinesi che hanno venduto componentistica sensibile alla Russia c’è Poly Technologies, che il 31 agosto scorso ha fornito attrezzature per la navigazione a Rosoboronexport, l’agenzia russa che gestisce la compravendita di prodotti e servizi duali, da utilizzare sugli elicotteri militari M-17.

Sempre ad agosto Rosoboronexport ha ricevuto anche un’antenna dalla società cinese di elettronica Fujian Nanan Baofeng Electronic, destinata a essere montata su un veicolo militare RB-531BE per operazioni di jamming. Più recentemente, il 24 ottobre, la compagnia cinese AVIC ha venduto ad AO Kret (una sussidiaria di Rostec, società della difesa controllata dal Cremlino) parti per i caccia Su-35 dal valore di 1,2 milioni di dollari.

Sinno Electronics, inoltre, ha commerciato beni a uso duale con la Russia per un valore di oltre 2 milioni di dollari, attraverso più di milletrecento spedizioni tra l’aprile e l’ottobre scorsi. La società tecnologica DJI ha spedito invece vari ordini di droni quadrirotore che l’esercito russe ha utilizzato per individuare le forze ucraine e successivamente bersagliarle con l’artiglieria.

Back To Top