skip to Main Content

Perché il voto M5s su Rousseau depotenzia la Costituzione e schiaffeggia il Pd. Il commento di Polillo

La Costituzione attribuisce ad ogni “membro del Parlamento” la rappresentanza “della Nazione”. Che, pertanto, “esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. E il secondo dei 5 punti approvati dalla direzione Pd chiedeva il “pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento”. Che ci azzecca tutto questo con il voto M5s su Rousseau? Il corsivo di Gianfranco Polillo

 

Oggi è quindi il grande giorno. Gli attivisti del Movimento 5 Stelle saranno chiamati a dire la loro sulla sorte del Governo giallo-rosso. Se sarà pollice verso, tutti i patemi d’animo di queste ultime settimane cadranno come foglie in autunno. Se invece vi sarà il sospirato “sì”, sarà fumata bianca e Giuseppe Conte potrà continuare a tessere la tela, schivando gli scogli che ancora affiorano nel mare della politica.

Nei Palazzi che contano, il “plebiscito” via internet è stato derubricato e depotenziato. Semplice pratica interna, nella disponibilità di ciascun partito. Il che è vero solo in parte. In genere le libere consultazioni avvengono prima di procedere ad una faticosa trattativa. È vero che in questo caso si potrà prendere visione, solo oggi, del programma, che Giuseppe Conte si appresta a varare in tempo utile per renderlo disponibile sul web.

Ma è anche vero che questo aspetto è solo una faccia della luna. Quella nascosta è costituita dalla struttura dell’esecutivo: almeno vice presidenti del Consiglio (nodo ancora da sciogliere) e ministri. Quindi l’eventuale voto degli attivisti riguarderà solo un aspetto della questione. E forse quello meno importante, considerata la labilità che, in Italia, hanno sempre avuto le dichiarazioni programmatiche del premier.

Che pochi avessero voglia di sollevare ulteriori problemi è del tutto comprensibile. In una trattativa, già così spinosa, mettere ulteriore carne al fuoco sarebbe stato un azzardo. Ma l’intoppo resta. Di fatto siamo di fronte ad un forte depotenziamento dell’articolo 67 della Costituzione. Che attribuisce ad ogni “membro del Parlamento” la rappresentanza “della Nazione”. Che, pertanto, “esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Non a caso il governo si forma solo dopo il voto di fiducia del Parlamento.

Che i 5 stelle si siano sempre dichiarati contrari nei confronti di questa impostazione è cosa nota. Il loro schema è quella di una “democrazia diretta”, veicolata attraverso internet, nel nome di Rousseau e l’esclusiva gestione della Casaleggio Associati.

Ma il Pd? Il secondo dei 5 punti approvati dalla direzione di quel Partito chiedeva il “pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento”. Non sembra che questo sia avvenuto, sebbene il governo non si sia ancor costituito. Nuovo piccolo o grande (dipende dai punti di vista) cedimento. Non è stato il primo e non sarà l’ultimo. Ma a proposito di “romanizzare i barbari”, continuando così, sarà difficile capire chi sono gli uni. E chi sono gli altri.

Back To Top