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Russia Stati Uniti Ordine Globale

Il difficile compromesso tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina

Ecco cosa ha detto al Corriere della Sera Jeffrey Sachs, professore di Sviluppo sostenibile di politica e gestione della salute alla Columbia University, sulla questione Ucraina. L'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Nella lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’economista Jeffrey Sachs, professore di Sviluppo sostenibile di politica e gestione della salute alla Columbia University, ha fatto delle osservazioni certamente in controtendenza rispetto alla narrativa dominante.

Non c’è dubbio che le sanzioni poste in essere nei confronti della Russia siano uno strumento indispensabile allo stato attuale per portare la Russia alle trattative ma pur tuttavia la via diplomatica rimane uno strumento indispensabile, uno strumento finalizzato a conseguire una pace ragionevole, una pace che preveda l’indipendenza dell’Ucraina ma non la sua adesione alla Nato.

Tuttavia non c’è dubbio che allo stato attuale sia la Russia che Stati Uniti non vogliono giungere a un compromesso. Che l’obiettivo della Russia sia quello di trasformare l’Ucraina in un paese neutrale e quindi di avere accesso sia alle sue risorse sia sui mercati è un dato di fatto ormai del tutto ovvio; ma è altrettanto ovvio che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di trattare con la Russia ma vogliono che l’Ucraina rientri nella anglosfera sia da un punto di vista militare che da un punto di vista politico ed economico.

Di conseguenza, che tipo di pace sarebbe possibile? L’unica pace possibile è una pace costruita sul compromesso in cui la Russia si ritira e quindi abbandona la sua politica di espansione ma dall’altro canto la Nato non si amplia ulteriormente.

Tuttavia allo stato attuale non sembra che una possibilità di questo genere sia percorribile. Ma una pace di questo genere deve essere attuata prima che si gettino le basi per una guerra nucleare o per una guerra comunque che si allarghi sempre di più e che potrà avere implicazioni sempre più nefaste sul piano economico a livello globale.

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