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I Servizi segreti occidentali hanno russato sulla Russia?

Che cosa emerge dal rapporto del Comitato di intelligence britannico sulla Russia e quali riflessioni sono doverose su efficienza e modernità dei Servizi segreti occidentali. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Oggi la Gran Bretagna è in fermento per la tanto attesa pubblicazione del rapporto del Parlamento sull’ingerenza russa nella politica britannica. La relazione è opera del Comitato per l’intelligence e la sicurezza del Parlamento. Dal 2013, il Comitato è stato nominato per supervisionare il lavoro delle agenzie di intelligence britanniche. Quasi tutte le sue riunioni sono condotte a porte chiuse e i suoi rapporti sono controllati dalle agenzie di spionaggio prima della pubblicazione. Per legge, il Comitato non può rendere pubbliche le sue relazioni senza averle precedentemente sottoposte all’approvazione dell’ufficio del primo ministro.

In passato ci sono voluti non più di 10 giorni per l’approvazione delle relazioni del Comitato da parte del primo ministro. Questo particolare rapporto, tuttavia, che riguarda — tra le altre cose — il ruolo della Russia che si intromette nella politica britannica, ha impiegato molto più tempo. È stato consegnato al primo ministro il 17 ottobre. Ma il 6 novembre, quando il parlamento è stato sciolto in preparazione delle elezioni che hanno portato al potere Boris Johnson, non è stato approvato. Alla fine è uscito il 21 luglio, dopo numerosi e inspiegabili ritardi. Molti hanno ipotizzato che il governo non volesse affrontare le scomode conclusioni del report.
Come tutti i rapporti del suo genere, questo sarà certamente utilizzato dai principali partiti britannici contro i loro rivali. Ma dietro le strumentalizzazioni della politica, il rapporto dimostra che, non solo le agenzie di intelligence occidentali, ma britanniche, nel loro insieme, sono allo stato attuale incapaci di combattere le operazioni psicologiche online da parte di attori statali stranieri — in primis la Russia — con l’obiettivo di influenzare la politica occidentale su vasta scala.

Questo è paradossale, perché le agenzie di spionaggio occidentali erano davvero efficienti nelle operazioni di guerra psicologica durante la Guerra fredda. Sono trascorsi molti anni da allora e molti importanti analisti occidentali specializzati sulla Russia sono andati in pensione o sono morti. Inoltre, gli attacchi dell’11 settembre 2001 hanno spostato l’attenzione delle agenzie di spionaggio occidentali sul terrorismo da parte di gruppi come al-Qaeda. Nel frattempo, a Mosca, il presidente Vladimir Putin, un ex ufficiale del Kgb, ha avuto la possibilità di ricostruire lo stato russo cercando di recuperare il perduto prestigio internazionale della Russia anche attraverso la destabilizzare delle nazioni occidentali portando in essere operazioni psicologiche che hanno come scopo quello di servirsi dei gruppi di estrema destra e di estrema sinistra con il fine di compromettere la stabilità politica degli Stati occidentali ( America e Gran Bretagna in primis).

Il rapporto del Comitato di intelligence e sicurezza del Parlamento britannico sulla Russia mostra che Internet, e in particolare i social media, sono stati i principali canali delle operazioni psicologiche della Russia in Gran Bretagna. Ora, mentre le agenzie di intelligence occidentali hanno utilizzato i social media per raccogliere informazioni, i russi hanno sviluppato una competenza nell’uso di queste piattaforme per influenzare la politica occidentale su vasta scala. La mancanza di comprensione delle dinamiche dei social media da parte della Intelligence occidentale ha impedito loro di bloccare le operazioni di Guerra psicologica della Russia.

Ma emerge un dati ancora più importante: il rapporto infatti offre prove evidenti che le agenzie di spionaggio britanniche — e in parte quelle che ricoprono posizioni di comando — hanno sottovalutato il grado in cui la Gran Bretagna è stata un bersaglio dell’intelligence russa negli ultimi anni. Inoltre il report evidenzia come in primo luogo i servizi di spionaggio russi hanno la capacità tecnica per colpire contemporaneamente molti paesi, qualcosa che avevano perso negli anni ’90 e, in secondo luogo, mostra che altri paesi occidentali dovrebbero prestare attenzione alle operazioni di destabilizzazione. Se la Gran Bretagna è stata un obiettivo sistematico, è probabile che anche Germania, Francia, Spagna, Italia, Canada e molti altri siano stati sottoposti alle operazioni di influenza online della Russia.

Il rapporto mostra anche che sia gli analisti che gli agenti operativi della intelligence britannica sono stati sopraffatti da questo problema che non sanno nemmeno come iniziare ad affrontarlo. Ciò richiederebbe un ripensamento profondo di come condurre l’intelligence in un mondo sempre più connesso e globalizzato, in cui la disinformazione sta rapidamente diventando un’arma nelle mani di attori statali.

Questo è un territorio completamente inesplorato, e nessuno in Occidente è abbastanza sicuro sul modo con cui rispondere a queste nuove sfide.

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