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Maria Giovanna Maglie

Cosa penso della guerra Russia-Ucraina (e delle mosse di Salvini). Parla Maglie

Conversazione di Paola Sacchi con Maria Giovanna Maglie, giornalista, saggista e opinionista.

 

“Quando le democrazie si infiacchiscono e arretrano gli autocrati, i dittatori avanzano. Il blitz nel quale Putin e i suoi generali confidavano non è riuscito. Ma questo non significa né che Putin abbia perso, né che abbia rinunciato alle sue mire. È perché conta sulla debolezza dell’Occidente che Putin ha deciso di attaccare. Vedo confusione tra le critiche giuste all’America del politically correct, a un presidente fallimentare come Biden, e la critica distruttiva dell’Occidente intero. Andare al tavolo delle trattative minacciando una no fly zone – ho detto minacciando, non facendola – avrebbe rafforzato la pressione necessaria su Putin”.

Parla con Startmag Maria Giovanna Maglie, giornalista, saggista, opinionista, ex inviato internazionale Rai. Sottolinea: “La trasformazione della Nato da Alleanza difensiva in Alleanza di sicurezza è un vecchio tema mai affrontato”. Sulla nostra dipendenza energetica: “La Germania di Angela Merkel ne reca la suprema responsabilità. Una politica verde scellerata”. Quanto alle polemiche italiane: “Trovo grottesco l’attacco a Matteo Salvini da parte di un Pd che non ha mai fatto una Bad Godesberg. Intanto, Salvini al confine è andato per vedere cosa fare per i profughi. Gli altri tremebondi a casa loro”.

Fermo restando il fatto che la nostra bussola non può che essere la Libertà, l’Occidente, cosa per la quale lei a difesa dell’Ucraina si scontra fieramente con vari “putiniani” sui social, ritiene realisticamente, come ha detto nei giorni scorsi in Tv, che questa guerra l’abbia già vinta Putin? Oppure che sia andato così troppo avanti di averla alla lunga, invece, persa?

Il blitz nel quale Putin e i suoi generali confidavano non è riuscito sicuramente. Si potrà attribuire questo ritardo alla straordinaria resistenza degli ucraini che tra l’altro sono stati armati dignitosamente dagli alleati occidentali; oppure al fatto che qualcuno a Mosca contava nella rivolta dell’esercito ucraino e in una scarsa volontà dei cittadini. Non è andata così e ora la guerra è diventata una guerra lunga e tradizionale, con grande sacrificio di civili, con un esodo massiccio di profughi che si riversano a milioni in Europa, con danni economici vistosi per tutti. Ma questo non significa né che Putin abbia perso né che intenda rinunciare alle sue mire che vanno ben oltre la Crimea e il Donbass che già aveva. L’idea dell’imperialismo russo e poi sovietico è molto viva in lui e nel suo gruppo di Fedelissimi che sono più radicali ancora di Putin. Non a caso la Polonia è in allarme e si prepara. Dovremmo esserlo anche noi, invece vedo un culto dell’uomo forte dissennato e una grande confusione tra le critiche giuste all’America del Me Too, del politically correct, a un presidente fallimentare come Biden, e la critica distruttiva dell’Occidente intero, che poi è pulsione autodistruttiva. È proprio perché conta su questa debolezza che Putin ha deciso di attaccare. Quando le democrazie si infiacchiscono e arretrano, gli autocrati e i dittatori avanzano.

Le sanzioni, l’invio delle armi. Come giudica la risposta dell’Ue degli Usa? E, comunque, che fare per fermare il presidente della Federazione Russa?

Le sanzioni sono sicuramente tra le più pesanti che si potessero scegliere, colpiscono al cuore l’economia russa. Solo che quello è un Paese abituato a essere povero, non bisogna giudicarlo dalla vita del centro di Mosca e di San Pietroburgo. È un paese povero e non è democratico. Tanto è vero che ai soldati quasi tutti di leva nessuno aveva detto dove e a che cosa sarebbero andati. Ho qualche dubbio sulle armi non perché non ritenga giusto che gli ucraini le chiedano ma perché se le forze sul campo sono impari e se vengono consegnate a civili non addestrati e perfino a detenuti fatti uscire di galera, qualcosa non va nel metodo e nel merito. Ritengo invece che andare al tavolo delle trattative minacciando una no fly zone sul l’Ucraina, ho detto minacciando non ho detto facendola, invece di levare alti lai sul pericolo di terza guerra mondiale ed escludendola a priori, come ha fatto per esempio il ministro degli Esteri italiano, avrebbe rafforzato la pressione che è necessario esercitare su Putin. Ma qui c’è esemplificata tutta la debolezza della politica estera europea. La paura di una guerra nucleare ce l’ha anche la Russia, non ce l’ha soltanto il resto del mondo. Se ti spaventi prima di incominciare a minacciare, hai già perso o comunque inviti l’aggressore a continuare.

Alla Camera Valentino Valentini, assistente diplomatico di Silvio Berlusconi a Pratica di Mare (sede dello storico accordo Bush-Putin), aderendo, come tutti, al decreto Ucraina, ha però sottolineato “certe ambiguità” avute in passato sulla linea di ingresso nella Nato da parte dell’Ucraina (cosa che ora il presidente ucraino Zelensky ha detto di non volere) che hanno rischiato di essere usate a “pretesto” da Putin. Errori in passato, seppur non giustifichino certo l’aggressione?

Qualsiasi nazione ha il diritto a voler aderire ad un’alleanza come quella atlantica. Se c’è una cosa che alla Nato va imputata è quella di non essersi trasformata da Alleanza difensiva in Alleanza di sicurezza. Un vecchio tema mai affrontato. Ci sono altre nazioni che confinano con la Russia e sono nella Nato e sono nell’Unione Europea. Il punto è che man mano che l’Occidente si indeboliva, e con il cambio di presidenza fra Trump e Biden, la precipitosa fuga dall’Afghanistan, una figuraccia davanti a tutto il mondo, Putin ha ritenuto di poter far valere ragioni di appartenenza che non sono tali e non sono legittime.

Intanto il Pd ora si presenta come il campione dell’Occidente a fronte di una sorta di “bad company”, con in testa Matteo Salvini, che ha votato con tutti la risoluzione Ucraina. Qualsiasi cosa dica o faccia è ormai come una sorta di caccia a uomo. Come se lo spiega questo accanimento, al punto che lo stesso Draghi ha difeso il leader della Lega?

Il Pd è un campione acrobatico di cambiamenti senza autocritica a partire da tutti i nomi che ha cambiato da quando si chiamava Partito Comunista Italiano ed era finanziato dall’Unione Sovietica. Mai fatto veramente conti col passato mai fatta una Bad Godesberg. Che stiano con questa disastrosa amministrazione dell’Unione Europea o con l’Amministrazione Biden, mi sembra del tutto normale. Quanto a Putin, cercasi disperatamente nazione o leader che non abbia avuto a che fare con quello russo anche dopo la Crimea nel 2014. Abbiamo stoltamente aumentato la nostra dipendenza energetica, ne reca suprema responsabilità la Germania di Angela Merkel. Ne reca principale responsabilità una politica verde scellerata. Prendersela proprio con Matteo Salvini è, più che ridicolo, grottesco. Intanto il leader della Lega è andato al confine a vedere che cosa fare per i profughi. Gli altri mi pare che stiano a casa loro a temere tremebondi la terza guerra mondiale. Leadership Zero.

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