Intervistato dal Corriere della Sera, il ministro dell’Economia e vicecancelliere tedesco Robert Habeck ha detto che l’Unione europea deve adottare un piano di sostegni finanziari alle imprese per riequilibrare le condizioni competitive con gli Stati Uniti. L’Inflation Reduction Act, una delle leggi più importanti firmate finora dal presidente Joe Biden, prevede infatti sussidi generosi per tutta una serie di filiere strategiche per le transizioni energetica e digitale, come quella della mobilità elettrica.
IL RISCHIO PER L’EUROPA DEL PIANO BIDEN, SECONDO HABECK
L’Unione europea teme allora che le società europee possano decidere di investire in America piuttosto che nel Vecchio continente, e di trasferire la produzione oltreoceano. Secondo il commissario per il Mercato interno Thierry Breton, l’Inflation Reduction Act di Biden rappresenta una “sfida esistenziale” per l’economia dell’Europa, che rischia la deindustrializzazione.
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La visione di Habeck è meno drammatica, ma comunque negativa. “Il rischio”, ha dichiarato al Corriere, “non è tanto di perdere la nostra base industriale, ma che la prossima ondata di innovazione non avvenga in Europa”. Pensa che l’Unione debba cambiare approccio – anzi, “dovevamo cambiare anche prima”, precisa – per rendersi maggiormente competitiva di fronte agli Stati Uniti e alla Cina. E che debba poi far sentire la sua voce in modo da “garantire un campo di gioco equilibrato. Le tecnologie verdi si sviluppano meglio in condizioni di concorrenza leale, mentre il protezionismo paralizza l’innovazione”, alludendo agli aiuti di stato offerti sia da Washington che da Pechino.
LA COMPETIZIONE SULLE TECNOLOGIE “VERDI”
Tra le altre cose, l’Inflation Reduction Act stanzia 375 miliardi di dollari in dieci anni, tra spesa e crediti d’imposta, per lo sviluppo di tecnologie per le energie a basse emissioni come batterie, pannelli solari o elettrolizzatori per l’idrogeno verde.
Su questo punto, Habeck afferma che “noi [europei, ndr] non abbiamo più un’industria solare nel nostro continente, è tutto in Cina. Ma stiamo lavorando alla creazione di una nuova industria solare in Germania e in Europa. Dobbiamo evitare che questo venga messo a rischio dall’Inflation Reduction Act, non solo per l’enorme quantità di denaro offerta ma anche per la rapidità del processo decisionale”.
SUSSIDI EUROPEI O NAZIONALI?
A detta del ministro tedesco, c’è bisogno di una “risposta europea forte” fatta di “decisioni più rapide, sussidi, approvvigionamento di prodotti locali e altri tipi di sostegno finanziario per le aziende”. Pensa che i sussidi non debbano essere nazionali ma europei, e propone l’utilizzo dei fondi contenuti nel piano RePowerEU, volto innanzitutto ad accelerare il distacco energetico dalla Russia e la transizione alle fonti pulite.
Habeck non esclude tuttavia che i governi nazionali possano “versa[re] sussidi nel quadro delle regole europee” per permettere alle aziende europee “di prosperare nella competizione globale” e di raggiungere la “leadership tecnologica”.
UNA PIATTAFORMA TECNOLOGICA EUROPEA
Il vicecancelliere ha anticipato la creazione di una “piattaforma europea per le tecnologie di trasformazione”, che avrà l’obiettivo di stimolare l’innovazione e la produzione industriale in Germania e in Europa di tutte quelle tecnologie necessarie alla transizione energetica, come i dispositivi fotovoltaici, le turbine eoliche, gli elettrolizzatori, le reti elettriche e le pompe di calore.
Habeck ha detto che “abbiamo bisogno di più capacità industriale in Europa per soddisfare la crescente domanda, anche su materie prime e componenti”.
LA POSIZIONE DELLA GERMANIA SUI SUSSIDI
Se Habeck è sembrato favorevole all’introduzione di misure di sostegno alle imprese, il ministro delle Finanze Christian Lindner, di orientamento liberale, si era mostrato molto più cauto. Di recente ha dichiarato che la Germania non vorrebbe “entrare in una competizione sui sussidi” con gli Stati Uniti, preferendo piuttosto focalizzarsi sul “creare condizioni davvero eccellenti per gli investimenti in Europa”.
Da Berlino sono tuttavia arrivati segnali di ammorbidimento, se non di totale ripensamento.
Martedì Habeck si è riunito con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire – Parigi insiste molto sulla necessità di un piano europeo di sussidi all’industria – e i due hanno emesso un comunicato congiunto per chiedere “una politica industriale dell’Unione europea che consenta alle nostre aziende di prosperare nella competizione globale, soprattutto grazie alla leadership tecnologica”.
“Vogliamo coordinare strettamente un approccio europeo alle sfide come l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti”, si legge.