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Berlusconi

Fratelli d’Italia, come è andata a Colle Oppio la prima festa di partito a Roma dopo il Covid

La prima festa di partito a Roma dopo il lockdown è stata quella di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni (festa fortemente voluta dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli)

 

La festa di partito, la prima a Roma dopo il lockdown, durata tre giorni, è stata per caso quella dell'”Unità”, organizzata dal Pd? No, è stata quella di Fratelli d’Italia (fortemente voluta dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che l’ha conclusa ieri sera, e inaugurata dalla leader Giorgia Meloni) a Colle Oppio, luogo storico della Destra. “Dove tutto nacque”, riassume Sabrina Fantauzzi, portavoce di Rampelli.

Colle Oppio, dunque, ex sede del Fronte della Gioventù, luogo dove a fine anni ’70 e poi negli’ 80 “rossi” e “neri” si combattevano, dove i “rossi” sfidavano gli altri a “casa” loro con feste dell’Unità alle quali però i giovani missini, di cui Rampelli era il leader a Colle Oppio, sfidavano i “compagni”, infiltrandosi nei dibattiti del Pci e alzando il tiro su temi che erano considerati esclusivamente di sinistra come le battaglie per la difesa dell’ambiente, il volontariato, l’associazionismo. Quella era la Destra movimentista, la cosiddetta Destra sociale che studiava anche Marx e nell’immaginario aveva tra i principali punti di riferimento Tolkien del “Signore degli anelli”. Una “cosa” che appariva un po’ strana alla sinistra. E che la faceva andare su tutte le furie.

Ricorda lo stesso Rampelli alla cronista ancora divertito: “Arrivammo al punto che Michele Meta, allora dirigente di punta del Pci romano, chiese a Gianni Alemanno di fare qualcosa perché non andassimo più a rovinare loro la piazza”. Rampelli ha voluto dopo molti anni ripartire proprio dal “suo” Colle Oppio, dove la storica sede del “Fronte” è temporaneamente chiusa (“Ma torniamo presto”, è scritto sullo striscione di fronte alla porta d’ingresso) per i lavori di sistemazione del bel parco archeologico di fronte al Colosseo, “abbandonato però da anni a se stesso”.

Ma, compatibilmente con il rispetto di tutte le misure anti-Covid, quindi con una presenza degli stand ridotta, le caratteristiche della festa di partito ci sono state tutte: dibattiti, tavoli per mangiare, musica. “La Destra, quella che era stata per anni distanziata socialmente in Italia, che aveva già vissuto un lungo lockdown politico (quella dei” brutti, sporchi e cattivi”, ricorda la portavoce Fantauzzi, ndr) tornando a Colle Oppio con questa tre giorni ha dimostrato che si può stare insieme, in un momento in cui si usano parole inappropriate quando si parla di distanziamento sociale, anziché chiamarlo per quello che è: distanziamento fisico, quello attraverso il quale il Covid ha messo drammaticamente sotto i riflettori l’individuo da solo”, sottolinea così il senso della sfida di Fd’I Rampelli in chiusura. Che riassume con un neologismo il “fallimento della globalizzazione”: “capitalcomunismo”. Con l’attenzione puntata alla Cina e ai “valori dell’Occidente sotto attacco”. Da qui “il nostro sforzo per una nuova visione con al centro la valorizzazione dell’identità. La lettera” I”come Italia è identità al primo posto”.

Ne hanno parlato prima di lui, in un dibattito sul libro di Salvatore Santangelo “Babel, ascesa e declino di un mondo globale”, lo storico ed editorialista de Il Giornale Marco Gervasoni e il senatore di Fd’I Adolfo Urso insieme con l’autore, un dibattito dove si è anche messo a fuoco il problema considerato di fondo dell’Europa: “La fragile identità”. Sono state citate frasi di Bettino Craxi e Giulio Andreotti. “Conservare la natura”, per tornare al tema dell’ecologismo di quella Destra, il libro di Francesco Giubilei, è stato al centro di un altro dibattito.

Ma da Colle Oppio emerge anche una fotografia del centrodestra che visto riunito per una festa appare in carne ed ossa molto più unito di quanto venga descritto. Ai dibattiti sono stati presenti dirigenti della Lega di Roma e del Lazio, come Claudio Durigon e Barbara Saltamartini, dirigenti di Forza Italia come Maurizio Gasparri e Sestino Giacomoni, insieme con Guido Crosetto, uno dei cofondatori del partito di Meloni. Giacomoni, deputato da sempre molto vicino a Silvio Berlusconi, ha sottolineato:” Eravamo già insieme 26 anni fa e così siamo ancora oggi. E resteremo”.
Rampelli ricorda, a conclusione, una cosa di cui il dibattito politico e mediatico sembra essersi dimenticato: “Fu il centrodestra (arrivato per primo come coalizione, ndr) a vincere le elezioni del 2018, non vinsero i Cinque Stelle che ora hanno dato vita a una maggioranza raccogliticcia, ma vincemmo noi, con milioni di voti di differenza”. Sarebbe stato quello del centrodestra un governo di minoranza sulla base dei numeri, ma “perché non aver mai fatto tentare davvero anche per un solo giorno la formazione di un governo della coalizione che vinse?”, si chiede Rampelli.

Infine, una frase rispettosa ma ferma rivolta al Capo dello Stato: “Faccio i miei auguri al presidente Sergio Mattarella, al quale non si può non volere bene, a maggior ragione nel giorno del suo genetliaco. Ma, e questa non è un’offesa, è un dato di fatto: lui proviene dal Pd”. “La sinistra ha sempre provato a tarparci le ali, modificando ogni volta legge elettorale, lo fecero togliendo il premio di maggioranza, ci riprovano ora con il proporzionale. Ma noi vinceremo lo stesso”, avverte il vicepresidente della Camera, cofondatore di Fd’I, dal “suo” Colle Oppio.

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