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Banche

Perché la Fed di Powell sarà sempre più austera sui tassi

L’approfondimento di Marcello Bussi, giornalista di Mf/Milano Finanza, sulle decisioni della Fed La Federal Reserve ha annunciato esattamente quello che la quasi totalità degli analisti si aspettava. Un rialzo dei tassi d’interesse di 25 punti base all’1,75-2%. Decisione presa all’unanimità dai membri del Comitato di politica monetaria (Fomc). CHE COSA HA DECISO LA FED Si…

La Federal Reserve ha annunciato esattamente quello che la quasi totalità degli analisti si aspettava. Un rialzo dei tassi d’interesse di 25 punti base all’1,75-2%. Decisione presa all’unanimità dai membri del Comitato di politica monetaria (Fomc).

CHE COSA HA DECISO LA FED

Si tratta della seconda stretta del 2018 e della settima da quando, nel dicembre 2015 sotto la guida di Janet Yellen, la banca centrale americana ha avviato una lenta normalizzazione della sua politica monetaria (prima di allora l’ultimo aumento dei tassi risaliva al giugno 2006).

IL RUOLO DI POWELL

Il ritocco del costo del denaro è stato comunicato dalla Fed alla fine della riunione del Federal Open Market Committee (Fomc), il braccio operativo sulla politica monetaria. Per il governatore Jerome Powell è la terza riunione del Fomc da lui presieduta. È da febbraio che è stato promosso al vertice della banca centrale Usa su volere del presidente americano Donald Trump. Powell ha preso il posto di Yellen, la prima donna a capo della Fed e il cui primo e unico mandato non è stato rinnovato.

LE PROSSIME MOSSE DELLA FED

La Federal Reserve ora prevede in totale sette aumenti dei tassi nel 2018 e 2019, uno in più rispetto all’aspettativa di sei rialzi risalente lo scorso marzo. È quindi probabile che quest’anno ci saranno altri due incrementi dei tassi e tre nel 2019.

IL RITOCCO DELLE STIME

La Fed ha inoltre rivisto al rialzo le stime di crescita del pil nel 2018, al 2,8% invece del 2,7%. In aumento anche l’inflazione al 2,1%, anziché all’1,9%, che però si manterrà a quel livello fino al 2020. Si prevede inoltre che la disoccupazione, già storicamente bassa, cali ulteriormente, chiudendo l’anno al 3,6% prima di assestarsi al 3,5% nel 2019 e nel 2020.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELLA FED

Powell ha annunciato che terrà una conferenza stampa al termine di ogni riunione del Fomc a partire dal prossimo mese di gennaio ma questa decisione, ha assicurato, «non porta con sé alcun segnale straordinario. Non ci saranno cambiamenti negli annunci» su nuovi interventi per quanto riguarda i tassi di interesse. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Powell ha prima di tutto assicurato che, a seguito delle tensioni tra gli Usa e i suoi partner commerciali, «ora non vedo alcun impatto sui dati economici, per niente. Lo vediamo, per ora, solo come un rischio».

L’ECONOMIA USA VISTA DA POWELL

Powell ha quindi ribadito che in questo momento l’economia americana continua ad andare «davvero bene», nonostante le preoccupazioni espresse da diverse aziende americane sentite dalla Fed proprio a riguardo delle tensioni commerciali. «La storia ha dimostrato che muovere i tassi di interesse troppo velocemente o troppo lentamente può danneggiare l’economia», ha quindi affermato Powell per poi spiegare che «il prezzo del petrolio può avere riflessi sull’inflazione, che potrà salire nei prossimi mesi, ma non dovrebbe invece avere un impatto rilevante nel lungo termine».

IL COMUNICATO FINALE DEL FOMC

Da notare che il comunicato finale del Fomc ha abbandonato la frase aggiunta ben quattro anni fa, secondo la quale il tasso di riferimento dovrebbe rimanere «per qualche tempo» al di sotto di un contesto neutrale. La Fed è quindi un po’ più aggressiva di prima. Ma i mercati non si sono spaventati: il Dow Jones ha chiuso in ribasso dello 0,5%, lo S&P 500 dello 0,4%, il Nasdaq dello 0,1%. Nonostante tutto, euro in rialzo dello 0,4% a 1,1793 dollari, mentre il rendimento del T-bond decennale è salito di 13 punti base al 2,976%.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

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