“Abbiamo la concreta possibilità di assicurarci la produzione dei velivoli per il Belgio e di quelli eventuali per Polonia e Svizzera. Che cosa aspetta il governo ad attivarsi su tutti i piani, diplomatico, militare, industriale? Conte e i suoi ministri vogliono buttare alle critiche questa concreta possibilità di aumentare di qualche decimo il Pil?”. E’ quello che ha scritto su Facebook Vincenzo Camporini, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della difesa.
Occhi puntati, potenzialmente, anche sullo stabilimento di Leonardo-Finmeccanica a Cameri dopo lo strappo Turchia-Usa-Nato con effetti a cascata anche sugli F-35.
Alcuni analisti del settore fanno notare che sullo stabilimento di Cameri tardano i riferimenti per il lavoro dal 2024 in poi, anche sulla base di una tabella del Documento programmatico plurieannale della Difesa.
CHANCE PER CAMERI E LEONARDO-FINMECCANICA?
“L’occasione dell’esclusione turca è ghiotta, ma a due condizioni. Primo, occorre confermare al più presto l’impegno attuale sui 90 velivoli, considerando che, come ha notato la Trenta, i tempi stringono. Secondo, c’è bisogno di farsi trovare preparati nel proporre il sito di Cameri e le competenze acquisite dalla filiera (Pmi comprese) per la sostituzione della produzione turca”, ha scritto Formiche.
LE COMMESSE VERE E POTENZIALI PER FACO-CAMERI DI LEONARDO-FINMECCANICA
“Per quanto riguarda le commesse belghe, polacche e svizzere bisogna distinguere – commenta l’analista militare Aurelio Giansiracusa – Al momento solo quella belga è certa e, particolare non secondario, la commessa è stata assegnata anche grazie al carico di lavoro garantito da Lockheed Martin al comparto industriale belga. Le commesse polacche e svizzere sono ancora indefinite. Peraltro, la vicenda del ritardato pagamento dei velivoli già ordinati ed il tentennamento sugli aerei da autorizzare da parte del Ministero della Difesa di certo non giovano alla “causa FACO Cameri” per ottenere parte del carico di lavoro comportato dalle nuove commesse”.
LE TENSIONI TURCHIA-USA
Continuano intanto le baruffe fra Turchia e Stati Uniti. “Invitiamo gli Stati Unti a correggere questo errore, che è destinato a infliggere un danno irreparabile alle nostre relazioni strategiche”. Lo ha scritto oggi in una nota il ministero degli Esteri turco, dopo la decisione di Washington di escludere Ankara dal programma dei suoi cacciabombardieri F-35 per l’acquisto del sistema missilistico russo di difesa antiaerea S-400.
DOSSIER NATO
“Il passo unilaterale degli Stati Uniti contraddice lo spirito della nostra partnership e non si basa su alcuna giustificazione legittima”, accusa la Turchia, che invita il presidente americano Donald Trump a fare un passo indietro e “restare fedele” ai presunti impegni presi con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan al G20 di Osaka per evitare di negare ad Ankara gli F-35.
LE CONSEGNE RUSSE AD ANKARA
Proseguirà fino a martedì prossimo la consegna per via aerea alla Turchia delle componenti del sistema missilistico russo di difesa antiaerea S-400. Lo riferiscono fonti della Difesa di Ankara, precisando che le consegne effettuate finora riguardano principalmente batterie di lancio ed equipaggiamenti elettronici per i sistemi radar. I missili veri e propri saranno invece inviati via mare dalla Russia “alla fine dell’estate”. Secondo quanto annunciato dal presidente Recep Tayyip Erdogan, la piena operatività degli S-400 è prevista ad aprile 2020. Ieri, gli Usa hanno deciso di escludere la Turchia dal programma dei suoi cacciabombardieri F-35 perché ritenuti incompatibili sul piano della sicurezza con i missili di Mosca.
COME E PERCHEì GLI USA HANNO ESCLUSO LA TURCHIA DAGLI F-35
Il governo degli Stati Uniti ha confermato mercoledì di avere escluso la Turchia dal suo programma sugli aerei da guerra F-35, nonostante i due paesi siano alleati e facciano parte della Nato. La decisione statunitense è stata presa in conseguenza dell’acquisto da parte della Turchia del sistema di difesa missilistico russo S-400, a cui gli Stati Uniti si erano molto opposti.
LE MOTIVAZIONI DELLA CASA BIANCA
La portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, ha detto mercoledì che acquistare il sistema S-400 «indebolisce la promessa che tutti gli alleati della NATO si sono fatti tra loro di allontanarsi sempre di più dai sistemi russi». Secondo gli Stati Uniti, uno dei problemi maggiori sarebbe che il sistema missilistico S-400 è incompatibile con i sistemi NATO, e che il fatto che la Turchia operi con entrambi i sistemi potrebbe far sì che i russi abbiano accesso ad alcune tecnologie segrete relative al funzionamento degli aerei statunitensi.
L’ANALISI DI GIANSIRACUSA (ARES-OSSERVATORIO DIFESA)
“Gli Stati Uniti non vogliono che la Turchia acquisti (o meglio acquistasse visto come è finita) gli S-400 per due ordini di ragioni – spiega a Start l’analista Aurelio Giansiracusa, animatore di Ares-Osservatorio Difesa – 1) di natura tecnico/operativa, perché il sistema S-400 sarebbe in grado di acquisire tutta una serie di dati sensibili relativi gli F-35, ed essendo palese che la manutenzione tecnico/operativa in mano ai Russi, è evidente che questi dati finirebbero nelle mani “sbagliate”, nonostante tutte le precauzioni sbandierate dai Turchi; 2) il sistema S-400 è in aperta concorrenza con il Patriot (e sotto certi aspetti anche con il THAAD) e Washington non desidera perdere quote di mercato a vantaggio del sistema russo; infatti, Washington si è messa di traverso per l’acquisto dei sistemi S-400 da parte dell’Arabia Saudita, del Qatar e dell’Iraq (in questo ultimo caso pare che Baghdad vada comunque avanti). Fronti aperti per Washington sono l’Iran, relativamente il quale, dopo una prima sostanziale apertura russa, sembra che Mosca abbia frenato e l’India con la quale Washington negli ultimi anni ha avviato tutta una serie di vendite di sistemi d’arma di primo livello”.