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F-35 e Libia. Cosa combina l’Italia?

Tutte le ultime novità dell'Italia con gli F-35 fra Usa e Libia nel corsivo di Giuseppe Gagliano

 

Come sottolineato in un articolo precedente, le ambizioni egemoniche sul Mediterraneo da parte della Turchia proseguono senza sosta.

Il 13 gennaio infatti il portavoce dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), Ahmed al-Mismari, ha affermato che la Turchia continua a mobilitare le proprie forze in Libia consolidando l’infrastruttura militare di al-Watiya e di Misurata anche attraverso un ponte aereo finalizzato al trasferimento di equipaggiamento militare.

Mentre le operazioni militari, seppure a bassa intensità, continuano dunque con lo scopo di consolidare la presenza militare turca, a Ginevra si è svolta la prima giornata di incontri del Forum di dialogo politico che, allo stato attuale, non ha ancora prodotto alcuna soluzione politica in relazione ai meccanismi di nomina dei futuri organismi esecutivi libici.

Da tempo oramai il Mediterraneo è oggetto di una conflittualità tra potenze regionali per porre in essere zone di influenze — conflittualità determinate anche per le risorse energetiche che si riveleranno sempre più decisive — non possiamo dunque non sottolineare da un lato l’assenza politica da parte dell’Ue — dilaniata da conflitti di interesse — , l’inutilità delle iniziative dell’Onu e dall’altro lato l’assenza politica e militare del nostro paese umiliata dalla vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo.

Paradigmatico da questo punto di vista la paradossalità delle scelte poste in essere recentemente dal nostro paese: la Turchia porta avanti scelte politiche lineari e coerenti nel Mare Nostrum mentre l’Italia invia la Portaerei Cavour negli Stati Uniti per verificare la sua compatibilità tecnologica per l’impiego del velivolo stealth di quinta generazione Lockheed Martin F-35 Lightining II nella versione B a decollo corto ed atterraggio verticale.

Il fatto che questa missione faccia parte degli accordi tra Italia e Usa — alludiamo anche al simposio annuale delle Forze di Superficie della US Navy del 2021 al quale ha partecipato il capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone — e che sia indipendente dalla questione libica non fa venire meno la incongruità delle scelte del nostro paese.

La nostra Marina infatti deve difendere in prima battuta gli interessi nazionali in Libia. Dal punto di vista della politica estera a cosa serve infatti che la nostra portaerei risulti compatibile con gli F-35 se poi non siamo in grado di difendere i nostri vitali interessi in Libia?

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