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Erdogan

Le ultime cose turche di Erdogan con Cina e Russia

Erdogan ha fatto saltare la Turchia dentro la sfera d'influenza della Cina. Ecco come e perché. Mentre con la Russia... L'articolo di Marco Oriole

 

Erdogan fa compiere alla Turchia non uno ma due passi dentro la sfera d’influenza cinese, avendo manifestato l’intenzione di chiedere per il suo Paese l’adesione all’organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO), il Forum di dialogo euroasiatico creato nel 2001 da Pechino che vede attualmente la Turchia godere dello status di partner di dialogo.

Le dichiarazioni di Erdogan

La svolta è maturata proprio durante il ventiduesimo summit della SCO, tenutosi a Samarcanda il 15 e 16 settembre alla presenza dello stesso Erdogan, di Xi Jinping, di Vladimir Putin e dei leader degli altri sette membri dell’organismo (India, Pakistan, Iran, Kirghizistan, Tagikistan, Kazakistan and Uzbekistan).

Come riferisce Reuters, mentre parlava con i reporter il Presidente turco ha svelato che, “con questo passo, le nostre relazioni con questi Paesi verranno portate a un livello molto differente”. Quando i giornalisti gli hanno chiesto se con quelle parole egli intendesse indicare l’imminente adesione della Turchia alla SCO, Erdogan ha risposto “certamente, questo è l’obiettivo”.

Parlando ancora con i membri della stampa imbarcati nel volo che dall’Uzbekistan lo riportava ad Ankara, Erdogan, come riporta la testata turca Hurriyet Daily News, ha aggiunto che il suo Paese è intenzionato a compiere “un passo verso il livello più avanzato” dei lavori della SCO. Ha quindi precisato che il tema dell’adesione della Turchia al Forum sarà discusso il prossimo anno nel periodo di presidenza indiana dell’organizzazione.

L’incontro con Xi

Erdogan ha potuto suggellare l’intesa direttamente con Xi Jinping in un bilaterale tenutosi a margine dei lavori del forum di Samarcanda. Disponiamo a tal proposito del resoconto fornito in un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri cinese.

Xi ha detto al suo nuovo partner che la Cina “è pronta a lavorare con la Turchia per elevare la relazione cooperativa strategica ad un più alto livello”.  Per precisare cosa intendesse per cooperazione strategica, il Presidente cinese ha sottolineato tra gli altri temi l’opportunità di “lavorare per raccogliere più frutti della cooperazione di alta qualità della Belt and Road” e la necessità di rafforzare il dialogo “nelle organizzazioni multilaterali” inclusa la SCO.

Sempre a detta del Ministero degli Esteri cinese, Erdogan avrebbe replicato evidenziando la “forte complementarietà” tra il progetto turco del Middle Corridor e la Belt and Road Initiative”, auspicando “la costruzione di sinergie”.

Il parere del consigliere di Erdogan

Ma qual è il senso di questo nuovo giro di valzer di Erdogan, che si propone di far entrare il suo Paese in una organizzazione concepita come contraltare alle istituzioni guidate da Washington e che si prefigge addirittura di sostituire il dollaro con lo yuan?

Secondo Cagri Erhan, docente di Relazioni internazionali ma soprattutto membro del Board dei Consiglieri alla sicurezza del Presidente turco, “ciò che Ankara sta facendo non è perseguire alternative all’Occidente, ma stabilire relazioni equilibrate in tutto il mondo”.

Nell’intrecciare rapporti con potenze antagoniste, aggiunge Ehran, Erdogan punterebbe paradossalmente anche ad “aiutare l’Occidente a capire più chiaramente chi sia il suo interlocutore”, cioè una Turchia aperta al dialogo in tutte le direzioni.

Il punto di vista del Global Times

Ma le affermazioni rassicuranti formulate da Erdogan vengono smentite platealmente da un editoriale del Global Times – organo semi-ufficiale del Partito Comunista cinese – a firma del suo reporter Lu Xue. Qui la narrazione di un Paese, la Turchia, che dialoga armonicamente il resto del mondo si trasforma nella storia di una nazione che, “frustrata” per l’insuccesso del percorso di integrazione nella comunità occidentale, decide risolutamente di “guardare ad Est”.

La Turchia che oggi guarda alla Cina, aggiunge il Global Times, è un Paese irritato dal limbo in cui l’ha collocato l’Ue con un negoziato di adesione senza fine, e umiliato dalla procedura rapida garantita invece in questo mesi all’Ucraina.

Se la Turchia mostra interesse ad aderire alla SCO è perché costituisce una valida alternativa a blocchi come l’Ue che, commenta il Global Times, “cerca di dominare gli altri Paesi con un singolo sistema di valori e di forzare i Paesi candidati a fare significativi cambiamenti al fine di unirsi al gruppo”. Al contrario dell’Ue, osserva il reporter, “la SCO è molto inclusiva”.

La Turchia fa dunque bene a prendere le distanze dal “sistema internazionale dominato dall’Occidente (che) è caratterizzato dalla creazione di conflitti e guerre”.

Infine, notando come alcuni partner degli Usa, come Egitto, Bahrein, Qatar e Arabia Saudita stanno manifestando interesse a partecipare ai lavori della SCO e rilevando come “vent’anni di politica di controterrorismo Usa nel Medio Oriente (siano stati) più distruttivi che costruttivi per la regione”, il reporter ne conclude che “l’appeal del modello di governance Usa sta declinando in tutto il mondo”.

Mossa tattica o capovolgimento di fronte?

Quella di Erdogan una è dunque una mossa tattica o il principio del ribaltamento di un sistema di alleanze che vede ancora la Turchia parte integrante della Nato?

Quel che secondo il consigliere del Presidente turco è un innocuo allargamento delle relazioni, per il Global Times è un passo necessario per svincolare la Turchia da partner e alleati inaffidabili e dispotici.

Il tempo dell’Occidente è finito, scrive il quotidiano comunista, e la Turchia di Erdogan non fa altro che rispondere alla chiamata della storia.

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