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Mongolia

Macron va a caccia di terre rare in Mongolia

La prima visita di Macron in Mongolia è servita a potenziare le relazioni bilaterali e a stringere accordi sulle terre rare. Ulan Bator vede nella Francia un'alternativa a Cina e Russia. Tutti i dettagli.

Nei giorni scorsi il presidente francese Emmanuel Macron si è recato in Mongolia, un paese dell’Asia orientale compreso tra Russia e Cina, per una visita definita storica: sia perché è stata la sua prima, e sia perché servirà a elevare i rapporti tra Parigi e Ulan Bator al grado di partnership strategica.

LE RELAZIONI TRA FRANCIA E MONGOLIA

Francia e Mongolia hanno istituito relazioni diplomatiche formali nel 1965, e tra i due paesi esiste un sentimento più profondo: come spiega il portale specializzato The Diplomat, i mongoli considerano la Francia una delle nazioni che più ha sostenuto il loro percorso di indipendenza, democratizzazione e modernizzazione. Dal 1965, Parigi ha ricevuto tre visite di presidenti mongoli; Ulan Bator, invece, non aveva mai ospitato un capo di stato francese fino a pochi giorni fa.

GLI OBIETTIVI GENERALI DIETRO LA VISITA DI MACRON

L’articolo del Diplomat scrive che l’approfondimento della relazione con la Mongolia serve alla Francia per migliorare la sua proiezione in Asia orientale, una regione particolarmente “calda” perché è qui che si concentra l’ascesa della Cina e la competizione con gli Stati Uniti per il primato globale. La Mongolia, invece, vede nella Francia un “terzo vicino”, oltre a Cina e Russia, e dunque una possibilità di diversificazione politica e commerciale (il paese non ha sbocchi sul mare, quindi è piuttosto vincolato alla geografia).

COSA DICE LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA FRANCIA-MONGOLIA

Nella dichiarazione congiunta diffusa dopo l’incontro di Macron con il presidente mongolo Khurelsukh Ukhnaa, i due paesi hanno dichiarato di voler potenziare la collaborazione reciproca sulla difesa, il commercio, gli investimenti e l’industria, oltre che nei settori dell’energia, dell’agricoltura, delle comunicazioni (si è parlato in particolare di satelliti) e della tecnologia.

Macron ha invitato Khurelsukh a Parigi il prossimo ottobre.

LE TERRE RARE

La cooperazione tra Francia e Mongolia riguarda anche le terre rare, un gruppo di diciassette elementi fondamentali per le transizioni energetica e digitale, oltre che per la difesa: si utilizzano nella costruzione di smartphone, automobili elettriche, turbine eoliche e aerei da guerra, tra le altre cose. Un solo paese, la Cina,  controlla circa l’80 per cento dell’offerta mondiale di terre rare, detenendo una sorta di monopolio sulla raffinazione dei minerali grezzi, un passaggio indispensabile per il loro utilizzo industriale.

– Leggi anche: Industria verde, Macron annuncia sussidi anti-Usa e anti-Cina

Macron ha detto che la Mongolia fornirà alla Francia le terre rare necessarie alla sua “sovranità energetica”, evidenziando il ruolo della società nucleare francese Orano, che sta lavorando allo sviluppo di una miniera di uranio in Mongolia: è possibile trovare elementi delle terre rare (come l’ittrio, per esempio) nei depositi di uranio.

La collaborazione con la Francia è utile anche alla Mongolia per diversificare i propri rapporti commerciali, visto che invia alla Cina – una destinazione praticamente obbligata, dati i vincoli geografici – quasi l’80 per cento delle terre rare che estrae dal proprio territorio. La Mongolia, inoltre, è sì ricca di risorse naturali, ma ha bisogno dei capitali esteri per dotarsi delle infrastrutture necessarie allo sviluppo dell’industria mineraria, che nel 2021 è valsa quasi un quarto del prodotto interno lordo.

Le stime ufficiali mongole parlano di riserve di terre rare per 3,1 milioni di tonnellate e riserve di rame (un altro metallo essenziale alla transizione energetica) per 61,4 milioni di tonnellate.

SCHOLZ HA BATTUTO MACRON SUL TEMPO?

Prima di Macron, già il cancelliere tedesco Olaf Scholz si era riunito con le autorità mongole: lo scorso ottobre ha accolto a Berlino il primo ministro Oyun-Erdene Luvsannamsrai, dichiarando che la Mongolia sarebbe stata una “partner importante” per “molte materie prime” necessarie all’industria tedesca.

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