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Turchia

Viva la Turchia, che non è solo Erdogan

Che cosa cambia per la Turchia e non solo dopo che il partito di Erdogan ha perso le elezioni amministrative. Il commento di Alessandro Albanese Ginammi, ricercatore dell'Università per Stranieri di Perugia

Dopo la vittoria di misura alle presidenziali dello scorso anno, il presidente turco Erdogan e il suo partito, l’Akp, perdono le elezioni amministrative. Il voto dimostra che la società civile turca è viva e che la Turchia è stata troppo spesso identificata solo con il suo leader. Nelle grandi città, tra cui la capitale Ankara e Istanbul, gli elettori hanno scelto di dare fiducia al Chp, il principale partito di opposizione.

LE PAROLE DI ERDOGAN DOPO IL VOTO

Erdogan ha parlato in pubblico accettando il verdetto: “Oggi hanno vinto 85 milioni di turchi, la sconfitta deve essere un punto di svolta per il nostro partito. Le elezioni sono il momento chiave della democrazia, il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere e io ringrazio tutti coloro che si sono impegnati per far trascorrere ai nostri cittadini la giornata di oggi nella calma e nella regolarità”.

IL CAMBIO AI VERTICI DI ANKARA E ISTANBUL

Queste elezioni sono molto importanti non solo per le città dove ci sarà un cambio ai vertici dell’amministrazione, ma anche per quella parte del Paese che negli anni non è stata d’accordo con le politiche di Erdogan e che crede nella possibilità di cambiare, un giorno, anche il governo nazionale.

GLI EFFETTI DELLE ELEZIONI NON SOLO IN TURCHIA

Inoltre, il risultato è significativo anche fuori dalla Turchia, dove i rapporti con gli alleati europei non sono stati ottimali negli ultimi anni. Mi riferisco in particolare al congelato processo di adesione della Turchia all’UE, in cui l’Italia ha tuttora un ruolo chiave.

I RAPPORTI FRA TURCHIA E ITALIA

Storicamente l’Italia ha occupato una posizione di grande rilievo nel commercio estero turco. La Turchia dopo la Seconda guerra mondiale scelse l’Italia come interlocutore privilegiato per avanzare la sua richiesta di Associazione e confidarsi sullo sviluppo delle trattative con i membri della CEE, mentre Roma superò le paure di una concorrenza senza protezioni in ambito commerciale sostenendo apertamente la candidatura turca. L’Italia continua a essere tra i principali sostenitori dell’adesione della Turchia all’Europa comunitaria, nonostante i problemi sorti dopo l’ingresso di Cipro nell’UE (2004), che ha spinto la Turchia a guardare più a oriente che a occidente.

LE RELAZIONI CON L’EUROPA

Queste elezioni possono segnare un punto di svolta positivo nelle relazioni con l’Europa, ricordando ai leader e agli elettori europei che la Turchia non è solo Erdogan e che non si può fare a meno di un alleato così prezioso, sia in termini economici che geopolitici. Senza la Turchia l’Europa appare più debole. Con una Turchia addirittura ostile, l’UE pare maggiormente esposta ai pericoli regionali e internazionali. Cose che abbiamo potuto osservare negli ultimi vent’anni.

L’adesione della Turchia alla Ue è un’occasione che non va perduta. Con queste elezioni, coloro che hanno bloccato l’adesione a livello diplomatico con frasi come “Eh ma Erdogan…”, possano ammettere che la Turchia non è solo il suo presidente, ma anche gli altri 85 milioni di turchi.

GLI SCENARI

Cosa succederebbe se la Turchia cambiasse il governo nei prossimi anni e ritornasse a desiderare fortemente il suo ingresso nella UE tutelando la democrazia, i diritti umani, i diritti delle minoranze e delle donne? Cosa farebbero i Paesi Ue se la Turchia attuasse le riforme democratiche meglio di tanti Paesi che dentro la Ue vanno nella direzione opposta e, diciamo, non sono proprio campioni di democrazia?

Vedremo. Intanto si può dire viva la Turchia, che non è solo Erdogan.

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