In una Germania che si prepara alle elezioni, il tema della difesa emerge come uno dei più cruciali per la formazione delle future alleanze di governo. Se molto probabilmente saranno i temi economici e dell’immigrazione a decidere chi vincerà le elezioni, quelli geopolitici e militari saranno decisivi nella scelta dei partner di coalizione.
La guerra in Ucraina ha drammaticamente riportato al centro dell’attenzione le questioni strategiche e militari, costringendo i partiti tedeschi a ripensare radicalmente le proprie posizioni sulla sicurezza nazionale e gli impegni internazionali.
IL NODO DEL SERVIZIO DI LEVA
Mai come ora il dibattito sulla Bundeswehr e sul ruolo della Germania nella Nato appare così determinante per il futuro del paese. Tutti i partiti tradizionali – dall’Unione (Cdu e Csu) alla Spd, dai Verdi alla Fdp – mostrano una convergenza senza precedenti sulla necessità di rafforzare le forze armate tedesche, impegnandosi a destinare una quota superiore del Pil alla difesa, in linea con gli obiettivi Nato. Anche perché tutti ormai prendono sul serio le minacce di disimpegno degli Stati Uniti sotto Donald Trump. Finora però i partiti si erano concentrati sulla quota del 2% e solo i liberali si spingevano oltre, prospettando quello che sembrava un ambizioso traguardo del 3%. Una proposta, lanciata nel corso di interventi pubblici dei suoi esponenti, non ancora formalmente inclusa nel programma del partito. Poi Trump ha lanciato la richiesta-provocazione di una quota del 5% del Pil e il dibattito in Germania si è per ora allontanato da una base realistica.
Tuttavia, quel che divide le forze politiche è anche la modalità di finanziamento di questa trasformazione militare. I Verdi, con un approccio pragmatico, considerano inevitabile un aumento del debito pubblico per sostenere l’ammodernamento delle forze armate. Il tema nuovo, semplicemente inimmaginabile solo qualche anno fa, è quello della reintroduzione di una forma di servizio di leva. Su questo fronte emerge una chiara distinzione: mentre Spd e Verdi propongono un modello volontario ma strutturato secondo le esigenze delle truppe, e la Fdp insiste sulla pura volontarietà, l’Unione si distingue proponendo il ritorno a una forma di leva obbligatoria progressiva, potenzialmente estendibile a un “anno sociale obbligatorio” per i giovani.
UCRAINA E MISSILI TAURUS
La guerra in Ucraina rappresenta un banco di prova cruciale per le diverse visioni strategiche. Se tutti i partiti concordano sulla necessità di sostenere Kyiv per garantirle una posizione negoziale forte, emergono differenze significative sugli strumenti da impiegare. La questione dei missili Taurus, sostenuta dalla Fdp ma respinta dalla Spd, è emblematica di queste divergenze. La presenza di sistemi d’arma americani sul suolo tedesco, appoggiata da Spd e Unione, divide ulteriormente il panorama politico, con l’estrema destra di AfD e la nuova sinistra radicale di Bsw che si oppongono fermamente.
Una parte della stampa conservatrice (l’autorevole Neue Zürcher Zeitung in particolare) critica le posizioni su difesa e sicurezza dell’Unione, accusate di eccessiva timidezza e ambiguità. Il contrasto con il passato è stridente, osserva il quotidiano svizzero: mentre leader storici come Adenauer e Kohl si distinsero per decisioni coraggiose e talvolta controverse, l’attuale leadership di Friedrich Merz appare incerta. Nonostante le dichiarazioni a favore di una Bundeswehr forte e del sostegno all’Ucraina (compresa la dichiarazione di Merz a favore dell’invio dei Taurus a Kiev, non condivisa però da una parte del partito), il programma elettorale dell’Unione manca di impegni concreti, sia proprio riguardo ai missili Taurus sia sui piani per il potenziamento delle forze armate tedesche.
Sul fronte opposto, AfD si distingue per posizioni radicali che rischiano di isolare la Germania: dal sostegno alle tesi della vittoria di Putin all’ipotesi di uscita dalla Nato, fino al rifiuto del riarmo e della leva obbligatoria. Queste proposte, seppur considerate irresponsabili da molti osservatori, trovano consenso in una parte dell’elettorato. Specie quello della Germania orientale, dove permangono visioni più accomodanti rispetto alle politiche della Russia ed è più accentuato il rimpianto per la fase storica segnata dal rapporto energetico con Mosca che garantiva forniture a basso costo.
MIGRAZIONE, ASILO E SICUREZZA
La questione migratoria rappresenta l’altro grande tema divisivo, mai sparito dal dibattito politico tedesco ma tornato di prepotente attualità a seguito prima delle vicende siriane, poi dell’attentato di Magdeburgo al mercatino di Natale. La percezione, alimentata da uno stillicidio di notizie di cronaca nera che vedono per protagonisti immigrati e dalle violenze perpetrate soprattutto a Berlino nella notte di Capodanno, è che l’ordine nel Paese sia un po’ sfuggito al controllo delle autorità.
L’Unione propugna una linea particolarmente dura, chiedendo una drastica limitazione dei flussi migratori e proponendo espulsioni anche verso paesi instabili come Siria e Afghanistan. La Spd mantiene invece un approccio più moderato, cercando di coniugare il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Ue con il rispetto dei principi umanitari.
I Verdi tentano una sintesi tra accoglienza e controllo, sostenendo l’apertura della Germania all’immigrazione ma anche la necessità di rimpatri rapidi per chi non ha diritto di restare. La loro opposizione all’esternalizzazione delle procedure di asilo li distingue nettamente da altre forze politiche. La Fdp, dal canto suo, pone l’accento su una migrazione finalizzata al lavoro, chiedendo procedure di asilo più rapide e una gestione centralizzata delle espulsioni.
Chi su questo tema punta le carte maggiori è AfD. L’estrema destra propone nel suo programma elettorale un netto cambiamento di rotta sulle politiche migratorie, con l’obiettivo di ridurre drasticamente l’immigrazione e il diritto d’asilo, definendo regole più restrittive e centralizzando il controllo a livello nazionale. L’ingresso in Germania sarà permesso esclusivamente previa autorizzazione, e chi si trova illegalmente nel Paese dovrà essere espulso. Il diritto d’asilo dovrà essere regolato unicamente a livello nazionale, abolendo i meccanismi europei. Non sarà possibile entrare in Germania per chiedere asilo se si proviene da un Paese terzo considerato sicuro, e il Regolamento di Dublino sarà applicato con maggiore rigore per favorire i rimpatri. AfD si oppone a sistemi di redistribuzione e a contingenti migratori imposti a livello europeo e intende interrompere il finanziamento pubblico alle missioni di salvataggio nel Mediterraneo, sostenendo che queste incentivino l’immigrazione irregolare. Un’altra proposta fondamentale riguarda la gestione delle domande di asilo, che dovrebbero essere presentate e valutate fuori dal territorio tedesco.
(secondo di una serie di articoli sui programmi dei partiti tedeschi; il primo approfondimento sui programmi economici si può leggere qui)