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Lega

Tutti i flussi elettorali che hanno gonfiato la Lega di Salvini. Report Istituto Cattaneo / 1

Come è cresciuta la Lega alle Europee nell'analisi dell'Istituto Cattaneo

Domenica 26 maggio si sono tenute le elezioni europee per la scelta dei rappresentanti italiani nel Parlamento europeo. Il voto ha coinvolto oltre 51 milioni di cittadini e, al di là suo significato sul piano sovranazionale, era considerato da molti analisti e dagli stessi partiti come un test per misurare il consenso delle diverse forze politiche nel contesto nazionale. In particolare, il voto di domenica era ritenuto, dai partiti al governo, come un termometro per stimare il loro consenso tra gli elettori e soprattutto per misurare i loro reciproci rapporti di forza e di influenza.

Invece, per i partiti all’opposizione, le elezioni europee erano viste uno strumento per verificare l’efficacia delle loro posizioni e, specialmente per il Partito democratico, la tenuta della nuova leadership di Zingaretti. Dunque, nonostante il loro carattere europeo, queste consultazioni elettorali assumevano un significato ben più rilevante, che riguardava nello specifico le stabilità o la sopravvivenza stessa dell’attuale governo.

Ma cosa ci dicono realmente i risultati di queste elezioni? Quali partiti si sono effettivamente rafforzati e quali, al contrario, hanno subito una contrazione dei loro consensi. Per rispondere a questi interrogativi, l’Istituto Cattaneo ha analizzato i risultati ottenuti dai principali partiti nelle recenti elezioni europee, confrontandoli sia con le Europee del 2014 sia con le più recenti elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Iniziamo dall’analisi del voto per la Lega.

LA LEGA: UN PARTITO NAZIONALE PIGLIATUTTI

Per iniziare la nostra analisi, abbiamo preso in considerazione i voti raccolti dalla Lega in tutte le regioni italiane, mostrando le variazioni avvenute nel tempo. Come emerge chiaramente dalla tabella, 1, il partito di Salvini è passato, nel giro di cinque anni, da 1.686.556 voti agli attuali 9.655.298, aumentando i propri consensi di quasi otto milioni di voti rispetto al 2014, con un incremento che corrisponde a 27,9 punti percentuali. La crescita per la Lega, seppur meno marcata, è evidente anche rispetto al voto del 2018, quando ottenne 5.584.927 voti. In questo caso, l’incremento corrisponde a oltre 15 punti percentuali.

Se prendiamo in considerazione la disaggregazione dei risultati sulla base delle cinque circoscrizioni elettorali adottate nelle elezioni europee, il dato che emerge è la maggiore crescita della Lega nelle zone del Centro-nord. Rispetto al dato del 2014, nelle circoscrizioni del Nord il partito di Salvini aumenta di 30 punti percentuali (fino a raggiungere anche livelli eccezionali in Veneto, dove oggi 1 elettore su 2 vota Lega), e lo stesso risultato si osserva nelle regioni del Centro (Lazio, Marche, Umbria e Toscana). L’incremento è meno marcato al Sud e nelle Isole, ma anche in questo caso la crescita della Lega supera i 20 punti in relazione ai risultati di cinque anni.

Continuano dunque la discesa e l’allargamento della “nuova” Lega nazionale lungo il territorio italiano, ottenendo risultato superiori al 20% anche nelle circoscrizioni a sud di Roma. L’unica regione nella quale la Lega non supera la soglia del 20% è la Campania, attestandosi al 19,2%. In ogni caso, il risultato delle elezioni europee rende il partito di Salvini non solo il primo partito, per consensi, nel contesto italiano, ma anche la forza politica con la distribuzione dei voti più omogenea su tutta la nazione. Come mostra la nostra analisi dei flussi elettorali (oltre alla nuova geografia del voto), la Lega oggi è diventata a tutti gli effetti un partito nazionale pigliatutti, in grado di spingersi ben oltre le sue tradizionali roccaforti nelle aree del Nord.

(prima parte; la ricerca completa si può leggere qui)

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