Pd, indietro tutta, anche rispetto a Enrico Berlinguer? Quando un candidato di spicco seppur indipendente come Marco Tarquinio parla di Nato chiedendone lo scioglimento, spalleggiato dall’alleato di Alleanza Verdi Sinistra, Nicola Fratoianni, inevitabile ripensare a quelle parole di Berlinguer a favore della Nato. Sotto il cui “ombrello” disse che si sarebbe sentito “più al sicuro”.
Si dirà che il mondo era diviso in due blocchi, che c’era la guerra fredda ed era un’altra era imparagonabile con l’oggi. Resta il fatto che quella presa di posizione del segretario generale del Pci fu uno strappo con l’Urss, seppur non definitivo, che gli dette una importante legittimazione in Occidente. Anche se quella di Tarquinio, cui ha mostrato già la sua comprensione l’ex governatore del Lazio ed ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, precisa Elly Schlein, “non è la posizione del Pd”, che è per una presenza dell’Europa “ancora più forte nella Nato”, un’ ombra di ambiguità scende sui dem. Dal momento che la candidatura dell’ex direttore di Avvenire cattolico-pacifista è stata presentata come un fiore all’occhiello delle scelte della segretaria del Pd. E l’ambiguità resta anche quando il Pd condanna Netanyahu senza esprimere contemporaneamente un giudizio netto contro Hamas.
Il Pd sempre più radicalizzato e massimalista anche sull’economia, come dimostra l’appoggio al referendum contro il Jobs Act, sta evidentemente cercando di contendere i voti ai Cinque Stelle in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Cosa che ha fatto scrivere a osservatori di sinistra come il direttore Claudio Velardi del giornale Il Riformista che “il riformismo nel Pd è morto”.
E mentre da sinistra si evocano addirittura scioglimenti della Nato che suonano un passo indietro rispetto allo stesso Berlinguer, il fuoco delle polemiche del Pd e di ex terzopolisti continua a concentrarsi sul senatore leghista Claudio Borghi che aveva evocato in via teorica le dimissioni del presidente Sergio Mattarella nel caso “davvero” anteponga “la sovranità europea a quella nazionale”. Matteo Salvini spegne la polemica precisando che non c’è alcuna richiesta di dimissioni e sottolineando vicinanza e stima al Capo dello Stato. Anche se il leader leghista ribadisce il suo no alla cessione da parte dell’Italia di altra sovranità all’Europa.
Il premier Giorgia Meloni apprezza il chiarimento di Salvini rispetto al Colle, ma ricorda anche che a differenza del Pd FdI (come anche del resto la Lega ndr) non ha fatto manifestazioni di partito il giorno della festa della Repubblica come invece ha scelto di fare il Pd. E il premier critica anche il rischio della sinistra di tirare la figura del presidente della Repubblica per la giacca con strumentalizzazioni nella polemica contro il premierato. Viene da chiedersi a questo punto quali sarebbero state le reazioni del Pd e dei media vicini se un rappresentante del centrodestra avesse proposto di sciogliere la Nato, di questi tempi.