Matteo Salvini si è forse lasciata scappare una buona occasione per rivendicare un merito acquisito in 14 mesi di lavoro al Viminale, dove ha contestato con forza la sostanziale indifferenza dell’Unione europea di fronte al soverchiante approdo di migranti sulle coste italiane. Anziché rivendicare la partecipazione al merito della pur parziale intesa raggiunta dal nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese con i colleghi di Francia, Germania e altri paesi riuniti a Malta in vista del Consiglio degli Affari Interni dell’Unione convocato per l’8 ottobre a Lussemburgo, il leader leghista ha liquidato tutto come una “sòla” e “calata di braghe”.
So bene che Salvini potrebbe coprirsi dietro la provocazione nei suoi riguardi costituita dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a New York, dove col ministro degli Esteri Luigi D Maio segue l’assemblea generale delle Nazioni Unite. Egli si è vantato, in particolare, con la solita enfasi del Fatto Quotidiano in prima pagina, che “abbiamo fatto più a Malta in un giorno di Salvini in un anno”. E’ un po’ la ripetizione, o prosecuzione, della gaffe compiuta di recente dallo stesso Conte raccontando un una festa di partito che l’ospitava di avere trascorso troppo tempo al telefono, nella sua prima esperienza di presidente del Consiglio, con una maggioranza gialloverde, a chiedere ai suoi omologhi europei “la cortesia personale” di farsi carico di un po’ dei migranti bloccati al largo dal suo ministro dell’Interno. Da cui pertanto in qualche modo egli prendeva e continua a prendere distanze non meno imbarazzanti degli eccessi che potevano essere stati compiuti dal suo allora alleato di governo. Ma alle gaffe di Conte l’ex ministro dell’Interno dovrebbe cominciare a sapere opporre atteggiamenti diversi, costruttivi, non foss’altro per evidenziarne i torti. Non ci vuole molto, francamente, a capirlo.
Un comportamento responsabile e non distruttivo, positivo e non di ripicca, renderebbe peraltro più agevole e fruttuosa una vigilanza dell’ora capo dell’opposizione alla maggioranza giallorossa sul processo in corso nell’Unione Europea. Dove qualcosa sta indubbiamente cambiando sul terreno dell’immigrazione ma non siamo ancora arrivati, francamente, alla “svolta storica” vantata da Conte e condivisa dalla Repubblica di carta con quel titolo di prima pagina sull’Europa che “si è desta”. Non è tanto desta, per esempio, da farsi carico anche degli sbarchi che avvengono quotidianamente sulle coste italiane con barche a vela, a motore e gommoni senza preventivi soccorsi in mare, per cui risultano a questo punto privilegiate, con le ripartizioni concordate di massima a Malta, le operazioni delle navi del cosiddetto volontariato. Se n’è resto conto, del resto, anche il presidente del Consiglio quando ha promesso, sempre a New York, smentendo quindi il trionfalismo di altre sue dichiarazioni, che “non accetteremo alcun meccanismo che possa risultare incentivante per nuovi arrivi”.
Con le sue reazioni del tutto negative, liquidando -ripeto- la pur parziale intesa di Malta come “una sòla”e “un calo di braghe”, Salvini si è fatto prendere la mano dalla campagna elettorale nella quale ormai si sente impegnato di giorno e di notte, pur non avendo ottenuto dalla crisi promossa il mese scorso lo scioglimento delle Camere e il ricorso anticipato alle urne. Egli sta scambiando per elezioni politiche, a strascico, le pur rilevanti ma diverse elezioni regionali in programma nei prossimi mesi, a cominciare da quelle del 27 ottobre in Umbria. Scambia insomma per politiche le elezioni regionali come quelle europee del 26 maggio scorso, con tutti gli effetti che ne sono derivati quando ha tentato di “capitalizzarne” i risultati, secondo la formula adottata e contestatagli da Conte. Peccato per lui, Salvini, che pure aspira a diventare prima o poi presidente del Consiglio, a dispetto del cordone quasi sanitario che cercano di creargli intorno gli avversari, perché il pregiudizio è un cattivo affare, sia in entrata sia in uscita, cioè sia quando lo si subisce sia quando lo si pratica.