skip to Main Content

Cina Russia

Ecco come Russia e Cina fanno la guerra al sistema Usa dei pagamenti Swift. Il Punto di Gagliano

Tutte le nuove convergenze tra Russia e Cina su sistemi di pagamento alternativi al circuito americano Swift. L'approfondimento di Giuseppe Gagliano

 

La direzione di Swift non ha resistito a lungo alle pressioni degli Stati Uniti e ha deciso di disconnettere dal suo sistema la Banca centrale dell’Iran e altri istituti finanziari soggetti alle sanzioni statunitensi. Se gli Stati Uniti hanno usato Swift come “arma” nella loro politica estera, è chiaro che Swift è in definitiva solo un codice crittografato e un sistema di messaggistica. In risposta alle pressioni statunitensi, Russia e Cina hanno scritto un proprio codice.

Infatti l’Spfs della Russia sta guadagnando clienti e sembra galvanizzare le intenzioni di indipendenza in Iran, Cina, Turchia, India, e persino Vietnam e con altri stretti partner commerciali.

Le nuove sanzioni statunitensi del 2018 contro la Russia hanno determinato il rischio di escalation che potrebbe potenzialmente comportare, in caso di massima tensione, la totale disconnessione di tutte le banche nei sistemi di carte Visa e Mastercard internazionali della Russia.

Per prevenire una tale eventualità, nell’estate del 2014 le autorità russe hanno lanciato il progetto del Sistema nazionale di carte di pagamento chiamato Nspk (Nationalnaya Systema Platyojnikh Kart) attraverso il quale una carta bancaria nazionale che porta il nome di Mir.

Ebbene, la plastica della scheda, il chip, proprio come il protocollo di crittografia del chip, sono realizzati in toto in Russia. Un sistema nazionale di carte consente di superare una potenziale disconnessione dei sistemi internazionali di carte Visa e Mastercard garantendo così la continuità di tutte le operazioni delle carte sul territorio della Federazione Russa, compresa la Crimea.

Non solo la carta Mir è collegata al sistema informatico dell’Nspk, ma gli operatori Visa e Mastercard hanno anche accettato di collegare le loro carte emesse da tutte le banche situate nella Federazione Russa informandoli che avrebbero dovuto pagare un rilevante deposito in caso di rifiuto di connessione all’Nspk.

Tuttavia, il Mir ha lo svantaggio di non essere utilizzabile all’estero, né su un sito Web collegato a una banca situata al di fuori della Russia. Questo è il limite del sistema che è d’altra parte coerente con il suo principio originale di essere una carta nazionale allo stesso modo di China Union Pay, il sistema nazionale di carte di pagamento cinesi.

Tuttavia, per superare questo limite, l’Nspk ha iniziato a produrre carte denominate “co-branding” o “co-badge” con operatori stranieri come Japan Credit Bureau in seguito all’accordo firmato a luglio 2015 o con “Union Pay” cinese firmato a settembre 2016.

Queste carte cobadged consentono il funzionamento delle carte Mir all’estero nei principali siti turistici e nelle principali città, sul modello di Union Pay utilizzato anche dai turisti cinesi all’estero. Esistono diversi paesi al mondo che dispongono anche di un proprio sistema di carte di pagamento nazionale, con “China Union Pay” il più noto di tutti, ma anche il Giappone, che utilizza internamente il sistema Jcb, oppure l’India con il suo sistema nazionale di carte Npci, (National Payments Corporation of India), creato nel 2008. Tuttavia, allo stato attuale, all’interno dei Brics non è previsto di renderlo un sistema comune, ma piuttosto di firmare accordi di “co-branding” tra i diversi sistemi di carte nazionali per uso reciproco.

Un altro asse di sviluppo è l’internazionalizzazione del Mir tramite sistemi di pagamento elettronici come l’accordo recentemente siglato tra Nspk e Samsung che consentirà l’uso della carta Mir nel sistema di pagamento elettronico Samsung Pay.

Un altro strumento di contrastato all’egemonia americana del dollaro è relativo agli stretti legami con la finanza islamica. Infatti a metà novembre 2016, Sichuan Development Financial Leasing & Co ha annunciato che venderà 300 milioni di dollari di “Sukuk” tramite “Silk Roads Capital” che altro non è che un fondo su misura a Singapore, guidato da cinesi e un team di finanzieri internazionali.

Il termine “Sukuk” significa nella legge islamica un certificato di investimento conforme alla Sharia e quindi prodotti e transazioni finanziarie che rispettano i principi di proibizione dell’usura e della speculazione. In totale, questo fondo dovrebbe offrire un miliardo di dollari di questi titoli islamici e fungere da veicolo finanziario per la Cina nei paesi musulmani in cui si preferisce il “Sukuk”. Questo è particolarmente vero in Medio Oriente e Africa. Il mercato finanziario islamico vale 2,1 trilioni di dollari.

Insomma la Cina, attraverso Hong Kong e Singapore, sta cercando di posizionarsi come un centro finanziario privilegiato per la finanza islamica. Gli stati asiatici e anche quelli africani vogliono attirare investitori musulmani stranieri che finora avevano avuto la tendenza ad investire in Europa o negli Stati Uniti. Infatti i fondi cinesi autorizzati ad investire all’estero sono in aumento dalla nascita della Bri. A tale proposito, il Fondo di sviluppo Cina-Africa (CADFund) e la Banca islamica di sviluppo (IDB) hanno firmato a Pechino un primo accordo che consentirà alla Cina di investire maggiormente in questo settore. Le banche cinesi, come ICBC e Bank of China, sono già pronte, ma il principale motore di investimento sarà la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).

La Cina non è l’unico paese asiatico a puntare sui legami islamici. La Malesia e l’Indonesia, in quanto paesi musulmani, stanno già aprendo la strada in questo settore. Ma dobbiamo anche fare riferimento al Giappone, la cui filiale nel Golfo di Tokyo e cioè la Mitsubishi Bank offre già servizi finanziari conformi alla sharia. Infatti, con 23 milioni di musulmani in Cina, Pechino ha le risorse per diventare un attore di primo piano nella finanza islamica.

In altro fronte di questa Guerra economica con gli Usa è rappresentato dal blockchain.

A tale proposito il discorso di Xi Jinping tenuto il 31 ottobre 2019 ai membri del Politburo che promuove la blockchain, fa parte della strategia della cyber sovranità, con l’ambizione di mettere le nuove tecnologie al servizio della sovranità in funzione anti americana.

Insomma, allo scopo di contrastare l’egemonia del dollaro, Cina e Russia stanno contribuendo a inaugurare una nuova era e cioè quella della de-dollarizzare il mondo.

Back To Top