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Deutsche Bank

Ecco come Deutsche Bank e Santander trafficavano con i dividendi in Germania

Come e perché alcune banche come Deutsche Bank e Santander sono coinvolte in Germania in un'inchiesta

Rischia di diventare la più importante inchiesta per frode in Germania dal Dopoguerra a oggi, giocata attorno a quella che le autorità hanno definito una truffa sui dividendi. E che pare sia già costata ai contribuenti tedeschi oltre 55 miliardi di euro. Ma il timore è che l’effetto dirompente si estenda a mezza Europa, Italia compresa.

CHE COSA HANNO SCOPERTO LE PROCURE SU DEUTSCHE BANK E SANTANDER

Il fascicolo prende il nome di CumEx-Files e su questo vi stanno lavorando dall’aprile del 2013 (con una forte accelerazione negli ultimi mesi) tre procure su fatti avvenuti fra il 2006 e il 2009. Si tratta di Francoforte, Monaco e Colonia. Quest’ultima è fra l’altro specializzata in crimini fiscali internazionali. Nelle ultime ore stanno emergendo dai media tedeschi diversi particolari sulle indagini, grazie al lungo lavoro svolto in 12 nazioni da 19 gruppi editoriali riuniti nella newsroom Correctiv.

COME FUNZIONAVA LA FRODE SECONDO I MAGISTRATI

Secondo l’accusa, le banche coinvolte nella truffa avrebbero fuorviato lo Stato tedesco su due livelli: il primo accreditando il dividendo nella giornata di stacco a più soggetti, che risultavano tutti titolari dell’azione, e il secondo perché questi ultimi maturavano un credito fiscale dalla cedola. Oggi il Tagesschau scrive che alla fine dei conti si è trattato di danni per 55,2 miliardi nei confronti del Fisco di Berlino. Ma non riguarderebbe solo la Germania, anzi.

LA MACCHINA DEL DEMONIO

Sempre il Tagesschau oggi riporta alcune rivelazioni fatte alla magistratura tedesca da alcune persone coinvolte nella truffa. “Abbiamo creato una macchina del demonio”, ha detto una fonte a conoscenza dei fatti agli investigatori. “Non abbiano transato solo azioni tedesche, ma anche di altre nazioni quali Francia, Spagna, Italia, Austria, Belgio, Danimarca”.

COME FUNZIONAVA LA SCHEMA SECONDO LE PROCURE

Come ha funzionato, di fatto, lo schema secondo le procure? Una banca accetta di vendere il titolo di una società quotata, per esempio a un fondo pensione, prima dello stacco della cedola e glielo consegna dopo che il dividendo viene pagato. Sia la banca che il fondo pensione fanno richiesta della ritenuta sui dividendi (witholding tax).

LA FRODE SULLE AZIONI

In alcuni casi le banche vendono azioni che non posseggono e concordano di acquistarle più avanti nel tempo secondo il metodo dello short selling. Il titolo viene rapidamente trattato all’interno di un gruppo sindacato di istituti di credito, investitori ed hedge fund per creare l’impressione che vi siano molti possessori (ma l’azione è una solo). I profitti da questa operazione (illegale) vengono poi divisi fra i soggetti.

DEUTSCHE BANK E SANTANDER ALCUNE DELLE BANCHE COINVOLTE

Secondo l’agenzia Reuters, i nomi degli istituti coinvolti nell’operazione sono diversi: in primis lo spagnolo Santander, ma anche Deutsche Bank e l’australiana Macquarie Bank. Quanto ad HVB, la controllata di Unicredit , il gruppo guidato dall’ad Jean Pierre Mustier ha chiuso le pendenze con la magistratura e presentato ricorso per risarcimento nei confronti di tre ex dipendenti. La specifica è contenuta nel bilancio semestrale della banca al 30 giugno 2018.

COME SI E’ CONCLUSA L”INDAGINE

Secondo il documento, il Supervisory Board del gruppo ha concluso le indagini interne scoprendo che la controllata tedesca, Ucb AG, “ha subito perdite a causa di passate azioni/omissioni attribuibili a singole persone. A tal proposito, il Supervisory Board ha presentato un ricorso per risarcimento danni nei confronti di tre singoli ex componenti del consiglio di gestione non ritenendo opportuno intraprendere alcuna azione nei confronti dei componenti dello stesso attualmente in carica”. Sono state poi condotte “indagini penali nei confronti di attuali o ex dipendenti in Germania da parte delle Procure di Francoforte, Colonia e Monaco con lo scopo di verificare presunti reati di evasione fiscale da parte loro”. La banca ha collaborato e sta collaborando con i magistrati.

LO STATO DELL’INDAGINE

Il procedimento di Colonia si è chiuso nel novembre 2015 con il pagamento di una sanzione di 9,8 milioni di euro. Le indagini della Procura di Francoforte sono state invece chiuse a febbraio 2016 con una sanzione di 5 milioni. L’indagine del procuratore di Monaco è stata a sua volta chiusa ad aprile 2017, con il versamento di 5 milioni di euro. “Allo stato, tutti i procedimenti contro Ucb AG sono stati definiti”, si legge in bilancio.

COSA SI LEGGE NELLA SEMESTRALE

Sempre la semestrale aggiunge che “le autorità fiscali di Monaco stanno regolarmente effettuando verifiche fiscali nei confronti di Ucb AG, in relazione agli anni dal 2009 al 2012, che inter alia, includono l’analisi di altre operazioni di negoziazione di azioni in prossimità delle date di pagamento dei dividendi… Non è ancora chiaro se, e a quali condizioni, crediti fiscali o rimborsi di imposte possano essere applicati ai diversi tipi di operazioni concluse in prossimità della data di distribuzione dei dividendi”. Non è poi possibile “stabilire se Ucb AG possa essere esposta a pretese fiscali da parte dei competenti uffici oppure a pretese da parte di terzi in base alle norme civilistiche”. La controllata tedesca “ha predisposto accantonamenti ritenuti dalla stessa congrui a coprire il rischio di causa”.

LE RICHIESTE DEL FISCO TEDESCO

Il Fisco tedesco ha scritto agli inquirenti di Colonia che ci sono “concrete indicazioni” che, per esempio, il Santander abbia operato nel ruolo di short seller, venditore allo scoperto. Tre fondi pensione hanno invece usato linee di credito da Macquarie, aggiunge poi Reuters. La banca australiana ha spiegato “che continuerà a cooperare con le autorità tedesche”. Macquarie ha calcolato che dovrà sborsare 100 milioni di euro in dispute legali, metà dei quali già pagati.

IL CASO SANTANDER

Quanto al Santander, gli inquirenti hanno scritto agli avvocati della banca spagnola dicendo che l’istituto e la sua controllata inglese Abbey National Treasury Services, sono state coinvolte “in un ampio numero” di operazioni che riguardano lo short selling, una fase importante della truffa che riguarda il possesso di una singola azione da parte di più soggetti. Il gruppo spagnolo ha ribattuto che “alla data di oggi non abbiamo identificato alcuna evidenza che le attività sotto investigazione abbiano coinvolto manager senior, la banca o sue controllate”.

LA PRECISAZIONE DI DEUTSCHE BANK

In relazione a Deutsche Bank, un portavoce del gruppo tedesco ha riferito a Reuters che la banca non ha partecipato “al mercato cum-ex organizzato”, ma che è stata “coinvolta in alcune transazioni di tipo cum-ex riguardanti taluni clienti”. Ha poi aggiunto di stare cooperando con le autorità inquirenti.

(articolo pubblicato sul sito di Mf/Milano Finanza)

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