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Giorgetti

Ecco come Conte rottamerà Renzi

Quale sarà l'esito del passaggio parlamentare per il governo? Il percorso accettato da Mattarella segna una vittoria di Conte nel primo tempo della partita della crisi, secondo il notista politico Francesco Damato. Ecco perché

 

Occhio al Quirinale, dicevo. E dal Quirinale è arrivata la sorpresa che chiamerei “dell’ossimoro”.

L’impaziente Sergio Mattarella, preoccupato della lunga “incertezza” del quadro politico per le tensioni nella maggioranza sfociate nelle dimissioni delle due ministre renziane, ha avuto la pazienza di acconsentire al percorso propostogli dal presidente del Consiglio. Che non si è dimesso ma ha chiesto e ottenuto di tentare una resa dei conti con Renzi ricorrendo a comunicazioni “fiduciarie” alle Camere.

E per “fiduciarie” – ha spiegato il quirinalista Marzio Breda riferendo sul Corriere della Sera del colloquio fra i presidenti della Repubblica e del Consiglio – si deve intendere che i dibattiti dovranno concludersi con un voto, appunto, di fiducia.

Alla Camera, secondo un calendario fissato rapidamente, lunedì non ci saranno problemi, non essendo i voti renziani decisivi per la maggioranza.

Al Senato, dove invece lo sono, sarà “roulette giallorossa”, come ha titolato il manifesto.

Ma Conte – ha assicurato Il Fatto Quotidiano, solitamente ben informato degli umori e dei progetti del presidente del Consiglio – è “ottimista” sui numeri.

Egli pensa cioè di poter raccogliere tutti i cosiddetti “responsabili”, provenienti dall’opposizione di centrodestra e dintorni, necessari a sostituire i renziani, o ciò che ne resterà, essendo incerta anche la loro compattezza.

Ma non chiamiamoli più, per favore, “responsabili”, visto il discredito riservato nel 2010 ai parlamentari così definiti, che dall’opposizione passarono alla maggioranza dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, contestato con una mozione di sfiducia da un partitino improvvisato da Gianfranco Fini a dispetto della sua carica di presidente della Camera.

Ora vanno chiamati “costruttori” per potersi agganciare pure loro, come Renzi con le sue ripetute espressioni di elogio di Mattarella, al messaggio di Capodanno del presidente della Repubblica contro i “distruttori”.

Due condizioni ha posto tuttavia il presidente della Repubblica per il suo ossimoro di paziente impazienza.

La prima, già ottenuta, è che si faccia presto, tradotta da Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere in una vignetta su Conte che corre via di corsa dal Quirinale.

L’altra, da verificare, è che i “costruttori” non vengano raccolti alla spicciolata, “di qua e di là”, come d’altronde lo stesso Conte il giorno prima, scendendo dal Colle dopo un altro incontro, aveva riconosciuto che non si potesse o dovesse fare.

Essi dovranno ritrovarsi, come ha spiegato Breda, in un unico e nuovo gruppo. Che però al Senato per costituirsi ha bisogno di assumere il simbolo e la denominazione di un partito presentatosi alle ultime elezioni politiche.

Renzi lo fece nel 2019 accasandosi nel Psi di Riccardo Nencini, dichiaratosi però anche lui in questa circostanza fra i “costruttori”.

Il percorso accettato da Mattarella – penso a sorpresa di Renzi, che non per questo probabilmente lo sfiducerà con qualche dichiarazione perché non gli gioverebbe, vista la sua già forte esposizione critica – segna sicuramente una vittoria di Conte nel primo tempo della partita di una crisi che a questo punto non si sa neppure più come chiamarla, non essendo stata formalmente aperta.

E’ una crisi “tutta mediatica”, ha scritto un compiaciuto Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano.

E’ una crisi “in incognito”, ha scritto più autorevolmente su Repubblica il costituzionalista Michele Ainis mostrando però perplessità, non compiacimento, per l’ossimoro del Quirinale.

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