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Banchieri Brexit

Cosa succederà tra Regno Unito, Ue e Usa dopo Brexit. L’analisi di Coli

L'analisi di Daniela Coli sul post Brexit

Non è ancora chiaro come Brexit cambierà l’Ue e i rapporti con gli Stati Uniti, perché la propaganda di Brexit è tutta incentrata sul divorzio dall’Ue, recupero di sovranità, etc., ma la ragione profonda di Brexit risulta chiara dal tweet di James Barr.

Barr è lo storico britannico più importante del rapporto Uk-Usa e Uk-Francia col Medio Oriente. Dopo A Line in the Sand sulla rivalità anglo-francese dopo il trattato Sykes-Picot, Lords of the Desert: Britain’s  Struggle with America to Dominate the Middle East è essenziale per capire la lotta tra Uk e Us in Medio Oriente nel secondo dopoguerra, una lotta condotta dagli inglesi per salvaguardare il proprio interesse non solo contro l’Unione Sovietica, ma anche contro l’alleato ufficiale.

Come avverte il tweet di Barr, è durante la guerra in Iraq che l’Uk ha compreso di non avere influenza diplomatica sugli Stati Uniti. Ovviamente non aveva influenza diplomatica perché la guerra era diretta dagli Usa, senza i quali neppure sarebbe stata possibile la guerra, e di non potere più negoziare a livello globale presentandosi come la potenza capace di influenzare gli Usa.

Le prime mosse del governo di Boris Johnson, il leader di Brexit, in politica estera sono state permettere l’accesso a Huawei nel 5G in Uk in polemica con gli Usa, spaccando i mitici Five Eyes, senza contare la delusione di Trump con l’Uk per l’Iran perché Uk, Francia e Germania rimangono impegnate nel sostegno del JCPOA. E se va in porto la vendita di British Steel al gruppo cinese Jingye, per cui la Francia deve dare l’approvazione, si capisce, come avverte il Telegraph, che le alleanze britanniche in politica estera si modificheranno. Nessuno vuole rompere con gli Us, ma avere più influenza.

Ci sono problemi anche per l’accordo commerciale Uk-Usa in quanto i media britannici rimarcano che gli Usa cambierebbero i prezzi dei farmaci accordati al sistema sanitario britannico. Adesso sono estremamente bassi. L’insistenza dei media sul sistema sanitario dipende dal fatto che la difesa del sistema sanitario unifica tutti i britannici: nessuno vuole modificarlo.

È chiaro che se l’Uk diventasse una semplice colonia americana perderebbe qualsiasi potere di influenza sull’America. Se si consegna completamente agli Usa perderebbe tutti quei vantaggi che ancora ha in Medio Oriente: per esempio, la base in Oman e il controllo dell’Oman, molto importante per lo Stretto di Hormuz, ma anche per nei rapporti Arabia saudita-Iran e in quelli tra Asia e Medio Oriente. Nei confronti dell’Ue, l’Uk ha sempre detestato l’EU28 perché incapace di coordinare politica estera e militare. È ovvio che la politica estera europea non possono deciderla ventotto paesi. Per questo è nato l’E3, il trio Uk-Francia-Germania, con l’offerta tedesca all’ Uk di dirigere la politica militare dell’Ue.

Adesso sono in corso negoziati per un trattato Uk-Germania. Ne ha dato notizia domenica il Times: Tom Tugendhat, presidente della Commissione Affari Esteri britannica e il suo omologo tedesco Norbert Röttgen, hanno lanciato il trattato di amicizia anglo-tedesca e il primo dibattito pubblico sarà il 24 marzo nella sede dell’Associazione anglo-tedesca fondata nel 1951.

Pochi giorni prima di Brexit il ministro della difesa tedesca Kramp-Karrembauer (AKK), che succederà a Merkel nella guida della Cdu, si era incontrata col ministro della difesa britannico Ben Wallace e aveva proposto all’Uk la direzione militare dell’Ue. La notizia è passata inosservata dai media italiani, che in generale rimarcano lo scontro tra Uk e Ue.

Wolfgang Münchau sul Financial Times del 3 febbraio parla di nuovo di Europa a due velocità. Münchau divide l’Europa in centro e periferie e l’Italia fa parte delle periferie. L’euro può diventare competitivo col dollaro se perde le zone deboli, da qui l’idea già annunciata dal Münchau in passato di un’Italia che rimane in Ue ma senza l’euro, un’idea che non dispiace al Corriere, ma che potrebbe rivelarsi una chimera, come altre.

Teniamo presente che Marine Le Pen dal maggio 2017 ha tolto dalla sua agenda Frexit e il ritorno al franco. Inoltre un’eventuale secessione e indipendenza della Scozia, potrebbe incoraggiare altre secessioni dagli stati nazionali europei attuali: non solo la Catalogna, ma anche il Veneto, la Lombardia, etc. Per ora, non è prevista una secessione della Scozia, Sturgeon è una populista intelligente, come Johnson, ma agli inglesi è sempre piaciuta un’Europa federale che scomponesse gli stati nazionali.

L’accordo fatto da Johnson con l’Ue prevede la frontiera dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, non la Repubblica d’Irlanda che rimarrà nell’unione doganale europea e nell’Ue. Johnson è piaciuto molto ai negoziatori Ue perché chiaro e deciso, e l’accordo è stato veloce. Da come si è risolta la questione del confine irlandese, impossibile a risolversi con Theresa May, si comprende che l’Uk non ha pulsioni aggressive con l’Europa, perché l’Irlanda è per la Gran Bretagna come la Sicilia per l’Italia.

La propaganda di Brexit è stata nazionalista e antiUe, ma dobbiamo tenere presente che i britannici sanno bene di avere perso l’impero perché sono stati gabbati dagli alleati americani, un po’ come l’Italia sa di avere perso la Seconda guerra mondiale, ma si è inventata di averla vinta con la Resistenza. È chiaro che l’Uk aumenta il potere di influenza con gli Stati Uniti se dirige la politica estera e militare europea, mentre da sola ne risulterebbe schiacciata.

Per l’uscita reale del Regno Unito dall’Ue e l’accordo con l’Ue dobbiamo aspettarci il teatro a cui abbiamo assistito nei tre anni precedenti il governo Johnson. Si parla di un accordo simile a quello del Canada, ma anche col Canada sono occorsi vari anni.

L’accordo commerciale Ue-Canada prevede i controlli alle frontiere, ma il Canada segue le regole “geografiche” europee per le quali se vuole comprare prosciutto di Parma può acquistarlo solo dall’Italia e se vuole camembert può acquistarlo solo dalla Francia. I media italiani parlano di scontro inevitabile tra Ue e Uk, di hard Brexit, di Uk fuori dall’Ue, ma il Regno Unito segue ancora le norme dell’Ue e firmare accordi bilaterali con ogni stato del globo sarebbe un’impresa impossibile, come ha affermato l’economista breexiter del Telegraph Jeremy Warner in quanto il Regno Unito dovrebbe avere il Pil dell’Ue più quello degli Us e dell’India.

Occorre dunque realismo. È interessante che Roger Cohen, importante editorialista del New York Times, molto arrabbiato con Brexit, abbia rimproverato all’Uk di avere dimenticato di avere liberato l’Europa solo con l’aiuto dell’America.

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