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Saarland

Cosa si agita nella politica tedesca

Domenica in Germania si torna a votare, nella piccola regione del Saarland. È il primo voto dopo la formazione del governo e si annuncia una vittoria per l'Spd e una sconfitta cocente della Cdu. Il punto di Pierluigi Mennitti

 

Il primo ribaltone di governo regionale dalla formazione del nuovo governo federale è ormai alle porte. Questo fine settimana si torna alle urne nel piccolo Saarland, la regione sudoccidentale al confine con la Francia, che per lungo tempo ha funto da sismografo per successive evoluzioni politiche nazionali. Questa volta, a detta dei sondaggi, sarà il contrario e il futuro governo del Land seguirà la tendenza che ha portato sei mesi fa a Berlino Olaf Scholz alla cancelleria.

Gli istituti demoscopici sono tutti concordi, tanto da non lasciare grandi spazi alla fantasia di possibili sorprese. I socialdemocratici spodesteranno anche a Saarbrücken la Cdu dalla guida del governo e, se lo vorranno, potranno replicare in piccolo la stessa coalizione nazionale con Verdi e liberali. L’alternativa sarebbe una Grosse Koalition con la Cdu a guida Spd.

Più che i numeri assoluti dei sondaggi, che già dicono tanto, impressionano le tendenze rispetto al voto precedente di cinque anni fa, praticamente speculari per i due partiti più grandi. L’Spd guadagnerebbe oltre 11 punti, passando dal 29,6% del 2017 al 41%. La Cdu ne perderebbe quasi 13, crollando dal 40,7% di cinque anni fa al 28%. Per il resto in aumento Verdi e liberali, comunque lontani dai successi nazionali (al 5,5% i primi al 5% i secondi, quindi in bilico sulla soglia di ingresso al parlamentino, cosa che rende incerta la previsione sulla composizione del prossimo governo), praticamente stazionaria la destra nazionalista di Afd (al 6,5%) e crollo verticale anche per la sinistra della Linke, dal 12,8 al 4% (quindi fuori dall’assemblea). La caduta della sinistra radicale è dovuta soprattutto all’uscita di scena del carismatico leader regionale Oskar Lafontaine, l’ex ministro delle Finanze socialdemocratico che passò alla Linke qualche anno dopo la rottura con Gerhard Schröder nel 1999.

Questo ultimo elemento (l’importanza di un personaggio carismatico per la tenuta di un partito) conferma la qualità del voto di domenica 27 marzo. A dispetto dei temi internazionali (guerra in Ucraina, sicurezza energetica) che anche in Germania hanno conquistato nelle ultime settimane l’attenzione dell’opinione pubblica, gli analisti degli istituti di ricerca sottolineano come il voto sarà deciso da risposte a questioni locali.

Non la reazione del governo di Berlino all’attacco militare di Putin o ai problemi di rifornimento energetico muoveranno gli elettori del Saarland, ma questioni come la modernizzazione della burocrazia amministrativa o i programmi per il rilancio del lavoro in una regione che ancora soffre le conseguenze della de-industrializzazione. “Questo voto non sarà un giudizio sull’operato della coalizione semaforo”, ha detto alla Frankfurter Allgemeine Zeitung Matthias Jung, direttore del Forschungsgruppe Wahlen.

A tirare un respiro di sollievo è soprattutto il nuovo leader della Cdu Friedrich Merz. Tecnicamente questo voto costituisce la sua prima prova elettorale da quando ha conquistato la guida del partito post-merkeliano, ma nessuno gli attribuirà la responsabilità della débâcle. Certo, se le previsioni saranno confermate, la sconfitta sarà molto pesante e si potrà almeno dire che la sua ascesa non sarà riuscita finora a contenere la caduta libera della Cdu.

Nelle dichiarazioni della vigilia si nota una chiara rassegnazione fra i dirigenti cristiano-democratici e il tentativo di ribaltare tutte le colpe sulle gracili spalle del Ministerpräsident uscente Tobias Hans. Merz e il suo gruppo dirigente già guardano però ai prossimi appuntamenti, che si annunciano più favorevoli. Fra poco più di un mese si voterà per due altre regioni, dal peso specifico molto più rilevante del piccolo Saarland: l’8 maggio in Schleswig-Holstein e soprattutto il 15 maggio in Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania. In entrambe le regioni la Cdu conta il presidente uscente e i sondaggi indicano una sicura prevalenza dei centristi sull’Spd, rispettivamente di 13 e di 5 punti.

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