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Draghi

Cosa (non) ha detto Zelensky e cosa ha promesso Draghi

Il punto di Andrea Mainardi

 

Parlamento tutto in piedi, lungo applauso. Molte assenze – del resto annunciate – degli onorevoli “distinguo”. Volodymyr Zelensky, per la prima volta nel suo tour tra i Parlamenti, non ha fatto alcun riferimento storico.

Al Congresso degli Stati Uniti ha paragonato la sua situazione a Pearl Harbor e all’attacco alle Torri Gemelle e ha citato Martin Luther King. Al Parlamento britannico ha menzionato Churchill e la guerra vissuta dai londinesi nei rifugi. Al Canada la possibilità che Vancouver venga bombardata con missili. Al Bundestag ha evocato i muri. A Gerusalemme ha affrontato il paragone più ardito: la soluzione finale, l’Olocausto.

In Italia ci si attendevano paragoni con fascismo e resistenza. Ha evitato.

E non ha parlato – a differenza degli altri discorsi – di no-fly zone. Ha ben compreso quanto la richiesta sia irricevibile dall’occidente, timoroso che il passo trascinerebbe verso una terza guerra mondiale. Altra immagine glissata.

Ma non ha rinunciato a invocare aiuti che, come gli ha subito dopo garantito Mario Draghi, sono anche “aiuti militari” a favore della resistenza ucraina.

Ancor di più, dando conto di una di poco precedente telefonata con Papa Francesco, Zelensky dice di aver riferito la difficile situazione umanitaria, di lavorare per una soluzione diplomatica per la pace. Ma ha precisato – al Papa e al nostro Parlamento – che “il nostro popolo è stato costretto a trasformarsi in un esercito a causa dello spargimento di sangue sparso dall’esercito nemico”.

In un discorso limato, molto diplomatico, il presidente ucraino ha fatto un accenno emotivo all’Italia, chiedendo di pensare a un città come Genova, se fosse aggredita, annientata, i suoi cittadini scacciati come accade a Mariuopol: “Marioupol distrutta, è come se Genova fosse stata completamente distrutta”.

Zelensky ha detto ai parlamentari italiani che la guerra russa contro il suo Paese sta mettendo a rischio l’Europa, i suoi valori di libertà e democrazia. L’aggressore è noto e va sconfitto. “Conoscete bene gli ucraini, sapete che è un popolo di pace. Sapete chi ha voluto la guerra!”.

Se non ha fatto cenni storici all’Italia, significativi sono quelli ala sua umanità e generosità; con esempi concreti e prossimi. Dell’Italia all’Ucraina nell’accoglienza dei profughi – già 70mila, di cui 25mila bambini ospitati, molti curati negli ospedali. Ha ricordato che proprio in Italia è nato il primo bambino ucraino da una madre fuggita dalle bombe. Immagine potente del cambio di narrativa. Ma se esce dal copione lo spettro della terza guerra mondiale, non manca un vigoroso paragone di un Putin che si comporta con l’Ucraina, e può farlo verso altri Paesi europei, come fecero i nazisti.

Per questo invoca maggiori sanzioni, una pressione più efficace. Lo fa rammentando quanto i miliardi che la Russia incassa per le sue forniture energetiche, vengono spesi per la guerra. Lo fa dicendo che i campi di mais e frumento sono oggi bombardati, che le esportazioni ucraine di queste materie prime vitali, essenziali per l’occidente, Italia compresa, sono compromesse. A causa di uno solo.

Il premier Draghi nel suo breve intervento assicura le sanzioni, gli aiuti, anche militari, l’impegno a costruire una indipendenza energetica dalla Russia, tessendo altri rapporti. E conferma l’impegno del suo governo affinché l’Ucraina possa entrare nell’Unione europea.

Molti commenti a caldo attribuiscono i toni differenti usati da Zelensky con il Parlamento italiano come effetto della sua precedente telefonata con il Papa. Ma ovviamente il presidente ucraino si ripresenta in tenuta militare, da comandante addirittura di tutto un popolo che ormai si è fatto esercito resistente all’invasore.

Il messaggio visivo di un uomo giovane, che parla a livello degli occhi dal campo di battaglia in un senso di urgenza c’è tutto a Roma, come lo era domenica a Gerusalemme, e come lo era prima ancora. Se Putin, che siede al Cremlino, irradia potere, Zelensky cerca di evocare calore e attirare simpatia.

Dimostra di conoscere l’Italia, meno sensibile all’argomento militare rispetto a Washington e Gerusalemme, quanto più simpatetica alle immagini di accoglienza e soccorso. Ricettiva al ragionamento di un attacco russo all’intero occidente. Che è in fondo l’argomento avvallato dal Patriarca ortodosso di Mosca nel giustificare “l’operazione speciale” di Putin come tutela dalla secolarizzazione, dal presunto degrado occidentale. Inserendo la guerra – ha detto Kirill – in una dimensione “metafisica” di lotta contro le “forze del male” che per il Patriarca sono gli oppositori di Mosca in Ucraina.

Rivolgendosi al Parlamento italiano, come ad altri parlamenti, Zelensky pone domande e offre immagini. Lo aveva fatto al Parlamento canadese. Zelensky si era rivolto al suo omologo, Trudeau: “Justin, immagina che tu e i tuoi figli sentiate queste bombe intorno a voi, te lo immagini?”. Pensate Genova ridotta come Mariupol – ha detto ai parlamentari italiani – Ma pensate anche che il primo bambino ucraino nato da una madre in fuga dalle bombe è nato proprio in Italia.

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