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Renzi

Cosa farà Italia Viva di Renzi in Senato?

Parole, mosse e sfide di Italia Viva di Renzi Nelle ultime ore che precedono lo showdown si tentano strategie disperate. Lo zoccolo duro della vecchia maggioranza, 5 stelle, Pd e Leu alternano appelli alla responsabilità degli altri, con la critica sempre più dura nei confronti di Italia Viva. Con Matteo Renzi né Giuseppe Conte, né…

Nelle ultime ore che precedono lo showdown si tentano strategie disperate. Lo zoccolo duro della vecchia maggioranza, 5 stelle, Pd e Leu alternano appelli alla responsabilità degli altri, con la critica sempre più dura nei confronti di Italia Viva. Con Matteo Renzi né Giuseppe Conte, né Nicola Zingaretti, per non parlare dei vari portavoce dei 5 stelle, non sembrano disposti a prendere insieme nemmeno un caffè.

Per contro il Senatore di Rignano insiste su quella strategia che lo aveva portato ad aprire la crisi. Nulla di personale nei confronti del Presidente del consiglio. Disponibile a votare tutti i principali provvedimenti del vecchio/nuovo governo, a partire dal prossimo scostamento di bilancio. Quello che richiede la maggioranza assoluta dei rappresentanti del Senato. Quei 161 voti che sembrano ormai una chimera irraggiungibile.

No problem: assicurano gli esperti. O presunti tali. Si può ipotizzare una strategia che punti, almeno all’inizio, su un governo di minoranza. Qualche precedente in materia è stato pure trovato. L’idea è quella di comprare il tempo. Uscire indenni dalle aule del Senato. E, quindi, tentare di ricostruire, nei mesi successivi, quella maggioranza che sembra essersi sciolta come neve al sole. Non essendo stato possibile convincere quella schiera di “responsabili” o di “costruttori” che sembrava essere a portata di mano.

Venuto meno il lavoro dei vari Mastella – “siamo responsabili, ma non fessi” – il re si è trovato all’improvviso senza vestiti. Ma soprattutto senza una reale base d’appoggio. Ed ecco allora scendere in campo le teste d’uovo. Non ti preoccupare – hanno detto rivolti al premier – faremo un appello a tutte le forze europeiste. E vedrai l’adesione sarà massiccia. Grazie al lavoro di massoni, barbe finte, cardinali, guardie di finanza ed amici di studio, come ha scritto Massimo Giannini direttore de La Stampa. Abbiamo bisogno solo di tempo. Tempi per “asfaltare” – parole di Rocco Casalino – l’odiato Renzi.

Strategie costruite sull’acqua. Il cui presupposto dovrebbe essere la resa del leader di Italia Viva. Che, per altro, aveva già dichiarato di essere disposto ad astenersi sul voto di fiducia, che seguirà alle dichiarazioni del Presidente del consiglio. Lo aveva fatto nella speranza di introdurre un po’ di distensione. Forse si aspettava un ammorbidimento dei toni. Ed invece da Nicola Zingaretti ad Andrea Orlando; da Luigi Di Maio a Vito Crimi e Alfonso Bonafede, per non parlare di Alessandro Di Battista, è stato un continuo tambureggiare di aspre reprimende.

Lo stesso Davide Sassoli non ha saputo resistere al richiamo della foresta, venendo meno a quel ruolo super partes che dovrebbe far parte dei comportamenti del Presidente del parlamento europeo. Che effetto avrà tutto questo su Matteo Renzi, dalle cui decisioni dipende l’evolversi della crisi? Logica avrebbe voluto che si smorzassero i toni: ramoscelli d’ulivo, invece di raffiche a mitraglia. Approfittando delle dichiarazioni concilianti del leader di Italia Viva.

Nel voto di martedì, il gruppo si asterrà. Ma questo gesto di buona volontà non sarà sufficiente. Per le regole del Senato, infatti, diversamente da quelle vigenti a Montecitorio, la semplice astensione non basta. Equivale a voto contrario. Gli astenuti, infatti, sono conteggiati tra i presenti. E la maggioranza, necessaria per consentire a Giuseppe Conte di tessere la tela del suo futuro programma, si calcola sui presenti. Che inglobano anche gli astenuti. Ergo: la soglia dei 161 voti non si abbasserà.

Naturalmente la regola può essere aggirata, anche facilmente. Matteo Renzi può sempre decidere di uscire dall’Aula insieme a tutto il suo gruppo. Consentendo così a Conte di sopravvivere, come governo di minoranza. Lo farà? E con quale coerenza, dopo il grande casino e le polemiche roventi di questi ultimi giorni? Soprattutto qualcuno glielo ha chiesto, ricorrendo a quei modi urbani che si dovrebbero tenere sempre, invece di ricorrere ai ceffoni? Soprattutto quando si è costretti a chiedere un piacere.

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