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Istituto Cybersicurezza

Conte, Trump, Vecchione, Renzi, Biden e i Servizi: fatti, scazzi e domande

Che cosa succede davvero tra Conte e Renzi sui Servizi? Fatti, nomi e ricostruzioni

 

“E’ oggi ancora più urgente che Conte deleghi la gestione dei Servizi e che “si faccia chiarezza” su quanto accaduto nell’estate 2019, con la visita in Italia di William Barr, Attorney General di Trump. Lo dicono fonti Iv, ricordando che quando emerse la vicenda e i possibili legami col Russiagate, Renzi chiese al premier di riferire al Copasir. “Non è un capriccio o un fatto di poltrone chiedere che Conte lasci i Servizi. Ci sono questioni prioritarie, come vaccini e scuole, ma i fatti di Washington testimoniano che la sicurezza nazionale e’ tema centrale. Non possiamo non notare che Conte nel commentare quei fatti non ha citato Trump””.

Questo lancio Ansa di ieri è il punto più alto toccato dal forcing di Matteo Renzi – ringalluzzito vieppiù dopo l’elezione di Joe Biden negli Stati Uniti – contro il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Il premier italiano incontrò a metà agosto del 2019 il ministro della Giustizia Usa, William Barr, con il capo del Dis, Gennaro Vecchione, il quale poi ha ordinato per iscritto (forse perché in via informale non aveva centrato l’obiettivo) ai vertici di Aise e Aisi di “aiutare” l’amministrazione Trump nella contro-inchiesta sul Russiagate che stava seguendo Barr.

Il 4 ottobre 2019, i vertici di Aise e Aisi si smarcarono, non solo da Conte ma anche dal capo del Dis Gennaro Vecchione, facendo trapelare all’Ansa, una delle maggiori agenzie di stampa italiane, che all’incontro con Barr e il procuratore Durham i direttori Luciano Carta e Mario Parente avevano partecipato perché “convocati per iscritto” da Vecchione, messo alla guida dell’Intelligence italiana proprio dal premier. Nessun nastro di Mifsud, nessun elemento o dossier relativo al professore maltese frequentatore della Link University le nostre autorità di sicurezza, avrebbero fornito agli inviati di Trump, contrariamente a quanto riportato da The Daily Beast. Si sarebbe trattato di “un semplice incontro di cortesia”, in cui i nostri 007 “si sono limitati a spiegare che non sanno nulla di che fine abbia fatto Mifsud” e che “per qualsiasi richiesta la strada più idonea da seguire è quella dei canali ufficiali, tramite rogatoria”.

Finora, comunque, le ricostruzioni e le interpretazioni della missione di stampo trumpiano con l’avallo di Conte in Italia vertevano su una domanda: che cosa l’amministrazione americana dell’epoca voleva svelare e far emergere su Servizi, Mifsud e Link University?

Oggi c’è però chi si chiede: volevano svelare oppure coprire? E che cosa?

L’interrogativo nasce dalle informazioni contenute in un articolo pubblicato da Linkiesta e tornato in auge ieri in ambienti renziani.

Si legge: “Il contro-spionaggio italiano ha da tempo aperto un file sulla Link, l’università teatro della scomparsa di Joseph Mifsud il professore maltese tra gli attori principali dell’inchiesta sul Presidente Usa Donald Trump. Il report composto dalla divisione dell’AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna) che si occupa di controspionaggio è datato 2016 e viene aperto, sulla base del racconto di una fonte del Servizio, poco prima del capolavoro diplomatico di Mifsud, l’accordo tra la Link e l’università moscovita Lomonosov. La data è importante perché è grazie a quell’accordo che la Link si avvicina al mondo putiniano e a una serie di personaggi di nazionalità russa molto importanti. A partire da Ivan Timofeev, figura chiave del Russiagate: secondo l’inchiesta Mueller proprio a lui Mifsud si rivolge per creare il contatto con l’entourage di Trump come promesso a Papadopoulos, responsabile per la campagna presidenziale dei contatti con l’estero”.

“La Link – sottolinea Nicola Biondo su Linkiesta – diventa così oggetto di investigazione della divisione più delicata del AISI quella che indaga sui tentativi di spionaggio all’interno dei confini nazionali. Con un gigantesco problema che oggi potrebbe far scoppiare una polemica senza precedenti. Agli 007 basta davvero poco per rendersi conto che la Link viene frequentata da parlamentari, del Pd e del Movimento e dagli stessi capi dei servizi. Sono gli anni in cui il partito italiano filo-Putin mette radici ed è trasversale. Sono gli anni delle visite di folte delegazioni a Mosca del M5S e della Lega. Ma anche di Renzi che prima promette a Putin di impegnarsi per la fine delle sanzioni e poi rompe con Mosca dopo una burrascosa telefonate del 2 novembre in cui accusa Putin di invadere con le sue tv satellitari il web italiano di fake-news”.

Da questo spaccato dettagliato si rileva di fatto una sorta di guerra interna ai Servizi, in cui tutti controllano tutti, o forse tutti spiano tutti.

Biondo aggiunge altre informazioni: “Nel corso degli anni alla Link mettono piede i vertici degli apparati, dal Capo del DIS Vecchione, voluto fortissimamente da Conte pur senza alcuna esperienza di intelligence, a Bruno Valensise, oggi numero due del Dis ed ex-direttore dell’Ufficio centrale per la segretezza, tra i più delicati dell’AISI perché che rilascia i Nulla osta di sicurezza, sorta di patenti che attestano il grado di affidabilità per aziende e singoli cittadini oltre che ovviamente per esponenti di governo e ufficiali delle forze dell’ordine”.

Conclude Linkiesta: ci si “domanda che all’interno dei servizi in molti si fanno: «Perché i nostri capi frequentano la Link se essa è oggetto di un’inchiesta degli stessi servizi?». La risposta è banale e sconcertante: per fare passerella, per stringere rapporti politici, per fare carriera”.

Ma che cosa sta succedendo oggi a Palazzo Chigi?.

Conte sta operando nello stretto ambito della legge 124 del 2007 che regola il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. All’articolo 3 si norma che “Il Presidente del Consiglio dei ministri, ove lo ritenga opportuno, può delegare le funzioni che non sono ad esso attribuite in via esclusiva soltanto ad un Ministro senza portafoglio o ad un Sottosegretario di Stato, di seguito denominati «Autorità delegata»”.

Dunque Renzi starebbe insistendo perché Conte nomini una figura che, in realtà, non potrebbe fare nulla autonomamente, essendo le attribuzioni di Conte in via esclusiva la direzione e la responsabilità della politica dell’informazione per la sicurezza, l’apposizione e la tutela del segreto di Stato, la nomina e la revoca del direttore generale e dei vice direttori generali del DIS e delle Agenzie, e soprattutto la determinazione dell’ammontare annuo delle risorse finanziarie destinate all’intelligence. Dunque, l’Autorità delegata sarebbe più un ficcanaso che altro, a meno che la scelta non dovesse ricadere su elementi di grande fiducia del premier (in questo momento rappresentati dal solo Vecchione), come avvenne nel lungo periodo di esercizio della delega da parte di Gianni Letta.

Il mondo dei Servizi considerato legato al leader di Italia Viva è effervescente. Valerio Blengini, già vice direttore dell’Aisi, per circa un decennio capocentro dei nostri 007 a Firenze, dove entrò in grande confidenza con componenti del Giglio magico di Renzi. Nel dicembre 2019, Blengini è – secondo il Giornale di Sicilia – indagato dalla Procura di Caltanissetta per false informazioni al pm nell’ambito della mega inchiesta nata a conclusione del processo al “sistema Montante” sull’ex leader di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, condannato a 14 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Alla fine del processo celebrato col rito abbreviato, il gup dispose la trasmissione degli atti ai Pm per valutare le posizioni di Blengini e del suo superiore, Mario Parente.

Come termina la storia? Nel giugno 2020, Parente viene prorogato di un ulteriore anno con un decreto legge con cui si modifica la 124 e Blengini viene pensionato con la comunicazione di chiusura delle indagini.

Alla fine, sorge più di un interrogativo: vista la vittoria di Biden e il tramonto di Trump, Renzi ora preme perché Conte condivida la delega ai Servizi, possibilmente non con una persona di sua fiducia, per far scoperchiare i veri obiettivi della missione trumpiana dell’epoca o cerca di avere un ruolo sulle prossime nomine nei Servizi? Oppure: quanto è veramente importante l’affaire Mifsud rispetto a situazioni “nostrane” trattate dal controspionaggio dell’Aisi (e note a Conte) nel corso delle verifiche effettuate sulle frequentazioni della Link da parte di politici italiani, come ha affermato Linkiesta?

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