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Serbia Cina

Come si rafforza la sinergia tra Serbia e Cina

La Serbia è uno dei cavalli di Troia di cui la Cina si sta servendo per entrare nel cuore dell’Europa. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Il fatto che la Serbia cerchi una difficile bilanciamento tra Unione Europea, Cina e Russia come indicato dall’agenzia di stampa Reuters costituisce una costante delle sue scelte politiche attuali. Tuttavia il dato interessante è quello relativo alla sinergia che si è concretizzata tra la Cina e la Serbia.

Che la Serbia costituisca infatti uno dei cavalli di Troia di cui la Cina si sta servendo per entrare nel cuore dell’Europa è indubbio. La Serbia infatti costituisce uno dei tasselli fondamentali della strategia del dragone e cioè della Nuova Via della Seta. Il paese rappresenta infatti uno snodo di terra vitale nel contesto geopolitico balcanico, soprattutto sul piano infrastrutturale ,per portare a compimento la nuova Via della Seta.

Proprio a partire dal 2013 l’infrastruttura ferroviaria Belgrado-Budapest — la Exim Bank of China coprirà l’85% dei costi di costruzione — rappresenta infatti uno strumento indispensabile nel contesto della progettualità cinese per entrare nel centro Europa, progetto questo che avuto la sua data di inizio quando la Cina ha acquisito nel 2017 tutti i più importanti terminal del porto del Pireo in Grecia attraverso la compagnia statale Cosco.

Nel lungo periodo, lo scopo è certamente quello di collegare il porto greco del Pireo, già controllato da Pechino, all’Europa centrale, passando attraverso i Balcani occidentali.

Un discorso analogo deve essere fatto anche per l’Ungheria: la Cina infatti vuole fare diventare l’Ungheria uno dei centri di distribuzione più importanti di prodotti cinesi nell’Europa centro-orientale facendo leva sulle debolezze della Ue.

Se già a partire dal 2014 la partnership strategica tra Serbia e Cina si era concretizzata attraverso l’acquisto di sistemi di sorveglianza prodotti da Huawei, il rafforzamento della sinergia strategica fra Cina e Belgrado ha raggiunto il suo apice certamente nell’aprile del 2019 quando il presidente serbo Aleksandar Vucic ha firmato gli accordi con il presidente cinese
prendendo parte in un secondo momento al forum di Pechino consacrato alla Belt and road iniziative.

Ora, che Pechino attui la sua strategia guardando con estrema attenzione alla carta geografica secondo un’ottica squisitamente geopolitica costituisce una dato di fatto. Come non vi è alcun dubbio sul fatto che la Cina si muova sullo scacchiere mondiale individuando quelli che sono i suoi impellenti bisogni per salvaguardare il suo interesse nazionale e consolidare la sua proiezione di potenza economica.

Proprio in questa ottica deve essere vista letta l’acquisizione delle acciaierie serbe della Zelezara di Smederevo nell’aprile del 2016 al prezzo di 46 milioni di euro.

Un altro rilevante tassello del progetto cinese è la presenza della Bank of China a Belgrado a seguito dell’accordo del 18 novembre 2016 in presenza della governatrice della Banca nazionale serba e del ministro delle finanze.

Sotto il profilo strettamente politico investimenti investimenti di tale portata hanno consentito alla Cina, unitamente alla Russia, di difendere le ragioni della indipendenza serba presso il consiglio di sicurezza dell’Onu. Non dimentichiamoci infatti che proprio la Russia e la Cina furono i più risoluti oppositori all’intervento della Nato in Kosovo.

Il rafforzamento dunque della presenza russo-cinese nei Balcani — si veda a tale riguardo il ruolo determinate giocato da Mosca nel settore militare ed energetico in Serbia — può essere letta anche come un tentativo di limitare e/o contenere l’espansione della Nato a est.

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