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Pd

Come nascono (e che sbocchi avranno) le convulsioni della sinistra in Europa

L’analisi di Lodovico Festa sulla sinistra europea Ilvo Diamanti legge in alcuni risultati delle ultime amministrative in Puglia, ad Ancona, a Teramo, a Brescia e in altre città, una persistenza del carattere tripolare del sistema politico italiano. I ballottaggi in effeti per l’elezione dei sindaci attenuano la crisi profonda del Pd perché tra liste civiche,…

Ilvo Diamanti legge in alcuni risultati delle ultime amministrative in Puglia, ad Ancona, a Teramo, a Brescia e in altre città, una persistenza del carattere tripolare del sistema politico italiano. I ballottaggi in effeti per l’elezione dei sindaci attenuano la crisi profonda del Pd perché tra liste civiche, carattere gassoso del movimento grillino, imperfetta maturazione politica del centrodestra, mascherano la portata di fondo dei risultati.

La sostanza, però, resta comunque evidente: gli eredi del partito comunista e della sinistra dc registrano un distacco profondo dai ceti popolari e medi che li hanno votati per decenni. Perdere a favore dei grillini Imola, dove i comunisti avevano un ruolo politico consistente sin dal 1921, significa che si sono seccate le proprie radici ed è questo il dato principale sul quale oggi si deve riflettere.

Come si è arrivati a questo punto? Siamo di fronte a un classico esempio di quel fenomeno che Karl Marx chiamava del “morto che afferra il vivo”. Un ceto politico che ha avuto una sua base sociale e una sua razionalità nella storia dell’Italia, da dopo il 1992 si è autonomizzato rispetto alle proprie origini e ha sostituito le sue ragioni di fondo con un comando garantito non più anche ( o prioritariamente) dal “basso” ma essenzialmente e solo dall’”alto”: per una lunga fase grazie innanzi tutto al sostegno di aree ampie della magistratura e all’appoggio di un establishment tradizionalmente elitista (è così sin dal 1861 peraltro), poi man man contando sempre di più su sistemi di influenza internazionale, e avendo come referente sociale quella sorta di una borghesia compradora (termine con il quale all’inizio del Novecento si indicavano i settori di società cinese, sudamericana e in seguito di altre aree del mondo che facevano affari con soggetti stranieri svendendo interessi strategici nazionali) solidamente radicata nelle aree di collegamento tra politica ed economia italiane.

Il tutto reso possibile anche per la diffusione (e autodiffusione) di teorie razziste sugli italiani (brutti, sporchi, meschini, scrocconi, vomitevoli, lebbrosi, ignoranti, da sottoporre senza remissione a vincoli esterni che li castighino) radicate soprattutto grazie alla contrapposizione tra la redentrice cultura luterana e quella corrotta cattolica. E condito anche dalla ridicola lotta contro un immondo sovranismo, sostenuta attraverso il rapporto innanzi tutto con due tra gli Stati più sovranisti del mondo (la Francia e la Cina).

La gestione della politica “dall’alto” da parte della sinistra italiana ha avuto il suo apogeo tra il 2011 e il 2016 grazie all’asse Angela Merkel-Barack Obama che riteneva come i processi politici globali fossero risolvibili rimandando le questioni fondamentali, limitandosi a destabilizzare le possibili opposizioni soggettive e sostituendo alle soluzioni necessarie palate di retorica politically correct. La fine dell’asse del “rinvio coperto da retorica” ha fatto esplodere la sinistra italiana così come la fine di Napoleone Bonaparte segnò anche quella di Gioacchino Murat e del suo riformismo napoletano.

La premessa che le persone al fondo siano imbecilli e non riescano a cogliere quel che a loro sta succedendo (oggi sublimamente teorizzata con la formula che il “malessere degli italiani non esiste ed è puramente percepito”) si è rivelata per l’ennesima volta catastrofica per chi l’ha professata: una società quando ha élite gaglioffe come le nostre può anche impazzire nelle sue reazioni ma non si riesce ugualmente a truffarla nella comprensione dei processi di fondo che sta subendo e che sono del tipo che abbiamo descritto.

Questo è il contesto che ha messo in crisi il Partito democratico e svuotato l’eredità di due culture politiche poderose come quella ex comunista e ex sinistra Dc. Ora assistiamo ad alcuni tentativi insensati di ricostruire la sinistra copiando un modello quello macroniano (in sé peraltro fragile e comunque scarsamente di sinistra) che funziona perché fondato su un progetto di egemonia quasi imperialistica, su uno stato come quello francese, su un establishment e una borghesia laici con salde radici messe innanzi tutto durante la fase bonapartista. E’ un modello che alla fine non può funzionare neanche in Spagna dove però i Ciudadanos possono almeno contare su uno Stato ben più solido anche in economia di quello italiano.

Sulla base di questa ispirazione l’idea di un fronte antipopolare (il popolo è scemo e dunque vogliamo un’Italia libera dagli italiani) ha un tale grado di insensatezza che l’avverte persino Michele Serra sul Venerdì di Repubblica. La cosiddetta alleanza repubblicana che scimmiotta quella francese diventa in questo contesto di fatto un’alleanza repubblichina il cui unico chiaro elemento programmatico finisce per essere la subalternità ai sistemi sovranisti (in specie francesi) degli altri. Persino Guido Tabellini ha lanciato qualche grido di allarme in questo senso, e con ancor maggiore lucidità Carlo Jean ne ha descritto le nefaste conseguenze sul piano della sicurezza. Mentre si nota anche un qualche risveglio tra quegli industriali che non sono integralmente al seguito di quella borghesia compradora che prima abbiamo descritto.

Questa prospettiva lascia alla cosiddetta sinistra che l’ha sposata, l’unica speranza di poter tornare contare in qualche colpo di mano finanziario (più che le elezioni le decisioni dovrebbero essere regolate dalle Borse: questo è il nuovo viatico di certi progressisti). Secondo Thomas Friedman sul New York Times questa tendenza sarebbe inarrestabile perché vi sarebbe ormai una saldatura tale tra operai e industriali nell’Occidente sviluppato da far saltare tutte le antiche dialettiche tra destra e sinistra

Mah! Gran Bretagna e Grecia, Portogallo e Jean-Luc Mélenchon, i giovani Jusos che guardano alla Linke fanno intravedere un altro esito possibile: una resistenza senza eccessi protezionistici agli effetti più deleteri della globalizzazione che combini la difesa del circuito sovranità popolare – sovranità nazionale con l’attenzione alla solidarietà verso chi lavora e verso i giovani. Una prospettiva che in ogni caso ha bisogno più degli Stefano Fassina che dei Carlo Calenda.

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