È stata letta venerdì in videoconferenza dall’ambasciatrice finlandese Kauppi durante il dibattito generale del Consiglio Onu per i diritti umani (Unhrc) una dichiarazione congiunta di 31 paesi relativa all’Egitto nella quale si formula una denuncia durissima sia nella sostanza sia nella forma nei confronti della sistematica violazione dei diritti umani da parte dell’attuale regime egiziano.
Tra i 31 paesi che hanno firmato la dichiarazione vi è buona parte dell’Europa — e naturalmente Italia e Francia — ma anche gli Stati Uniti.
In questa dichiarazione si afferma sostanzialmente che l’Egitto non garantisce spazio alla società civile poiché attua procedure di intimidazione, vessazioni, arresti e detenzione; si sottolinea inoltre che la macchina della repressione egiziana determina restrizione della libertà di espressione e del diritto all’assemblea.
Si afferma altresì come la legge antiterrorista venga anche usata contro i critici del regime che manifestano pacificamente, contro gli attivisti, i giornalisti, i politici e gli avvocati. E come infine nei confronti dei difensori dei diritti umani lo Stato egiziano ponga in essere divieti di espatrio e congelamento dei beni oltre alla restrizione della libertà mediatica e digitale.
Scontato il sostegno che è stato espresso in un comunicato congiunto da parte di 20 associazioni che lottano per i diritti umani e fra queste Human Rights Watch e Amnesty International.
Ma la dinamica della politica internazionale legata alle questioni della sicurezza nazionale e anche internazionale, alle questioni economiche e a quelle di natura geopolitica poco ha a che fare con i sacri valori della democrazia e dei diritti umani.
Lo dimostrano dei semplici fatti.
Cominciamo da quello più recente. Neanche un mese fa l’attuale amministrazione americana ha venduto 168 missili tattici Raytheon per un valore complessivo di 197 milioni di dollari chiesti dalla marina egiziana allo scopo di salvaguardare i propri interessi nazionali sia presso le aree costiere del Mediterraneo e del Mar Rosso.
Per quanto riguarda la Francia e i suoi rapporti con l’Egitto ce ne siamo occupati lungamente su queste pagine.
Discorso analogo per quanto riguarda l’Italia.
Ma esiste anche un altro settore relativo alla sicurezza intorno al quale l’Italia ha costruito delle forti relazioni con l’Egitto fin dal 2016.
Proprio nel 2016 infatti Marco Minniti (Pd) in qualità di ministro dell’Interno inviava alle due Camere un dettagliato report sulle spese sostenute dal suo dicastero nel quale si sottolineava il ruolo e l’importanza della partnership con l’Egitto nel settore della sicurezza e della lotta all’immigrazione illegale e lo sviluppo di forme di collaborazione operativa con le competenti autorità di polizia dell’Egitto e della Turchia.
Il rafforzamento della collaborazione si è concretizzato anche nel settore della prevenzione e lotta al terrorismo, con un’attenzione particolare al fenomeno dei foreign terrorist fighters (FTF). Inoltre, sempre nel 2016, il ministro dell’Interno sottolineava come fossero stati organizzati 10 corsi in diversi istituti di istruzione della polizia di Stato per rafforzare la cooperazione tra Italia e Egitto.
A proposito dell’Egitto, il ministro sottolineava come nel luglio del 2016 fossero stati posti in essere, presso lo stabilimento di Frosinone della Leonardo, lavori di ripristino su 14 elicotteri in disuso. Sempre nel 2016, è più esattamente nel novembre del 2016, la polizia italiana aveva consegnato al ministero degli Interni egiziano 250 desk Hop, 250 monitor, 250 notebook e 250 stampanti.
Ma l’aspetto più interessante di questa partnership è relativo al ruolo del Dipartimento della polizia di Stato che aveva consegnato alle forze di sicurezza egiziane venti apparati Phone Forensic Express completi di connection kit coprendo pure le spese per la manutenzione del Sistema automatizzato di identificazione delle impronte (Afis) utilizzato dagli egiziani per identificare e bloccare i flussi illegali di migranti.
Roma aveva infatti acquistato il Sistema Afis nel 2006 dalla filiale milanese della multinazionale Hewlett Packard per 5,2 milioni di euro, consegnandolo alla Polizia egiziana e facendosi anche carico della sua manutenzione annuale dal costo di 500 mila euro.
Passiamo al 2017.
Nella relazione alle Camere sulle attività del 2017, il ministero dell’Interno dichiarava di avere fornito all’Egitto quattro elicotteri dismessi della polizia di Stato dopo essere stati naturalmente revisionati dall’industria Augusta Westland.
Sempre nello stesso anno con i fondi della direzione centrale erano stati erogati 23 corsi in vari settori della sicurezza da svolgersi presso le principali scuole di polizia italiana a favore del personale di Egitto, Tunisia, Libia, Gambia e Nigeria.
Nello specifico per quanto riguarda l’Egitto fu chiesto e ottenuto un finanziamento dell’Unione europea per il progetto di durata biennale denominato ITEPA (Project – International Training at Egyptian Police Academy) per la realizzazione, presso l’Accademia di polizia del Cairo, di un Centro internazionale di formazione specialistica nel settore del controllo delle frontiere e della gestione dei flussi migratori misti, destinato all’erogazione di tre corsi l’anno per un totale di 360 operatori di polizia provenienti da ben 22 Paesi africani.
L’iniziativa era frutto di un protocollo tecnico siglato a Roma il 13 settembre 2017 tra l’allora Capo dell’Accademia di Polizia egiziana ed il prefetto Massimo Bontempi, direttore centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere. In base a questo accordo, il centro di addestramento organizzerà workshop per formare i poliziotti africani alla gestione della sicurezza delle frontiere e della lotta alla tratta, sotto la supervisione di personale egiziano, italiano ed europeo.
Il progetto prenderà avvio al Cairo il 20 marzo 2018, alla presenza dell’allora Capo della Polizia italiana, prefetto Franco Gabrielli, di rappresentanti della Commissione europea e delle Agenzie Frontex ed Europol. Oltre all’Egitto, saranno partner dell’Italia anche: Algeria, Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Gibuti, Ghana, Guinea, Kenya, Libia, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tunisia e si concluderà a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la scuola Superiore di Polizia, alla presenza di Franco Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione e delle Frontiere Massimo Bontempi, e del generale Ahemed Ebrahim, assistente del ministro dell’Interno egiziano e presidente dell’Accademia di Polizia del Cairo.