Due i reati contestati dalle Fiamme gialle alla Alpi Aviation, società italiana di base in Friuli che produce droni militari, acquisita da una società cinese controllata dallo Stato nel 2018.
Nello specifico, violazione della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e violazione della cosiddetta Golden power. Ovvero la normativa che conferisce poteri speciali al governo per evitare la cessione di asset strategici a potenze straniere.
L’azienda Alpi Aviation fornisce tra l’altro le forze armate italiane ed è dunque soggetta a specifici controlli e vigilanza. Lo scorso settembre la Procura di Pordenone ha già ordinato una serie di perquisizioni e sequestri a carico di 6 manager (3 italiani e 3 cinesi).
LA VIOLAZIONE DELLA LEGGE SULL’EXPORT MILITARE
Per la GdF la società ha violato la legge 185/1990, in materia di controllo, esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Secondo la normativa, il trasferimento della tecnologia militare e della produzione fuori dal paese richiede il permesso del governo italiano. Come ha ricordato Italian Tech, “Alpi nel 2019 ha inviato un drone militare in Cina lasciandolo lì per più di un anno, descrivendolo falsamente come un “modello di aereo radiocomandato” destinato a una fiera di importazione a Shanghai che è durata cinque giorni. I procuratori sostengono che i sei dirigenti hanno violato le leggi italiane sull’esportazione di attrezzature militari”.
L’ACQUISIZIONE CINESE DI ALPI AVIATION
Per quanto riguarda invece la violazione della normativa golden power, la cessione ai cinesi di Alpi Aviation risulterebbe avvenuta in assenza di preventiva comunicazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri, come invece previsto dal decreto-legge n. 21 del 2012.
L’acquisizione si rifà a uno schema, dicono gli analisti, con cui aziende statali cinesi che utilizzano società di comodo apparentemente private come copertura per acquisire compagnie produttrici di tecnologie specifiche che poi trasferiscono in nuove strutture sul territorio cinese.
Quest’anno le indagini della Gdf hanno rivelato chiaramente il collegamento dell’azienda italiana con la Cina. Nel luglio 2018 una società denominata Mars Information Technology, che si era registrata a Hong Kong soli due mesi prima, ha acquistato una partecipazione del 75% in Alpi per 4 milioni di euro e poi vi ha investito altri 1,5 milioni di euro.
I SOCI
Come si evince dalla visura della società infatti, con un capitale sociale di 2.810.000 euro, Alpi Aviation srl è controllata al 75% da Mars (HK) information technology co., limited con sede a Hong Kong. Il 16,%% appartiene a Moreno Stinat e il restante 8,5% a Corrado Rusalen.
Di seguito lo schema diffuso dalla Gdf a settembre in raffronto a quello realizzato con i nomi delle varie scatole cinesi nel tweet di Gabriele Carrer, giornalista di Formiche.net.
A sinistra lo schema diffuso dalla GdF a settembre, quando ha denunciato sei persone riconducibili ad Alpi Aviation, società che fornisce droni anche alle Forze armate italiane.
A destra lo stesso schema ma con i nomi della varie scatole cinesi realizzato da @D_Thorne. (2/n) pic.twitter.com/SjANZLojOx
— Gabriele Carrer (@GabrieleCarrer) November 18, 2021
Inoltre, “l’azienda ha comunicato soltanto due anni dopo l’acquisto e su sollecito dei funzionari ministeriali, la variazione della compagine societaria al ministero della Difesa” ha ricordato Carrer.
L’ISTRUTTORIA AVVIATA DA PALAZZO CHIGI SU ALPI AVIATION
“Il Dipartimento per il coordinamento amministrativo di Palazzo Chigi, al quale spetta l’attività istruttoria e di coordinamento sul golden power, ha già acquisito la documentazione dell’inchiesta della procura di Pordenone relativa alla vendita e chiesto alle parti coinvolte le controdeduzioni” segnala La Stampa.
ANNULLAMENTO E SANZIONI IN VISTA
Pertanto, come evidenzia Gabriele Carrer su Twitter, ora “Palazzo Chigi dovrà verificare se l’affare rientrava sotto la normativa Golden Power. In caso affermativo, verificare perché non fu segnalato. “Se appurate violazioni dell’obbligo di notifica, sanzionare. Che sanzioni? C’è tutto nel dl 15 marzo 2012, n. 21: sanzione amministrativa di importo fino al doppio del valore dell’operazione e comunque non inferiore all’1 per cento del fatturato e una serie di misure accessorie (ripristino status quo ante)”.
“L’istruttoria potrebbe portare all’annullamento della cessione (che risale al 2018) e all’emanazione di sanzioni da 8 a 280 milioni di euro” ha sintetizzato quindi La Stampa.
TUTTE LE VOLTE CHE IL GOVERNO HA INVOCATO IL GOLDEN POWER
Pertanto, ora il governo italiano sarebbe pronto a esercitare il cosiddetto Golden power per bloccare la vendita cinese di Alpi Aviation. Non sarebbe la prima volta dell’utilizzo dello strumento normativo, per evitare la cessione di asset strategici a potenze straniere.
Lo scorso 31 marzo il consiglio dei ministri ha utilizzato il veto per bloccare la vendita del 70% della Lpe alla società cinese Shenzhen Investment Holdings Co. In seguito, il governo ha deciso bloccare l’acquisto da parte della cinese Syngenta dell’azienda romagnola produttrice di sementi Verisem.
LA POSIZIONE DI ALVI AVIATION
Infine, “gli indagati hanno sempre smentito le ipotesi della procura” rammenta il Messaggero.
“La società nega con fermezza che nella sua condotta si debbano ravvisare violazioni delle norme a tutela del Golden power e della legislazione che regolamenta il trasferimento di informazioni strategiche o tecnologia al di fuori del territorio nazionale” avevano precisato gli avvocati Antonio e bruno Malattia, che assistono la Alpi Aviation.
“Ora Palazzo Chigi, con il via libera della procura, ha concesso loro l’accesso agli atti”, conclude il Messaggero.