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Cina

La guerra alla Cina passa anche per il diritto internazionale?

Cosa dice la sentenza del tribunale britannico sulla condizione degli uiguri in Cina. L'articolo di Giuseppe Gagliano.

 

Come indicato da The Diplomat, “il 9 dicembre, il tribunale uiguro del Regno Unito ha dichiarato il governo cinese colpevole al di là di un ragionevole dubbio di aver commesso genocidio, crimini contro l’umanità e torturato gli uiguri e altre minoranze nel nord-ovest della Cina”.

Naturalmente, trattandosi di un organo giudiziario, per la formulazione della sentenza era indispensabile procurarsi delle prove e il tribunale diretto da Sir Geoffrey Nice QC è stato in grado di dimostrare la gravità dei crimini commessi dalla Cina nei confronti di questa minoranza. Nello specifico nella sentenza si afferma che la Repubblica popolare cinese ha portato in essere una politica sistematica e deliberata per limitare le nascite della popolazione uigura e delle minoranze etniche.

Inoltre, la Repubblica popolare cinese si sarebbe macchiata anche di altri crimini contro l’umanità come lo stupro e la sterilizzazione forzata nei confronti delle donne uigure.

Concretamente il tribunale ha proposto sanzioni a coloro che sono direttamente coinvolti in questa opera di genocidio come il segretario del partito dello Xinjiang Chen Quanguo, l'”architetto” del genocidio.

Indipendentemente dalle motivazioni, che da un punto di vista giuridico sono inoppugnabili e assolutamente fondate, è evidente che il diritto internazionale viene utilizzato come arma di guerra nei confronti della Cina e che di conseguenza questa sentenza va inquadrata in un più ampio contesto che è quello del conflitto tra gli Stati Uniti, l’Inghilterra da una parte e la Cina dall’altra.

In questo conflitto, dunque, non gioca solo un ruolo importante la guerra economica con la Cina ma anche la guerra fatta attraverso il diritto; guerra, questa, nelle sue dinamiche illustrata da numerosi studi fatti dalla Scuola di guerra economica di Parigi.

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