La Cina ha invitato il Giappone e la Corea del sud a respingere il “protezionismo” e a sostenere il libero commercio. L’esortazione è giunta durante il vertice trilaterale svoltosi a Seul, durante il quale il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, il primo ministro cinese Li Qiang e l’omologo giapponese Fumio Kishida hanno discusso di cooperazione economica e securitaria, oltre che di un eventuale accordo di libero scambio.
DI COSA HANNO PARLATO CINA, GIAPPONE E COREA DEL SUD
Secondo Li, i tre paesi dovrebbero considerarsi vicendevolmente dei “partner”, evitando di trasformare le materie economiche e commerciali in “giochi politici e questioni di sicurezza”. Nel comunicato congiunto pubblicato a riunione conclusa – la prima dal dicembre 2019 -, Cina, Giappone e Corea hanno dichiarato di voler “istituzionalizzare” la cooperazione trilaterale anche attraverso riunioni di questo tipo. Hanno anche detto di voler “accelerare le trattative” per un accordo di libero scambio che sia “equo, completo, di alta qualità e reciprocamente vantaggioso”.
L’OBIETTIVO DI PECHINO, TRA ECONOMIA E SICUREZZA
L’obiettivo di Pechino – ha scritto CNBC – è attirare a sé Tokyo e Seul, allontanandoli dalla cooperazione con Washington, che riguarda soprattutto il controllo delle esportazioni tecnologiche e la sicurezza: sia la Corea del sud che il Giappone si sentono minacciati dai test missilistici della Corea del nord, ad esempio, il cui regime è sostenuto principalmente dalla Cina.
D’altra parte la Cina, con il suo vasto mercato, rappresenta un importantissimo partner economico sia per la Corea del sud che per il Giappone. Soprattutto quest’ultimo, però, è preoccupato per l’aggressività di Pechino nel mar Cinese meridionale e nello stretto di Taiwan: la Cina rivendica sia a sé i due territori e ha una disputa anche con il Giappone sul controllo delle isole Senkaku (o Diaoyu).
COME PROCEDONO LE TRATTATIVE PER L’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO
I negoziati commerciali tra Cina, Giappone e Corea del sud sono partiti nel novembre 2012, ma si sono interrotti dopo la sedicesima riunione, nel novembre 2019; oggi Pechino – ha scritto il Nikkei Asia – ha interesse a farli ripartire per stimolare la ripresa della sua economia.
Secondo Choo Jae-woo, esperto di politica estera cinese presso l’Università Kyunghee di Seul, il richiamo al libero scambio nel comunicato finale della riunione non significa che le parti abbiano fatto progressi verso la conclusione di un accordo: a suo dire, per poter parlare davvero di una svolta è necessario che il presidente Xi Jinping sostituisca il premier Li nei dialoghi con i rappresentanti sudcoreano e giapponese.
I TEMPI CAMBIANO
Durante il bilaterale tra Yoon e Li, il presidente sudcoreano ha sottolineato la necessità per i due paesi di rafforzare i meccanismi condivisi di protezione delle filiere delle materie prime.
Ma prima che iniziasse la pandemia da coronavirus, la Corea del sud era il paese che più spingeva per la definizione di un accordo di libero scambio con la Cina. “Adesso è la Cina che lo vuole”, ha spiegato Choo al Financial Times, “ma Seul è riluttante perché negli ultimi anni le aziende coreane hanno perso molta competitività nei confronti delle rivali cinesi”.
Quanto al Giappone, un funzionario ha detto al quotidiano britannico che le probabilità di una svolta nei negoziati commerciali sono basse perché “la cosa più importante” per Tokyo è la de-escalation su Taiwan, dove la Cina ha avviato grosse esercitazioni militari dopo l’insediamento del nuovo presidente Lai Ching-te. Anche la Corea del sud è sensibile al tema: l’anno scorso Yoon disse infatti che le tensioni su Taiwan erano causate dai tentativi di Pechino “di modificare lo status quo con la forza”.