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Germania Tedeschi

Che cosa si dice in Germania del governo M5s-Pd

L'establishment tedesco ha esultato per la fine del governo giallo-verde in Italia. Ma se il nuovo esecutivo Ms5-Pd ritiene che la Germania sia disposta ad abbassare la guardia su conti pubblici e riforme solo perché a Roma oggi c'è un governo che si dichiara europeista, rischia di prendere l'ennesimo abbaglio. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

 

Non ci voleva un indovino per capire che l’establishment tedesco avrebbe fatto salti di gioia per la fine del governo populista a Roma. Ma se il nuovo esecutivo Ms5-Pd ritiene che la Germania sia disposta ad abbassare la guardia su conti pubblici e riforme solo perché a Roma oggi c’è un governo che si dichiara europeista, rischia di prendere l’ennesimo abbaglio. Ennesimo, perché già durante i governi Monti, Letta e Gentiloni (e in parte anche Renzi, cui all’inizio venne comunque concesso un credito di fiducia), esponenti politici legati ai partiti di centrosinistra immaginarono benevolenze e concessioni che poi i ministri di Angela Merkel (socialdemocratici compresi) non hanno mai concesso. I commenti della stampa tedesca, fra ieri e oggi, sono indicativi.

Berlino tira un respiro di sollievo per la fine del governo populista

Delle due forze che componevano l’esecutivo italiano, Berlino considerava pericolosa soprattutto la Lega, partito più strutturato e quindi più insidioso rispetto a quell’oggetto misterioso che per i tedeschi sono ancor oggi i grillini. In particolare, preoccupava il fatto che la Lega avesse un referente politico in Germania, quell’Alternative für Deutschland (Afd) che sta da destra corrodendo il consenso degli elettori conservatori alla Cdu e la stabilità del sistema politico della Bundesrepublik. Salvini aveva stretto questa alleanza negli anni dell’opposizione e una volta giunto al governo l’ha rafforzata, fino a costituire un fronte populista continentale per sfidare elettoralmente l’establishment dell’Unione Europea e a formare un gruppo parlamentare unico nel nuovo parlamento europeo.

Dopo Vienna, Roma: la caduta delle coalizioni con gli alleati europei di Afd

L’interesse tedesco si è saldato con quello della Cdu, che nel giro di pochi mesi ha visto franare due governi europei nei quali gli alleati di Afd erano riusciti a scalare il potere: quello in Austria di Sebastian Kurz (particolarmente insidioso perché basato su un’alleanza fra popolari e nazionalisti, ipotesi che la Cdu merkeliana ha sempre avversato) e quello di Roma, con la Lega salviniana che aveva egemonizzato il vecchio campo del centrodestra un tempo berlusconiano. D’altronde, seppur per una breve fase, dalle parti della cancelliera si era cullata l’illusione di riabilitare lo stesso Berlusconi in chiave di contenimento leghista, strategia poi evaporata nelle urne.

Die Welt: il nuovo asse politico italiano ideato più a Bruxelles che a Roma

Ma Berlino non si prende alcuna responsabilità (o merito, a seconda dei punti di vista) sui cambiamenti intervenuti in Italia. “Il sensazionale asse fra gli antipolitici disubbidienti e i tanto odiati professionisti del governo è stato forse ideato già da tempo più a Bruxelles che a Roma”, scrive Die Welt riferendosi al voto congiunto dei due nuovi partner di governo per Ursula von der Leyen. “Sembrerebbe che, da quel momento, il primo ministro Conte si sia messo alla ricerca di alleati in vista di un ammorbidimento dei toni con l’Ue”, prosegue la ricostruzione del quotidiano conservatore, “e mentre Salvini irrigidiva le sue dichiarazioni e partiva per un tour elettorale in costume da bagno, i cinque stelle si accordavano per un cambio di cavallo con la benedizione del fondatore Beppe Grillo”.

Frankfurter Allgemeine Zeitung: agli esteri un populista di sinistra senza arte né parte

Ma dietro una non celata soddisfazione (nei giorni delle trattative addirittura un ministro, Peter Altmeier, fedelissimo di Merkel, aveva rotto il tradizionale riserbo tedesco salutando su Twitter “buone notizie da Roma”), rimangono interrogativi e sospetti che la stampa si incarica di rappresentare. Sarà forse per l’impressione di modestia e azzardo che ha dato la nomina al delicato ruolo di ministro degli Esteri di un inesperto Luigi Di Maio, che si conquista il titolo centrale sulla prima pagina della Frankfurter Allgemeine Zeitung, con tanto di appellativo di” populista di sinistra”. Oppure per quel programma di governo che, per quanto vago, sembra prevedere sempre nuove uscite nella speranza che questa volta Bruxelles (e Berlino e Parigi) chiudano benevolmente un occhio. “L’Italia resta un partner difficile”, scrive Tobias Piller: “Il principio di base dalla fondazione della moneta unica è semplice, i debiti non devono crescere più delle entrate. In Italia è invece da attendersi proprio una tale evoluzione, che potrebbe destabilizzare l’intera eurozona”. Anche con il nuovo governo l’Italia resta un partner difficile, con molte promesse, pronta al conflitto e poca voglia di fare riforme strutturali, conclude Piller. E anche il giorno dopo, la Faz non fa sconti: “È evidente che i punti di scontro che logorano i rapporti fra Italia e Ue non scompariranno, perché si basano su motivi materiali come l’insoddisfacente sviluppo economico e lo stato delle finanze”, è scritto in un breve editoriale odierno. Un passo in avanti sarà però costituito dalla fine dell’animosità nei rapporti: “Salvini divulgava la favola che Germania e Francia desideravano un’Italia debole, perché in questo modo poteva innalzarsi a vendicatore dell’orgoglio italiano”, conclude la Faz, “mentre è vero il contrario, Berlino e Parigi vogliono un’Italia che possa dare un forte contributo all’Europa”.

Handelsblatt: è un nuovo governo alle prese con vecchi problemi

Fatto sta che l’Handelsblatt, il quotidiano economico che interpreta gli umori del mondo economico e finanziario tedesco, regala al nuovo governo Conte due articoletti striminziti (i paginoni se li prendono Boris Johnson e la Brexit) per i quali i titoli dicono tutto: “Nuovo governo, vecchi problemi” è intitolato l’articolo di cronaca, “Nessun periodo di grazia” è quello di commento. “Tutte buone notizie eppure resta un senso di disagio se si pensa al futuro dell’Italia”, scrive la corrispondente dell’Handelsblatt Regina Krieger, “il programma economico della nuova coalizione è vago e non impegnativo (…) e una sola cosa è certa, nei prossimi anni ci sarà un bilancio espansivo che non pregiudicherà la stabilità delle finanze pubbliche”. Il quotidiano di Düsseldorf riporta le promesse di neutralizzare l’aumento dell’iva, di ridurre le tasse e di introdurre un salario minimo: “Quel che manca è l’indicazione delle coperture”. Manca anche una visione e una strategia per un Paese fortemente indebitato, da anni incapace di crescere, prosegue l’Handelsblatt e indica una serie di punti che avrebbero potuto dare concretezza alle ambizioni del governo e che invece non ci sono: riforme, industria 4.0, innovazione, digitalizzazionericerca, messa in rete delle realtà universitarie. “L’incubo euroscettico è finito ma non c’è alcun periodo di grazia per questo governo”, è la conclusione di Krieger.

Süddeutsche Zeitung: un segnale di speranza ma la star è Lamorgese, l’Anti-Salvini

Molti quotidiani, fra cui la Süddeutsche Zeitung, prendono spunto dalle prime mosse sul tema degli immigrati per mettere in luce la rottura più evidente del Conte due, quella del ministro degli Interni. Luciana Lamorgese è eletta ad Anti-Salvini e il quotidiano progressista di Monaco si attende che “normalizzi e depoliticizzi l’approccio nei confronti dell’immigrazione”. Nel commento di ieri sul nuovo governo, il giudizio della Süddeutsche è il più ottimista, a partire dal titolo: “Un segnale di speranza”. Stefan Ulrich che lo firma indugia nella prima parte su eterni cliché italiani: “Un paese sostanzialmente conservatore, individualista”, nel quale “il bene della famiglia e forse della propria comunità stretta” è più importante di quello comune nazionale e ove vige “troppa corruzione, nepotismo, faziosità e continui litigi per le cariche”. Questo Paese, suggerisce la Süddeutsche, può ritrovare il suo potenziale economico “se gli italiani intraprenderanno un difficile processo di riforma, cosa a cui non si sono dimostrati preparati negli anni scorsi”.

L’illusione di un cambio di rotta a Berlino sulle politiche di bilancio. Scholz: i debiti restano debiti

È probabile che le concessioni sugli obblighi di bilancio il nuovo governo di Conte le possa trovare a Bruxelles più che a Berlino, anche se probabilmente saranno commisurate alle strategie del piano di Ursula von der Leyen, le cui anticipazioni sembrerebbero andare più incontro alle necessità dell’industria francese e tedesca che a quelle dei bilanci italiani. Da parte tedesca il mantra resta sempre lo stesso e il ministro Olaf Scholz lo ha ripetuto ieri a un convegno sulle banche a Francoforte. A una domanda sui suggerimenti degli economisti a indebitarsi per affrontare il rallentamento dell’economia, il ministro ha risposto: “I debiti restano debiti e prima o poi devono essere ripagati. Dobbiamo perseguire una politica di bilancio solida e vedere quali sono le esigenze finanziarie”. La Germania resterà prudente verso politiche espansive e lo resterà anche nei confronti di quelle degli altri.

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