“È per questi motivi che diventa vitale cercare un denominatore comune nell’attuale realtà politica, denominatore il più vasto ed il più valido. In questo denominatore è la via per l’incontro tra forze politiche diverse e forse lontane; qui il segreto che fece trovare intese insperate, incredibili, quando scrivemmo la Costituzione; qui la sostanza del mio giuramento e del mio impegno al servizio di tutti, perché di tutti è lo Stato, di tutti la Repubblica: sì, proprio di tutti!”(Oscar Luigi Scalfaro)
Ci siamo. Le elezioni per il prossimo Presidente della Repubblica stanno per iniziare. I preparativi fervono da tempo perché tutto possa procedere regolarmente. Anche le misure e i protocolli anti covid sono stati pensati nel dettaglio. Una complicazione non certo facile da superare. I 1009 elettori potranno, dunque, compiere il loro mandato nel pieno rispetto del dettato costituzionale, in completa sicurezza.
Ovviamente, superate le difficoltà di carattere logistico, la giostra dei nomi è iniziata. Sempre con l’attenzione che chi entra papa in conclave ne esce cardinale. Il Presidente Berlusconi, con un gesto di grande generosità, non ha accettato la candidatura che tutto il centrodestra gli aveva proposto. Ora, pertanto, occorre pensare ad una figura che sia in grado di adempiere l’alto ruolo con dignità, rispetto e senso delle Istituzioni. Soprattutto, una figura in grado di rappresentare tutti gli italiani, anche all’estero. Solo su profilo di questo genere potranno convergere i voti dei grandi elettori. Uomo o donna, non importa. Effettivamente potrebbe essere questa l’occasione per un Presidente donna. Non amo, chi mi legge lo sa, le etichette, le categorie. Tutti siamo cittadini e cittadine di una grande Nazione. Certo, avere una donna al Quirinale sarebbe un importante segnale di un bel cambiamento di rotta. Per unire, non per dividere. Sempre.
Cosa si aspettano gli italiani dal loro presidente? La risposta è facile: si aspettano una figura che sappia guidare il Paese esattamente nelle modalità che la Costituzione prevede, niente di più, niente di meno. Una figura capace di incarnare i valori sui quali la Nazione è stata costruita. Certamente, l’osservazione apparirà scontata, non si tratta di un compito semplice. Non lo è mai stato. Pensiamo, ad esempio, al Presidente Leone che dovette affrontare le violenze e le morti degli anni di piombo o, ancora, il Presidente Scalfaro con lo scandalo di Tangentopoli e la crisi della Prima Repubblica. Famoso il suo “ Io non ci sto” ad indicare la sua volontà di chiamarsi fuori da una condotta politica che andava sempre più degenerando. Abbiamo ancora oggi bisogno di un Presidente che abbia il coraggio di dire Io non ci sto.
Il prossimo Presidente quale compito avrà? Quello di traghettare l’Italia fuori dall’emergenza del Covid. Rimane inteso che non mi riferisco alle adozioni delle misure sanitarie ed economiche che consentiranno di uscire dall’emergenza: su questo fronte il Governo ha compiuto, compie e compirà grandi passi in avanti. Il Presidente si dovrà, invece, occupare, della dimensione valoriale che sta a monte di quella che può essere definita come una ricostruzione del Paese. Non certamente sulle ceneri lasciate dalle bombe ma sulle ceneri lasciate dal degrado culturale e relazionale dei nostri tempi. Non dobbiamo, infatti, dimenticare quanto di positivo il covid ha fatto emergere, in particolare quel bisogno dell’altro, quel clima di unità, di fratellanza che abbiamo riscoperto e che tanto ci ha unito. Come scordare le bandiere, l’inno di Mameli cantato dai balconi durante il primo lockdown. Forse, ultimamente, presi da altro, abbiamo dimenticato quelle scene. Il nuovo Presidente dovrà allora partire da lì, dovrà richiamare, con la parola e con l’esempio, gli italiani a fare tesoro dell’esperienza vissuta, a fare propri quei sentimenti positivi per la collettività. Non voglio minimamente pensare che l’unica eredità del covid sia rappresentata dalle scene di violenza e di degrado che vedono i nostri giovani purtroppo sempre più spesso protagonisti. Ecco, il prossimo Presidente dovrà aver cura, in particolare, dei giovani: il covid non ha fatto altro che acuire quell’emergenza educativa di cui Benedetto XVI parlava già nel 2008, per non parlare dei limiti tutti italiani del nostro sistema scolastico. I giovani dovranno essere la pupilla degli occhi suoi, con una prospettiva che potrei definire materna. Quella stessa attenzione che il Presidente Pertini ebbe nei confronti dei giovani rivolgendo loro queste straordinarie parole: “E io li esorto ad andare avanti e a continuare nella loro strada, a cercare nella scuola tutte le cognizioni necessarie ad ascoltare i loro docenti, per adornare la loro mente di cognizioni utili, che serviranno loro un domani per svolgere la loro attività nel nostro paese”.
Perché venga eletta una figura di tale caratura, occorre che la politica guardi al proprio interno, si faccia interprete del desiderio di unità degli italiani, sapendo individuare, tra quelle figure che già occupano posti di grande rilievo istituzionale, quella che, per conoscenza, esperienza competenza, sarà in grado di salire al Quirinale, forte dell’appoggio e del plauso trasversale della politica e della società. Solo con una figura di questo calibro la storia del Quirinale potrà proseguire in piena continuità con il passato.