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Draghi

Consigli non richiesti a centrodestra e centrosinistra per evitare il caos

La “vera soluzione” per il Quirinale è ancora in piedi ma il percorso per arrivarci è accidentato. Il commento di Lodovico Festa, autore con Giulio Sapelli del libro “Draghi o il caos?”   Già dopo l’estate si capiva come l’Italia si avviasse verso un nuovo travagliato passaggio. Un governo ampiamente tecnico affrontava con efficacia questioni…

 

Già dopo l’estate si capiva come l’Italia si avviasse verso un nuovo travagliato passaggio. Un governo ampiamente tecnico affrontava con efficacia questioni fondamentali come contrasto alla pandemia e definizione degli investimenti connessi al Pnrr, però di fronte a ogni questione politica (persino il problema degli stabilimenti balneari) le decisioni, private della carta dell’emergenza che conteneva i diversi interessi e punti di vista, si aggrovigliavano. Il parlamento, poi, era in preda a un terribile sbandamento determinato dall’esplosione dei 5 stelle, forza di maggioranza relativa dopo il 2018, e dal commissariamento della politica nazionale dal 2011 in poi. L’appuntamento per il gennaio 2022 con l’elezione del presidente della Repubblica fissava la scadenza nella quale la crisi si sarebbe pienamente manifestata.

A ottobre nel libro “Draghi o il caos / La grande disgregazione: l’Italia ha una via di uscita?”, il mio vecchio amico Giulio Sapelli e io abbiamo descritto questo processo, auspicandone un esito: che l’attuale presidente del Consiglio si trasferisse al Quirinale e garantisse così quel risanamento delle istituzioni che solo la ripresa della politica sostenuta dal voto popolare può permettere. Avvertivamo però che i processi in corso non erano né lineari né scontati.

La “vera soluzione” è ancora in piedi ma il percorso per arrivarci è come previsto accidentato.

Il Centrodestra è schieramento con base sociale spesso insofferente ma definita. Il commissariamento della politica interrompendo la dialettica democratica ha creato vari guasti: una competizione per la leadership spesso con toni mediocremente propagandistici, una questione Silvio Berlusconi che nessuno dei soggetti interessati affronta con l’intreccio tra rispetto e realismo richiesti, una maturazione della cultura politica rallentata.

Nel Centrosinistra antiche culture dalle radici inaridite s’intrecciano con rendite di posizione articolate e solidi sistemi d’influenza straniera, che impediscono una rigenerazione. Mentre le opposte irrilevanze di Andrea Orlando e Maurizio Landini non creano quel rapporto con il mondo del lavoro senza il quale la sinistra non è vitale. In più c’è il problema di come combinare un campo largo con un centrino, non nobile come il partito d’azione, ma come quella gloriosa formazione più ricco di generali che di truppe, e con i 5 stelle movimento di protesta senza proposta, principale e in via di putrefazione frutto sterile della stagione del commissariamento della politica.

Nel giorno in cui s’inizia a votare per la presidenza della Repubblica, che cosa ci si può augurare? Che l’evidente disperazione delle forze politiche crei consapevolezza di tutte le dimensioni della crisi in corso non solo determinata da pandemia ed esigenza di un nuovo sviluppo ma anche dalla crisi delle istituzioni. Per rispondere a questa triplice sfida ci vuole un saggio regista al Quirinale ma anche un parlamento rilegittimato. In situazioni tragiche non basta risolvere un corno del dilemma, si deve tener conto dell’insieme. Le forze che invocano la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, ignorano che questo parlamento allo sbando in un anno pre-elettorale trascinerà a fondo qualsiasi tecnico per quanto super sia. Ecco perché bisogna dividere la questione in tre: scegliere un autorevole regista dal Colle cioè Draghi, fare un accordo bipartisan sulle questioni dell’emergenza (pandemia e investimenti del Pnrr) e sciogliere le camere con voto a giugno o al massimo a ottobre.

Nel frattempo il centrosinistra deve affrontare il nodo della sua configurazione (centrini, Pd e 5 stelle) usando anche il voto anticipato per disciplinarsi. E il centrodestra deve prefigurare un ruolo di prestigio per Berlusconi che lo risarcisca delle persecuzioni trentennali e presentare un ministro dell’Economia da proporre nei collegi uninominali che parli a quel mondo della finanza e dell’industria oggi preoccupati per il rapporto della politica italiana con i mercati globali.

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