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Regeni

Che cosa non si dice sul caso Regeni

Al di là delle polemiche politiche che sono seguite all'uccisione di Giulio Regeni, si dovrebbero valutare fatti e particolari spesso negletti.. Ecco quali. L'approfondimento di Giuseppe Gagliano

 

Al di là delle polemiche di natura anche politica che sono seguite alla morte di Giulio Regeni, si dovrebbero valutare fatti e particolari spesso negletti.

In primo luogo, attraverso un’analisi che si limita a interpretare le fonti aperte della Antipode Foundation con la quale ha collaborato Regeni, è agevole desumere che i componenti della Fondazione Antipode Foundation accademicamente rientrino all’interno di ambiti disciplinari tipici delle scienze umane — cioè geografia politica, ecologia politica, teoria sociale sociologia, scienze sociali, economia politica — con una impostazione metodologica che rivendica con orgoglio la propria militanza politica.

La fondazione non si limita infatti ad organizzare conferenze e a pubblicare la Radical Journal of Geography, ma forma a livello politico gli studenti e i dottorandi. Fra i numerosi esempi basterebbe citare una conferenza relativa alle industrie estrattive canadesi.

In secondo luogo, se si guarda alla docente Rabab El Mahdi che seguiva Regini e leggiamo con estrema attenzione la sua biografia accademica, non si ha alcuna difficoltà a evidenziare come anche questo studiosa, come i suoi colleghi della Antipode Foundation, sia una militante di sinistra pienamente inserita nell’establishment accademico e sia sostenitrice del movimento alterglobal e delle Primavere Arabe, lontanissima dunque dal condividere il sistema di norme e di valori presenti nell’Egitto attuale.

Particolare ancora più interessante per certi versi è l’appartenenza di questa acclarata studiosa a livello internazionale alla Open Foundation attraverso la quale ha avuto modo di manifestare sempre apertamente la sua radicale opposizione al sistema di potere egiziano come avviene in tutte le società aperte (avrebbe detto Popper).

In terzo luogo il Times in un lungo e dettagliato articolo sul caso Regeni non solo ha preso posizione contro l’attuale regime autoritario del presidente egiziano ma ha anche elogiato l’attività di ricerca di Regeni.

Vorrei concludere rivolgendo l’attenzione ad un altro particolare significativo: è sempre rassicurante sapere che i nostri alleati americani difendono i diritti umani — come l’Italia, la Francia e la Germania — ma ancora più interessante è il fatto che anche l’America ha avuto — e ha — ottime relazioni bilaterali con l’Egitto anche nel settore degli armamenti.

Pecunia non olet.

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