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Che cosa (non) ha deciso il Consiglio europeo sui migranti

Dossier migranti: la decisione del Consiglio europeo, Ungheria e Polonia si defilano, il ruolo dell'Italia. Fatti e approfondimenti

 

Come è andato il Consiglio europeo? Che cosa è stato deciso sui migranti? E qual è stata la posizione dell’Italia?

Ecco fatti e approfondimenti.

UNGHERIA E POLONIA NON FERMANO L’UE SUI MIGRANTI

Ungheria e Polonia non hanno bloccato il Patto per le migrazioni e l’asilo. Hanno bloccato le conclusioni del vertice Ue, che si è tenuto a Bruxelles, perché non veniva accolta la loro richiesta di affermare che il Patto per le migrazioni e l’asilo (ora in negoziazione tra Consiglio Ue e Parlamento) possa essere approvato solo all’unanimità. Ovviamente per gli altri venticinque Stati, che il Patto l’hanno già approvato a livello di ministri dell’Interno lo scorso 8 giugno, era un’imposizione inaccettabile. A nulla sono servite oltre otto ore di confronto ieri sera. Né ha dato l’esito sperato la mediazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i premier di Polonia, Mateusz Morawiecki, e di Ungheria, Giorgia Meloni.

LA SINTESI DEL SOLE 24 ORE

Sul tavolo dei leader c’era un passaggio delle conclusioni del summit che riprendeva una recente intesa dei Ventisette su un nuovo patto migratorio, da negoziare ora con il Parlamento. L’accordo era stato approvato a maggioranza, con il voto contrario di Polonia e Ungheria. I due paesi hanno bloccato ieri l’adozione delle conclusioni, costringendo i Ventisette a trasformare il punto in una mera dichiarazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel”, ha sintetizzato il quotidiano Il Sole 24 ore.

LE POSIZIONI DIVERSE

“Abbiamo posizioni diverse, perché sono diversi gli interessi e le posizioni geografiche” ma “mai resto delusa da chi difende i propri interessi nazionali”, ha spiegato Meloni parlando con i giornalisti al termine del summit. E qui vengono fatte due distinzioni. “Le loro posizioni, che non sono peregrine, non riguardano le mie priorità che si concentrano sulla dimensione esterna”, e’ la prima che fa la titolare di Chigi. La seconda: “Il Patto non ne esce ammaccato perché quello non era in discussione al Consiglio, non viene riaperto. Per noi migliora le regole anche se non risolve il problema”.

LE MOSSE DELL’ITALIA

In questo scenario, l’Italia “esce con un ruolo da protagonista”, secondo Meloni che si dice “molto soddisfatta”. Ecco perché: “La dimensione esterna, su cui stiamo lavorando noi dalla Tunisia in poi, coinvolge tutti i Paesi. Su questo c’è un consenso unanime, a ventisette”. Anche perché politicamente – elemento non di secondo ordine – sembra essere l’unica via d’uscita. “Io ho tentato di spiegare dall’inizio che finche’ noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire il problema dei Migranti quando arrivano sul territorio europeo non troveremo mai l’unanimità perché la geografia è diversa, perché le necessita’ è diversa, perché le situazioni sono diverse, perché la politica e’ diversa. L’unico modo per affrontare la questione tutti insieme e’ concentrarsi sulla dimensione esterna. Ed e’ su questo che noi siamo riusciti a imprimere una svolta totale. Potete chiederlo a chiunque se ne intenda di queste dinamiche qui”, assicura la premier. Una conferma è il paragrafo delle conclusioni – approvate anche da Ungheria e Polonia – riferito alla Tunisia in cui i leader Ue “accolgono con favore il lavoro di partenariato” e “sottolineano l’importanza di sviluppare e rafforzare partenariati simili”.

IL RUOLO DI MELONI

Questo pero’ non vuol dire arrendersi alla spaccatura che ha caratterizzato il vertice. A Meloni erano stati gli altri leader, in primis il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a chiederle di tentare una mediazione la mattina, prima dell’inizio dei lavori. Nella notte ci avevano già provato il presidente francese, Emmanuel Macron (costretto poi ad anticipare il rientro a causa delle violenze in patria), e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. “Nonostante capissi perfettamente le posizioni di Polonia e Ungheria, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri Paesi, una mediazione fino all’ultimo. Continuiamo a lavorarci. Sarò a Varsavia mercoledì, per esempio. E’ un lavoro che bisogna continuare a fare”, assicura la leader di Fratelli d’Italia che al Pe condivide il gruppo (Ecr) proprio con il partito del collega polacco.

LE LETTURE SULLA MEDIAZIONE

A questa opera di mediazione vengono date due letture. Da una parte – sottolinea l’agenzia Agi – chi vi individua la rottura dell’asse sovranista, con Meloni più d’accordo con Scholz e Rutte che con Orban; Dall’altra chi vede in Meloni il ruolo di pontiere per riavvicinare le posizioni piu’ estreme verso un’unita’ pragmatica. Non sovranismo ma sussidiarietà, insomma.

GLI ALTRI DOSSIER

Ovviamente non solo di migranti si è parlato al vertice. Ma non sono stati affrontati i dossier su cui in Italia si va animando: Pnrr e Mes. Meloni li liquida entrambi con qualche frecciatina ai detrattori. “Per quello che riguarda il Mes il tema non mi viene posto. Per cui evidentemente non si da’ la stessa attenzione che diamo noi nel dibattito italiano”. Capitolo Pnrr. “Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata, continuiamo a lavorare come avete visto anche dalla comunicazione che ha fatto questa mattina Commissione e quindi diciamo gli spoiler che cercano di minare un lavoro molto paziente che stiamo facendo non stanno centrando il loro obiettivo con alcune ricostruzioni un po’ bizzarre che leggo sulla stampa di tanto in tanto su questa materia. Stiamo lavorando bene sulla terza rata, sulla quarta rata e’ un lavoro ovviamente lungo che e’ in corso e quindi non entro nel merito dei singoli dettagli per non fare confusione. Io sono molto ottimista”, garantisce.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Ha commentato il Sole 24 ore: “Come non mettere la posizione agguerrita di Varsavia e Budapest in relazione anche con le prossime difficili trattative sul bilancio? Alcuni poi imputano l’ostruzionismo polacco ed ungherese al tentativo disperato dei due paesi di strappare generosi fondi europei, attualmente congelati per via dei nodi relativi allo Stato di diritto. Il confronto con gli altri 25 paesi membri è accesissimo e procede su vari piani. Ieri l’immigrazione era solo la punta di un iceberg”.

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