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Salvini

Cosa succede nel centrodestra tra amministrative e referendum

La nota di Paola Sacchi.

 

Matteo Salvini riparte dall’Umbria, ex-profondo rosso, la Regione a guida leghista con Donatella Tesei che tre anni fa staccò l’alleanza giallo-rossa di oltre il 20 per cento. “Da qui partì il cambiamento. Qui governiamo tanti importanti Comuni con il centrodestra, di cui la Lega è traino. Ci avrebbero dato dei matti se qualche anno prima avessimo solo ipotizzato un’impresa del genere”, rivendica con orgoglio il leader leghista sulla piazza scrigno di Todi, incastonata nello splendore degli storici palazzi. È venuto qui a sostenere la ricandidatura del sindaco Antonino Ruggiano. Con lui la senatrice leghista di Terni Valeria Alessandrini che lo accompagna anche a Narni, celebre per la foto dei leader Pd ( Zingaretti al posto di Letta) e Cinque Stelle con Conte e Di Maio – che simboleggiò la disfatta dell’alleanza giallo-rossa alla Regione – ma governata ancora da un sindaco Pd cui la Lega con il centrodestra contrappone un’altra candidatura femminile, Cecilia Cari.

L’ex “fortino rosso”, cuore verde d’Italia, espugnato nel 2019, governato dal centrodestra nel capoluogo Perugia con un sindaco di Forza Italia, Andrea Romizi, e nell’altro capoluogo di provincia Terni da un sindaco leghista, Leonardo Latini, è il punto di partenza ideale, più tonico per Salvini, alle battute finali di una difficile campagna elettorale per le Amministrative e per i cinque Sì ai referendum sulla giustizia, domenica 12 giugno. Sono stati giorni contrassegnati da forti polemiche, “un massacro da parte della sinistra nei miei confronti”, dice, per l’ipotesi della visita a Mosca.

Il “capitano” – alle prese anche con la forte competition interna alla coalizione di Giorgia Meloni, presidente di FdI che veleggia nei sondaggi – prima del comizio e il consueto bagno di selfie, si rilassa sulla piazza scrigno della cittadina umbra dove si fermano a parlare con lui anche gruppi di ragazzi in gita scolastica. “In fondo io mi sento ormai mezzo umbro”, scherza rilassato Salvini versione zen, che non raccoglie attacchi e insulti arrivatigli in questi giorni. Dalla pace per l’Ucraina a quella fiscale con la rottamazione delle cartelle esattoriali, alla crisi economica e sociale aggravata dalla guerra, con lo stratosferico rincaro delle bollette e della benzina, Salvini batte tutti i tasti. Rivendica i suoi incontri resi pubblici, ricorda, “dalle stesse agenzie di stampa” con tutti gli ambasciatori, compreso quello russo, “a chi bisogna chiedere il cessate il fuoco se non alla Russia che ha aggredito?”. È il copione di tutti i comizi che da Narni e Todi si snodano fino alla tarda serata di ieri verso Nord, a Lucca.

E anche in Toscana, come già aveva fatto in Umbria, contrappone alla sinistra toni zen: “Noi abbiamo visioni opposte, ma io non dico che la mia è superiore. A Lucca ci battiamo per strappare il Comune alla sinistra, ma questo non significa che noi dobbiamo mancare di rispetto alla storia di questa splendida città”, ammonisce la folla numerosa. A Narni aveva già fatto presente quanto sia difficile governare con una sinistra con la quale esclude con toni netti nel 2023 di andare a riedizioni di larghe intese, da lui accettate, a scapito dei consensi, perché “abbiamo anteposto l’interesse del Paese a quello del partito”, cosa che ripete spesso e suona rivolta a FdI.

E a sera, al termine di un tour che oggi si concentrerà tutto al Nord, l’ex ministro dell’Interno tira soddisfatto un respiro di sollievo per la marcia indietro del governo sulle mascherine ai seggi elettori per le Amministrative e in tutt’Italia per i referendum, che da obbligatorie sono diventate raccomandate, dopo il ricorso al Tar della Lega. Un ostacolo in meno per quel “bavaglio messo ai referendum da tv, giornalisti di sinistra, magistrati di sinistra contro un’occasione storica per cambiare la giustizia”, denuncia Salvini, insieme al fatto che “incredibilmente è stato dato solo un giorno, solo una domenica per una consultazione referendaria”. La stessa cosa denunciata anche da Silvio Berlusconi che ha fatto appello per i cinque Sì.

La denuncia del silenzio sui referendum è stata fatta anche da Meloni, che è per tre Sì. Ma al comizio della leader di FdI a Viterbo, una delle città dove il centrodestra andrà diviso, non campeggiano scritte con i Sì referendari come negli appuntamenti leghisti. Salvini ha annunciato che sarà sul palco di Verona a sostenere con Meloni il candidato Federico Sboarina di FdI. Basterà a placare le polemiche riesplose l’altro ieri e a ricucire le ferite di una coalizione in testa a tutti i sondaggi ma scossa da una lotta interna di leadership che ricorda quelle a sinistra dei tempi dell’Ulivo o dell’Unione di prodiana memoria, nonostante Salvini abbia detto che sarà candidato premier chi prenderà più voti?

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