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Matteo Renzi

Caso Mancini-Report, cosa succede fra Renzi, Belloni, Draghi e Meloni

Che cosa dice e fa capire Matteo Renzi sul caso Mancini-Report-Autogrill, la posizione del governo Meloni tramite la nota del sottosegretario Mantovano, il ruolo di Draghi, la posizione di Belloni (Dis) e il commento di un analista

 

Tensioni istituzionali sul caso Renzi-Belloni per il caso Mancini-Report. Ecco le ultime novità.

CHE COSA HA DETTO RENZI

“Il mostro è stato il tentativo di farmi fuori, ma io sono ancora qua… eh già”. È con una citazione di Vasco Rossi che Matteo Renzi presenta la riedizione del suo fortunato “Il Mostro”, il libro nel quale l’ex presidente del Consiglio espone la sua versione dei fatti su una concatenazione di eventi che avrebbero dovuto tagliarlo fuori dall’agone politico. “Se qualcuno pensa che uno come me si spaventi, ha sbagliato – ha detto Renzi durante la presentazione del suo libro -. Io continuerò a dire ciò che ho scritto, è tutto documentato”.

MATTEO RENZI E IL CASO MANCINI-REPORT-AUTOGRILL-BELLONI

Il 23 dicembre del 2020 Matteo Renzi viene filmato da un’insegnante incuriosita mentre nel parcheggio della stazione di servizio di Fiano Romano incontra Marco Mancini, agente segreto, balzato agli onori delle cronache nell’ambito del caso sequestro di Abu Omar. Secondo la ricostruzione dell’ex premier sul piazzale dell’Autogrill i due si sarebbero scambiati solo saluti prima del Natale e dei cioccolatini. La trasmissione Report entra in possesso e trasmette, nel maggio 2021, il video, ufficialmente inviato al programma da un’insegnante videoreporter improvvisata che era in attesa del papà andato in bagno nella stazione di servizio. Successivamente è emerso che Mancini aveva incontrato anche il ministro Di Maio. Travolto dalle polemiche, dopo la pubblicazione di quel servizio, Mancini è stato convinto ad andare in pensione anzitempo.

IL SEGRETO DI STATO PER ELISABETTA BELLONI

Da quella vicenda sono nate diverse inchieste giudiziarie. Nel corso di uno di questi procedimenti, nell’ambito di indagini difensive, i legali di Mancini hanno sentito il capo del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Elisabetta Belloni, chiamata a testimoniare sulle procedure. Su la numero uno della nostra intelligence pone il segreto di Stato, non all’inizio dell’interrogatorio ma quando l’avvocato di Mancini le pone domande sul funzionamento dei Servizi.

LA RICOSTRUZIONE DI RENZI E IL CASO BELLONI

La ricostruzione dell’ex leader Pd e attuale numero uno di Italia Viva è un po’ diversa. “La direttrice – ha scritto Renzi nel suo libro – ha deciso di opporre il segreto di Stato fino al 2037. Vengo a conoscenza in modo casuale il 25 giugno scorso. Rimango senza parole. Alla luce di questa decisione enorme la verità sulle vicende connesse all’autogrill sarà pubblicata solo nel 2037”.

LA CORSA AL QUIRINALE DI ELISABETTA BELLONI

Matteo Renzi lega la scelta di apporre il segreto di Stato alla mancata elezione di Elisabetta Belloni al Quirinale. In conferenza stampa ha usato toni concilianti: “Non vedo elementi per stabilire una corrispondenza causa-effetto tra il no al Quirinale per Belloni e l’apposizione del segreto di stato”. Ma nel corso della trasmissione “Non è l’Arena” si è sbottonato molto di più. “Io so che è stato opposto il segreto di Stato dalla dottoressa Belloni, quattro mesi fa, la stessa persona che io ho fatto fuori dalla corsa al Quirinale – ha detto l’ex segretario del Pd nel corso della trasmissione di Massimo Giletti -. Io ho fatto una battaglia contro Elisabetta Belloni al Quirinale in modo molto trasparente, una battaglia politica perché secondo me chi è al vertice dei servizi non può andare al Quirinale. Su quello che è successo dopo, chiunque potrà farsi delle domande…”.

LA DIFESA DI ALFREDO MANTOVANO: “SEGRETO DI STATO PER TUTELARE I SERVIZI”

Sulle accuse di Renzi è intervenuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, Autorità delegata sui Servizi di informazione e sicurezza, confermando “piena fiducia al direttore del Dis a fronte delle dichiarazioni di Renzi” e ricordando che l’opposizione del segreto di Stato “è stata confermata dal presidente del Consiglio nel giugno 2022 e che è avvenuta nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria, in relazione alla sola esigenza di tutelare la funzionalità dei Servizi”. In sostanza Mantovano conferma la versione secondo la quale il segreto si Stato sia stato posto non per nascondere notizie ma per tutelare informazioni sul funzionamento dei nostri apparati di sicurezza. “Il segreto di Stato è stato peraltro a suo tempo comunicato all’ambito istituzionale proprio, il Copasir, nei termini di legge”, ha aggiunto Mantovano.

MATTEO RENZI REPLICA A MANTOVANO

“Ho letto la nota del sottosegretario Mantovano che spiega che è stato messo per difendere l’integrità dei servizi – ha commentato Renzi -. Ne prendo atto e dico: io non ho fretta che sia nel 2022, nel ’23 o nel ’37, la verità di quello che è successo in quelle ore verrà fuori”.

DRAGHI HA SBAGLIATO A METTERE IL SEGRETO DI STATO?

Su questo punto Renzi non esprime una posizione. “Questo dovete chiederlo a Draghi perché io non ho elementi per valutare – ha detto Renzi in conferenza stampa -. Un presidente del consiglio quando arriva l’autorità delegata che chiede di apporre il segreto di Stato, 99.9% lo mette. Non ho nessun elemento da contestare a Mario Draghi. Ho massimo rispetto per Draghi come per Meloni e per gli altri. Non so quali sono le ragioni che hanno portato a mettere il segreto di Stato però sono sinceramente stupido”.

L’ANALISI DE LA STAMPA

Ha chiosato La Stampa: “Mantovano rimarca che il segreto di Stato è stato ufficializzato da Draghi e che il tutto è avvenuto «nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria, in relazione alla sola esigenza di tutelare la funzionalità dei Servizi, e per scongiurare il rischio di violarne la necessaria riservatezza». Il segreto di Stato era stato peraltro comunicato al Copasir. Certo è che il colloquio incriminato avvenne nel dicembre 2020, quando si era all’apice dello scontro tra Renzi e Giuseppe Conte; e l’agente Mancini era in procinto di diventare il vice di Gennaro Vecchione, fedelissimo di Conte. Fu rivelato dalla trasmissione Report il 3 maggio 2021. Tutto avveniva quando Belloni ancora non era entrata in scena, e tantomeno era prevedibile la candidatura per il Quirinale”.

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