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Nato

Biot, Nato, Russia e Italia. Che cosa sta succedendo?

È Roma la Berlino della nuova Guerra Fredda? Il caso Biot-Russia. L'approfondimento di Michele Scarpa

 

Walter Biot, classe ‘66. Questo l’identikit del capitano di fregata della Marina Militare che ha venduto segreti di Stato ai russi per la modica somma di 5000 euro. In servizio presso il terzo reparto dello Stato Maggiore della Difesa, nell’ufficio di Politica Militare, dalla sua divisione passavano documenti riservati e classificati, anche Nato. Tra i vari compiti, l’ormai ex ufficio di Biot, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa per poi tradurle in direttive tecnico-militari, gestisce le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa, elabora e le linee d’azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare.

Ci sono ancora varie ipotesi sul materiale trasmesso, si parla della vendita di carte sulla pianificazione delle missioni internazionali dell’Alleanza Atlantica. Al momento solo speculazioni.
Il fatto certo è che il capitano di fregata è stato arrestato in flagranza di reato all’interno di un parcheggio di Roma mentre scambiava le informazioni riservate per i 5000 euro in contanti con un militare russo in servizio presso l’ambasciata del Cremlino a Roma.

La reazione italiana è stata convocare ieri mattina l’ambasciatore russo (facendo saltare la sua trasferta a San Marino) e notificare immediatamente espulsione dei due funzionari russi coinvolti. Il ministro degli esteri Di Maio ha definito la situazione come una “gravissima vicenda” e “un atto ostile di estrema gravità”.

In risposta una nota dell’ambasciata russa a Roma ha confermato il fatto e il ministero degli esteri russo ha dichiarato: “Ci dispiace per l’espulsione da Roma di due dipendenti dell’ambasciata russa. Stiamo approfondendo le circostanze di questa decisione. Faremo un ulteriore annuncio sui nostri possibili passi in relazione a questa misura, che non corrisponde al livello delle relazioni bilaterali.”

Questi gli eventi. Prima di indagare i motivi dello spionaggio russo, sorge spontaneo chiedersi però com’è possibile tradire la propria nazione per 5000 euro.

Negli ultimi anni sembra che Biot avesse avuto seri problemi familiari ed economici, ma ciò è sufficiente a spiegare il gesto?

La piramide dei bisogni di Maslow ci può aiutare in questo caso poiché restituisce la complessità dell’essere umano. Tale teoria potrebbe aiutare a comprendere la complessità delle motivazioni che sono alla base del comportamento umano, compreso quello di tradire il proprio Paese. Non è solo il soldo che spinge l’uomo ma, seguendo questa teoria, anche altri bisogni come quelli: fisiologici, sicurezza, appartenenza, riconoscimento, autorealizzazione e trascendenza.

Certo Biot avrà i suoi motivi, la magistratura indagherà (oggi infatti verrà sentita la versione dei fatti dell’ufficiale), ma quali sono invece le vicende geopolitiche che si giocano nel Bel Paese?
È in atto una grande partita che dura da anni. Mosca è da sempre attiva nel cercare di carpire i segreti della NATO ed italiani, in particolare riguardo la nostra flotta e l’apparato industriale che ha alle spalle. Guerra di spie che non conosce confini e tregua. Infatti quello di martedì non è un evento isolato ed avviene in un periodo particolarmente delicato per Roma alle prese con il tentativo di assumere un ruolo centrale nell’Unione Europea.

I pregressi. Già nel 2016 un dirigente dell’intelligence portoghese fu arrestato a Trastevere mentre stava incontrando un funzionario russo per vendergli piani d’azione della NATO. Nell’agosto del 2020 i servizi d’Oltralpe hanno arrestato un tenente colonnello francese in forza al comando NATO di Napoli, il quale sembra collaborasse con i russi. Infine, ultimo nel tempo, a Pomigliano d’Arco un cittadino russo è stato accusato di spionaggio industriale ai danni della Avio Aero (GE Aviation) e arrestato su mandato dell’FBI. Sempre nello stesso stabilimento di Leonardo di Pomigliano d’Arco, nel dicembre 2020, ci fu un grosso attacco cibernetico rimasto di matrice ignota.

Il motivo che ha portato Roma ad essere al centro della nuova guerra di spie tra est ed ovest è probabilmente da rinvenire nel fatto che l’Italia (uno dei grandi Paesi dell’Alleanza) è allo stesso tempo percepito come il ventre molle. Un Paese troppo ripiegato su sé stesso per badare ad i suoi interessi internazionali.

Non bisogna però fare un errore di sopravvalutazione del fatto (seppur gravissimo). La Russia è attiva da sempre nello spionaggio attivo nei confronti dei Paesi NATO, d’altronde il momento storico è complesso, tutto il fonte orientale dall’Ucraina ai Paesi baltici è un continuo di tensioni tra i due schieramenti. La spy story italiana quindi è da inquadrare in un contesto più ampio di tensione tra est ed ovest del mondo, incentivato dalla presidenza democratica Biden.

L’Italia è solo uno dei tanti terreni di scontro di una guerra non vista che si combatte su molteplici fronti e dimensioni.

Le partite che vedono Roma contrapposta a Mosca sono molte come: la guerra in Libia, la diversificazione energetica italiana (EastMed), la nostra partecipazione alle missioni Nato nell’est Europa e le sanzioni europee a Mosca. Nonostante ciò il nostro Paese rimane strettamente legato alla Terza Roma, da vincoli storici, culturali, commerciali e soprattutto energetici. Tant’è che subito Mosca ha cercato di smorzare i toni della vicenda non avendo da guadagnare in un’escalation di tensione con Roma, uno dei paesi più filorussi dell’Alleanza Atlantica.

Quindi è bene difendersi dalle ingerenze esterne, russe o di qualunque altro Paese, ma al contempo contestualizzare. Probabilmente occhi maggiormente indiscreti sono molto più ad est di Mosca. La Cina è il vero rivale del secolo e da tempo anche lei ha visto nell’Italia una preda da catturare nella grande partita geopolitica del nostro secolo. Infine quindi, per quanto ci siano episodi preoccupanti e deprecabili, forse Roma non è la Berlino della nuova Guerra Fredda.

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