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Serzh Sargsyan Armenia

Tutti i subbugli politici in Armenia

Il primo ministro Serzh Sargsyan ha rassegnato le dimissioni in seguito a numerose proteste. Per l’Armenia inizia una nuova era? Articolo di Giusy Caretto  Il primo ministro armeno Serzh Sargsyan si è dimesso. Dopo giorni e giorni di protesta, organizzata da Nikol Pashinyan, 42enne capo del movimento Yelk, il 63enne Sargsyan si è arreso lasciando…

Il primo ministro armeno Serzh Sargsyan si è dimesso. Dopo giorni e giorni di protesta, organizzata da Nikol Pashinyan, 42enne capo del movimento Yelk, il 63enne Sargsyan si è arreso lasciando il posto da Primo Ministro, che gli avrebbe garantito il controllo del Paese fino al 2022.

E se è vero che le le proteste hanno apparentemente ottenuto il loro obiettivo, è vero anche che la vicenda non è chiara e che non è ancora deciso chi prenderà il posto di Sargsyan. Ma andiamo per gradi.

COSA E’ ACCADUTO

Per comprendere le proteste che hanno portato alle dimissioni di Sargsyan dobbiamo fare un passo indietro. Sargsyan, già dagli anni Novanta principale dirigente del Partito Repubblicano (primo partito autonomo formato dopo l’indipendenza armena dalla Russia) è stato eletto Presidente dell’Armenia nel 2008, e una seconda volta nel 2013.

Il Paese era una repubblica semi-presidenziale,con limite costituzionale di due mandati per il presidente. Per paura di perdere il suo ruolo, nel 2015, Sargsyan ha indetto un Referendum per trasformare il paese in una repubblica parlamentare, consegnando pieni poteri al primo ministro. Promise ai votanti, però, che mai si sarebbe candidato a Primo Ministro e il referendum fu approvato con il 66 per cento dei voti a favore (ci furono denunce di brogli, come scrive la Bbc).

Sono passati 3 anni da quel referendum e ad oggi la popolazione armena ha preso atto che quanto promesso da Sargsyan non è stato mantenuto: lo scorso 2 marzo il parlamento ha eletto presidente dell’Armenia Armen Sarkissian, un fedelissimo di Sargsyan. In base alle norme della costituzione armena, il primo ministro Karen Karapetyan ha dato le sue dimissioni prima dell’insediamento di Sarkissian, all’inizio di aprile. Fin qui tutto regolare, ma a prendere il posto di Karapetyan, il 17 Aprile, è stato Sargsyan, preservando il suo potere fino alle nuove elezioni
previste per il 2022.

LE PROTESTE

Sargsyan è stato eletto primo ministro con 77 voti a favore e 17 contrari. Anche l’opposizione ha votato per lui, ma non tutti. A non accettare quanto accaduto è Nikol Pashinyan, leader di Yelk, formazione politica erede del Congresso Nazionale Armeno, partito liberale di opposizione fondato nel 2008 dal primo presidente del paese, Levon Ter-Petrosyan.

Da anni acerrimo nemico di Sargsyan, Pashinyan ha guidato le proteste contro Sargsyan, a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone.

SARGSYAN HA TENTATO LA RESISTENZA

Sargsyan non si è certo arreso subito. Il primo ministro ha anche fatto arrestare Nikol Pashinyan, con l’accusa di aver commesso “atti socialmente pericolosi” e altri leader dell’opposizione, ma nella giornata di lunedì a scendere in piazza sono stati anche soldati e alcuni componenti del parlamento che prima avevano votato e appoggiato Sargsyan.

SARGSYAN RASSEGNA LE DIMISSIONI

Dopo essersi reso conto che un’alternativa vera non c’era, Sargsyan ha rassegnato le dimissioni. “Mi rivolgo ai cittadini armeni e al movimento “Respingi Serge”. Nikol Pashinyan aveva ragione. Io avevo torto. Questa situazione richiede soluzioni, ma io non parteciperò. Lascerò l’incarico di primo ministro. Il movimento sceso per le strade è contro di me. Soddisferò le vostre richieste”.

A dirla tutta, nelle ore precedenti, Sargsyan aveva incontrato Pashinyan per un colloquio. Mentre il Primo Ministro vedeva però in questo incontro una occasione di pace e collaborazione, Pashinyan ribadiva soltanto la sua posizione.

“Penso che le sue dimissioni siano una chiara dimostrazione di una democrazia in vigore, non è che ogni manifestazione in ogni angolo del mondo porti alle dimissioni delle autorità”, ha commentato il suo portavoce, Hovhannes Nikoghosyan, alla BBC.

ED ORA?

Ora è tutto ancora da decidere e definire. Sargsyan si è dimesso, vero, ma ancora non si sa chi prenderà il suo posto, quale influenza avrà sul Paese e quale sarà ancora il ruolo del 63enne.

LE CONSEGUENZE FUORI DAI CONFINI

Non mancheranno anche le conseguenze fuori dai confini. Per quanto la vicenda sia fatto di politica interna e le proteste siano state pacifiche, il nuovo Primo Ministro ora deve indirizzare il Paese verso le nuove relazioni. Sceglierà, da ex repubblica dell’Unione Sovietica, la Russia o proverà ad allacciare rapporti con l’Occidente?

E poi c’è anche la questione Turchia e Azerbaigian, che hanno chiuso i propri confini con il paese per via della storica disputa territoriale sul Nagorno Karabakh. Il nuovo Primo Ministro troverà una soluzione di pace?

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