skip to Main Content

Putin

Ecco quali sono i paesi che stanno aiutando la Russia ad aggirare le sanzioni

La Russia ha messo in piedi un sistema per aggirare le sanzioni occidentali e continuare a importare componenti critici. Ecco i principali paesi coinvolti e i numeri degli scambi.

Lo scorso giugno il coordinatore delle sanzioni presso il dipartimento di stato degli Stati Uniti, Jim O’Brien, ha fatto un’ammissione importante: la Russia ha messo in piedi un meccanismo di aggiramento delle sanzioni occidentali che le sta permettendo di accedere, in particolare, ad alcuni componenti elettronici – chip, processori, circuiti integrati – utili al suo apparato militare.

COME FA LA RUSSIA A BYPASSARE LE SANZIONI OCCIDENTALI?

A questo sistema partecipano un gruppo di paesi terzi, concentrati perlopiù in Asia centrale, e indirettamente le aziende europee. Il funzionamento del meccanismo è semplice: le aziende europee vendono prodotti non esportabili in Russia al Kazakistan o all’Armenia, per esempio, e queste nazioni poi li inviano a Mosca.

FRANCIA E GERMANIA TRATTENGONO LA UE

Secondo O’Brien l’aggiramento delle sanzioni è un “problema serio” perché mantiene in vita le forze armate della Russia e la sua guerra di aggressione all’Ucraina.

A fine giugno l’Unione europea ha adottato un undicesimo pacchetto di sanzioni che contiene nuovi strumenti anti-aggiramento delle sanzioni, che tra le altre cose proibiscono la vendita e il trasferimento a paesi terzi di alcuni prodotti sanzionati. Ma la Francia e la Germania, in particolare, sono contrarie alla linea dura perché temono una compromissione delle relazioni con questi paesi, riportava POLITICO.

I CASI DEL KIRGHIZISTAN E DELL’ARMENIA

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, si è osservato un aumento significativo del commercio verso la Russia da parte di diversi stati dell’Asia centrale e del Caucaso, come la Georgia, il Kazakistan e l’Armenia. A inizio agosto il giornalista Luigi De Biase, esperto di Russia, aveva segnalato una crescita notevolissima del commercio italiano verso il Kirghizistan – il 409 per cento in più su base annua nei primi tre mesi del 2023 – che faceva sospettare una triangolazione di merci sanzionate. Gli Stati Uniti considerano il Kirghizistan un paese-sponda sfruttato dalla Russia per bypassare le restrizioni occidentali.

Anche in Armenia si sono notati flussi commerciali insoliti. Il Financial Times, per esempio, faceva notare come il paese, pur non essendo un produttore di automobili, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha cominciato a esportare grandi quantità di veicoli in Russia: il valore dell’export automobilistico era di appena 800.000 dollari nel gennaio 2022, salito però a 180 milioni nel gennaio 2023. Sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno ristretto le esportazioni di veicoli in Russia; i due principali produttori automobilistici russi, Avtovaz e GAZ Group, sono stati sanzionati. Al di là delle auto, comunque, nel 2022 l’intero commercio armeno-russo è quasi raddoppiato.

Tra maggio e luglio 2022 le esportazioni verso la Russia dell’Unione europea, degli Stati Uniti e del Regno si sono più che dimezzate (tenendo conto dell’inflazione) rispetto ai livelli medi registrati tra il 2017 e il 2019, dicono i dati della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Nello stesso trimestre dell’anno scorso, però, le vendite dall’Europa e dagli Stati Uniti all’Armenia e al Kirghizistan sono cresciute di oltre l’80 per cento, e parallelamente questi due paesi hanno più che raddoppiato le esportazioni in Russia.

Secondo un rapporto del Centro Studi Internazionali (CeSI), nel 2022 “l’Armenia ha importato il 515% in più di chip e processori dagli USA e il 212% in più dall’UE rispetto al 2021, esportando poi circa il 97% di quegli stessi prodotti in Russia”.

ANCHE LA TURCHIA AIUTA LA RUSSIA A EVADERE LE SANZIONI

Anche la Turchia è accusata di aiutare la Russia a evadere le sanzioni. Pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno imposto penalità su cinque aziende turche che avrebbero favorito il trasferimento di “beni a duplice uso” (cioè utilizzabili sia in contesti civili che militari) verso Mosca ed effettuato lavori di riparazione a navi legate al ministero della Difesa russo. Le aziende in questione sono Margiana Insaat Dis Ticaret, Demirci Bilisim Ticaret Sanayi, Denkar Ship Construction, ID Ship Agency e CTL Limited.

La Turchia è un paese membro della NATO, ma non ha seguito l’alleanza nel ridimensionamento delle relazioni con la Russia; al contrario, ha intensificato i rapporti, in particolare sull’energia.

Il CeSI scrive che “il contributo che Ankara potrebbe aver dato mitigazione dell’impatto sanzionatorio nei confronti della Russia, attraverso lo schema delle triangolazioni, emerge innanzitutto dall’incrocio di alcuni dati rilevanti. In primo luogo, da marzo 2022 a marzo 2023 è stato registrato un aumento del volume degli scambi tra Turchia e Russia di circa il 90%, costituito in gran parte da macchinari industriali, prodotti chimici, elettronici e tecnologicamente avanzati, come circuiti integrati e semiconduttori, sanzionati dall’UE ed esportati da Ankara a Mosca”.

“In secondo luogo”, prosegue l’analisi, “si può osservare come le esportazioni di merci dall’UE verso la Turchia siano cresciute di circa il 25% dal 2021 al 2022, avendo principalmente ad oggetto proprio macchinari ed apparecchi elettronici (25%), attrezzature per il trasporto (17%), metalli e articoli di base (13%) e prodotti chimici (13%). Tuttavia, lo scorso marzo, viste le pressioni esercitate dall’UE sulla Turchia, Ankara ha assicurato che non avrebbe più esportato o autorizzato il transito verso la Russia di merci soggette a sanzioni UE”.

Stando alla Commissione europea, a febbraio 2023 – un anno dopo l’inizio della guerra – risultava che le sanzioni europee avessero bloccato beni esportati in Russia per un valore di oltre 43,9 miliardi di euro, e beni importati dalla Russia per 91,2 miliardi.

Back To Top