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Nato

Alla Nato serve una banca? Dibattito negli Stati Uniti

Il Center for American Progress fondato da John Podesta ha proposto di costruire una banca esplicitamente dedicata alla Nato. Tutti i dettagli nell'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Nonostante il trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari entrato in vigore il 22 gennaio, il 6 novembre la Lockheed Martin ha siglato un contratto da 340 milioni di dollari per la produzione di missili a medio raggio, anche a testata nucleare, progettati per essere installati in Europa. Inoltre il Dod ha proposto al congresso di stanziare $ 2.865 milioni di dollari al fine di perseguire il nuovo programma avanzato sulle armi ipersoniche allo scopo di contrastare il programma russo dei missili “Khinzal” e “Avangard”.

Ancora una volta la necessità di un un equilibrio di potere diventa un imperativo per la sicurezza nazionale. D’altronde, nel contesto dell’Alleanza Atlantica sarà necessario, proprio allo scopo di salvaguardare la sicurezza della Nato a livello globale, sostituire le bombe a testata nucleare ormai obsolete note come B 61 con quelle B 61-12 presso le infrastruttura militari di Aviano e di Ghedi.

Questi investimenti certamente rilevanti non devono però destare sorpresa soprattutto di fronte alla assertività sul piano della politica estera sia della Russia che della Cina. Assertività questa che gli Stati Uniti — e di conseguenza la Nato — non possono accettare passivamente senza controbilanciarla con lo scopo di limitarne l’efficacia e la pericolosità.

Infatti dal punto di vista economico la Nato ha certamente un divario di capacità critico che dipende dal fatto che sono i singoli Stati a contribuire al rafforzamento della Nato. Proprio per questo è stata proposta recentemente l’idea di costruire una banca esplicitamente dedicata alla Nato.

Questa innovativa proposta è stata ampiamente elaborata in un report intitolato Nato’s Financing Gap redatto da Max Bergman e Siena Cicarelli. Il report è promosso dal think tank Center for American Progress, fondato il 24 ottobre 2003, da John Podesta che è stato Capo del Personale della Casa Bianca sotto l’amministrazione di Bill Clinton dal 1998 al 2001, e Consigliere del Presidente Barack Obama dal 2014 al 2015.

Inoltre Podesta ha svolto l’incarico di Segretario del Personale della Casa Bianca dal 1993 al 1995, sempre sotto l’amministrazione Clinton, e Vice Capo del Personale della Casa Bianca per le operazioni dal 1997 al 1998. Presidente e ceo del Center for American Progress è Neera Tanden che, nel 2003, ebbe un ruolo centrale nella fondazione della lobby. Recentemente, Tanden è stata nominata Direttore dell’Ufficio per la gestione e il bilancio sotto l’amministrazione Biden. Ha lavorato per diverse campagne presidenziali democratiche, compresa quella di Bill Clinton del 1992, quella di Barack Obama del 2008 e quella di Hillary Clinton del 2016.

Cosa propone in sintesi il report?

Innanzitutto parte dalla premessa che la Nato ha un divario di capacità critico che ostacola la sua capacità di garantire la sicurezza dei suoi Stati membri e cioè la sua incapacità di finanziare la difesa.

In secondo luogo i relatori sottolineano la pericolosa proiezione di potenza posta in essere dalla Russia facendo esplicito riferimento all’invasione dell’Ucraina e all’annessione della Crimea nel 2014.

In terzo luogo, osservando con estrema attenzione come i rivali degli Stati Uniti si pongono sullo scenario internazionale, i relatori non possono fare a meno di osservare come questi si servano sempre più di mezzi non militari, come effettuare acquisizioni strategiche e investimenti nelle infrastrutture europee, per guadagnare influenza e minare l’Alleanza. Fra questi certamente la Cina svolge un ruolo di grandissima rilevanza e nel contempo di grandissima pericolosità per l’egemonia globale americana. Infatti la Cina, attraverso la sua Belt and Road Initiative e la Digital Silk Road, sta acquisendo infrastrutture strategiche, molte delle quali hanno scopi a duplice uso, specialmente nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni. Allo stesso modo, la Russia ha istituito la International Investment Bank (IIB), che, a partire dal 2019, ha sede a Budapest.

Proprio questa ragione è imperativo per la Nato creare una banca multilaterale come ad esempio la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture a guida cinese.

Una banca Nato potrebbe integrare le istituzioni multilaterali esistenti. Gli alleati potrebbero effettuare un investimento iniziale che rispecchi i loro contributi esistenti a organizzazioni come la Banca mondiale e la Banca europea per gli investimenti, probabilmente in linea con i loro prodotti interni lordi (Pil). Il capitale della banca verrebbe probabilmente accumulato in un periodo pluriennale. La quantità di capitale che la banca dovrebbe detenere in riserve liquide sarebbe una piccola percentuale del suo portafoglio di prestiti complessivo.

In quarto luogo, una volta istituita, la banca diventerebbe probabilmente autosufficiente e sarebbe in grado di reinvestire i suoi rendimenti, il che potrebbe compensare i costi che i bilanci militari e civili della Nato faticano a sostenere. In altre parole, la Nato come organizzazione potrebbe diventare autosufficiente.

In quinto luogo, una banca Nato potrebbe fare investimenti strategici nelle infrastrutture. Ciò potrebbe fornire alla Nato un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese. La banca potrebbe finanziare le infrastrutture a duplice uso necessarie per sostenere gli obiettivi militari dell’Alleanza, come il miglioramento della mobilità militare. Ciò include investimenti nel rafforzamento di ponti e strade e l’espansione dei porti e delle infrastrutture ferroviarie per garantire che le forze della Nato possano muoversi rapidamente attraverso il continente.

In sesto luogo, la banca potrebbe investire in tecnologie emergenti. La Nato potrebbe aiutare per esempio a sostenere investimenti congiunti nella tecnologia 5G o in altri progetti tecnologici avanzati, simile al ruolo che la Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) svolge per le forze armate statunitensi. Altre potenziali aree di investimento potrebbero includere il cyberspazio.

In settimo luogo una banca della Nato fornirebbe fondi prontamente disponibili in caso di crisi o conflitto. Mentre l’Alleanza costruisce scenari militari per un potenziale conflitto, non è preparata alle implicazioni finanziarie di una crisi.

Infine, una banca Nato potrebbe alleviare la pressione sul bilancio causata dalla ricaduta economica della pandemia Covid-19.

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