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Tutto sugli aiuti militari dell’Italia all’Ucraina

Aiuti militari italiani all'Ucraina, tutti i dettagli. Il punto di Giovanni Martinelli

 

Nei giorni scorsi, “complici” un paio di aggiornamenti provenienti da fonti giornalistiche diverse, è nuovamente tornato alla ribalta il tema della (più o meno) esatta definizione del complesso degli aiuti di natura militare che l’Italia ha fornito all’Ucraina in questi 15 mesi ormai di guerra.

Come ampiamente noto infatti, sia il governo precedente (guidato dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi), sia quello attuale (guidato dal presidente Giorgia Meloni) hanno apposto il segreto alle liste degli armamenti e degli equipaggiamenti militari per l’appunto inviati a Kiev; liste collegate a ciascuno dei 6 decreti fini qui emanati in tutto. Di fatto, il loro contenuto viene cioè esposto al solo Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir).

Una anomalia tutta Italiana, dato che molti Paesi facenti parte della Coalizione Occidentale che sostiene l’Ucraina forniscono informazioni estremamente dettagliate su ciò che inviano a Kiev (Usa e Germania in particolare), altri non presentano un uguale livello di dettaglio ma comunque garantiscono un certo flusso di informazioni e, infine, altri ancora garantiscono almeno alcune indicazioni di massima (anche solo sull’importo di tali aiuti).

Come detto invece, il nostro Paese è decisamente il più “ermetico” di tutti; o meglio, il meno trasparente di tutti. Una scelta di natura principalmente politica, finalizzata a non urtare le diverse “sensibilità” delle forze politiche componenti la maggioranza che prima sosteneva il governo Draghi e di quella che ora sostiene il governo Meloni. Oltre che per non alimentare tensioni in un Paese come il nostro dove anche nell’opinione pubblica (e su certa stampa) non mancano le posizioni contrarie all’invio di armi a Kiev

In assenza dunque di qualsivoglia informazione di fonte ufficiale, chi avesse voluto provare a tracciare un bilancio del nostro supporto militare a Kiev, fin dal primo momento non avrebbe potuto fare altro che ricorrere allo strumento dell’incrocio dei “rumors” filtrati nel corso del tempo con le immagini provenienti dai campi di battaglia. In pratica, il classico lavoro di OSINT (Open Sources Intelligence).

E così che pochi giorni fa, l’autorevole blog Olandese Oryx ha pubblicato un contributo basato esattamente su questi strumenti; con un elenco anche dettagliato di quanto fatto dall’Italia per Kiev. A partire dalla batteria SAMP-T, frutto di un programma portato avanti in collaborazione con la Francia e (in pratica) l’unico aiuto reso pubblico dal nostro Paese. Tale sistema sarebbe peraltro già arrivato in Ucraina, con il raggiungimento della sua operatività ormai imminente.

Sempre in tema di difesa aerea, l’articolo in questione menziona anche altri 2 tipi di batterie antiaeree che sarebbero state fornite a Kiev, una Skyguard Aspide e una Spada (peraltro, simili). A questo proposito è da aggiungere che a distanza di un paio di giorni di distanza, anche la Rivista Italiana Difesa (Rid) ha pubblicato una propria lista di forniture militari all’Ucraina; molto simile a quella di Oryx. Ed è proprio su questo tema che si registra una differenza, laddove Rid accredita la consegna della sola batteria Skyguard Aspide.

Un capitolo sul quale poi l’Italia sembra aver fatto molto è quello in gergo noto come “Long Range Fires”. Questo perché è ormai un dato acquisito il fatto che a Kiev siano stati forniti 6 semoventi di artiglieria PzH-2000 da 155 mm. (prelevati dai reparti dell’Esercito Italiano, peraltro mezzi modernissimi) e una sessantina di M-109L sempre da 155 mm. (in più tranche, questi ultimi invece già ritirati dal servizio); sempre in tema di artiglieria ma questa volta trainata, altri cannoni FH-70 ancora da 155 mm. (si ipotizza tra 6 e 10).

In questo ambito “Long range fires” rientrano anche i lanciarazzi multipli. Secondo varie fonti (compreso l'”Arms Transfer Database” dell’istituto di ricerca Svedese SIPRI), l’Italia avrebbe fornito anche 2 M-270A1 MLRS (Multiple Launching Rocket System); qui però c’è da osservare che, almeno fino a oggi e nonostante si parli da molto tempo del loro invio, non risulta ancora alcuna conferma visiva della loro presenza in Ucraina. Un elemento di per sé non definitivo ma che comunque contribuisce ad alimentare qualche dubbio.

Su una scala “inferiore” ma pur sempre importante nel contesto bellico Ucraino, si segnala poi la fornitura di mortai da 120 mm (dei tipi Mod. 63 e MO-120-RT61), missili anticarro MILAN, lanciarazzi anticarro Panzerfaust 3, missili antiaerei spalleggiabili Stinger, mitragliatrici pesanti da 12,7 mm. del tipo M2 e leggere da 7,62 mm. del tipo MG 42/59. A corredo, munizioni non solo per i vari pezzi di artiglieria da 155 mm ma, anche, per i mortai nonché per le mitragliatrici stesse.

Sul fronte dei veicoli, oltre ai trattori di artiglieria Astra SM 66.40 per gli FH-70, risultano anche forniture di mezzi blindati LMV Lince (si ipotizza una decina almeno), di camion ACM-90 e di mezzi cingolati articolati per il trasporto truppe BV-206S (questi ultimi 2, in quantità sconosciute). In maniera “originale”, ovvero con acquisti finanziati da donatori privati, sempre in Ucraina sono poi arrivati 11 mezzi protetti MLS Shield, un paio di camion IVECO Trakker T380WM e 51 pick-up FIAT Fullback.

Accanto a questi armamenti, emerge infine l’invio di giubbotti antiproiettile e protezioni individuali varie, kit medici nonché razioni da combattimento. Sempre Oryx menziona anche la consegna di non meglio precisati sistemi destinati al contrasto di IED (Improvised Explosive Device) e/o mine.

Difficile, in conclusione, associare un valore preciso a questo insieme di aiuti forniti dal nostro Paese all’Ucraina; le stime più attendibili lo posizionano intorno a 1 miliardo di €. Cifra sicuramente non trascurabile in valore assoluto; e che tuttavia, posta in relazione a quanto fatto da altri e soprattutto tenendo conto del peso relativo rispetto alle economie dei singoli Paesi stessi, finisce con il rivelare una verità diversa.

Quella cioè di un’Italia non particolarmente attiva sul piano degli aiuti medesimi; anche tenendo conto del modesto impegno nelle attività addestrative a favore dei militari Ucraini (altro pilastro importante del sostegno militare della coalizione Occidentale a Kiev). Insomma, un bilancio finale in “chiaro-scuro” per il nostro Paese. Tendente in realtà più allo “scuro”, anche in virtù del fatto che proprio il governo attualmente in carica pare aver decisamente rallentato il flusso delle forniture militari all’Ucraina, alla luce del solo decreto fin qui varato in oltre sette mesi di operato.

E questo proprio nel momento in cui, invece, all’interno della Colazione si è assistito a una decisa accelerazione nell’invio di nuovi armamenti a Kiev; sia per assicurare maggiori capacità di difesa (in particolare, dagli attacchi missilistici e di droni contro le città Ucraine), sia di offesa (in vista della prossima controffensiva).

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