Il tema degli aiuti militari Italiani all’Ucraina ha ormai assunto caratteristiche “carsiche”. Nel senso che per lunghi tempi sparisce dal dibattito politico e dall’attenzione dei media nonché da quella dell’opinione pubblica, per poi riaffiorare invece in superficie a volte anche all’improvviso. Una condizione che, con tutta evidenza, si verifica soprattutto per effetto della decisione del precedente Governo Draghi (vedremo se confermata da quello Meloni appena entrato in carica) di porre il segreto sull’elenco dei materiali inviati a Kiev nell’ambito di ciascuno dei 5 decreti approvati. Elenchi che, come noto, sono stati illustrati solo al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).
CHE COSA INVIERA’ L’ITALIA ALL’UCRAINA
Sennonché, complice la crescente diffusione sui social di movimenti “sospetti” di mezzi militari appartenuti all’Esercito Italiano, nella giornata di domenica sono nuovamente apparse indiscrezioni di stampa proprio sull’appena citato tema delle forniture militari del nostro Paese a favore dell’Ucraina. Indiscrezioni tutte da confermare, ovviamente; ma che per una sorta di “dovere di cronaca” pare comunque interessante affrontare con maggiore dettaglio.
Con un dato ancora più interessante; alcune di queste sarebbero infatti da considerare come acquisite, in quanto già decise dal passato Esecutivo (e quindi, solo da consegnare a Kiev; al netto dei tempi tecnici necessari). Altre ancora sarebbero comunque già in fase di definizione da parte di quello nuovo.
IL SALTO DI QUALITA’ DELL’ITALIA PER L’UCRAINA
Procedendo con ordine, per quanto riguarda quelle in dirittura d’arrivo, di fatto si registrerebbe (il condizionale rimane d’obbligo) un notevole salto di qualità da parte dell’Italia in quanto ad aiuto fornito. Fino a oggi erano infatti trapelate notizie sull’invio di armi quali mitragliatrici leggere e pesanti, lanciarazzi anticarro, forse anche missili anticarro, missili antiaerei spalleggiabili, mortai pesanti e munizioni.
Questo per quanto riguarda una primissima fase; mentre in una seconda già si registrava una sorta di passo in avanti. Questa volta infatti a essere forniti erano anche obici da 155 mm FH-70 e mezzi del tipo VTLM (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo) Lince. Tutto materiale comunque tratto dai depositi Italiani, spesso già ritirato dal servizio; ovvero, anche moderno ma non modernissimo.
CHE COSA CI SARA DI NUOVO PER L’UCRAINA DA PARTE DELL’ITALIA
Ora invece il quadro cambierebbe perché, sempre secondo tali indiscrezioni, sarebbe ormai prossima la consegna di 2 lanciarazzi multipli M270 MLRS (Multiple Launch Rocket System) e di 6 cannoni semoventi PzH 2000 da 155 mm. Le differenze sarebbero dunque notevoli; sia perché si tratterebbe di mezzi ancora più moderni, sia perché essi sarebbero tratti direttamente dai reparti dell’Esercito Italiano.
Accanto a questi, si ipotizza inoltre l’invio di un numero imprecisato (tra i 20 e i 30) di altri semoventi di artiglieria; questa volta sarebbero proprio quegli M109L, dotati sempre di un pezzo da 155 mm, avvistati in movimento su alcune strade Italiane. In questo senso, l’ipotesi più accreditata è che in questo momento essi siano in fase di trasferimento verso il Polo di Mantenimento Pesante dell’Esercito a Piacenza, laddove potrebbero essere ricondizionati (trattandosi di mezzi ritirati dal servizio diversi anni fa) per essere poi inviati, per l’appunto, in Ucraina.
I MEZZI PER LA FANTERIA
Laddove una operazione simile riguarderebbe anche i mezzi per la fanteria M113 (o loro versioni migliorate quali VCC-1 e VCC-2); anche in questo caso, dopo un opportuno ricondizionamento, l’ipotesi è che possano essere forniti, ancora una volta in un numero non precisato, alle forze di Kiev.
Per completezza di informazione, occorre però aggiungere anche alcuni elementi. Per quanto la eventuale fornitura di M270 MLRS e PzH 2000 non si possa certo escludere in linea di principio, è altrettanto vero che il numero di mezzi in dotazione al nostro Esercito non è già di per sé particolarmente consistente. Un sua ulteriore diminuzione potrebbe quindi creare problemi e, dunque, dovrebbe essere accompagnata da adeguate misure di compensazione.
Per quanto riguarda invece M109L e M113 (o simili), qui aleggia la grossa incognita delle condizioni dei mezzi. Il nostro Paese non ha certo una tradizione di buona conservazione di quanto non ha più in uso presso le nostre Forze Armate e che pure potrebbe avere invece una qualche forma di impiego futuro. Rimettere perciò in sesto tali mezzi potrebbe non essere così semplice; anche se pur sempre possibile.
IL SESTO DECRETO IN CANTIERE
Se dunque questo è il capitolo dedicato a quanto fin qui fatto con i primi 5 decreti, come anticipato in precedenza circolano già indiscrezioni sul contenuto di un 6° decreto, in fase di preparazione da parte del Governo appena entrato in carica.
E se quanto fin qui descritto presenta una forte impronta nell’ambito del cosiddetto “long range fires” (cioè artiglierie e lanciarazzi a lunga gittata, assolutamente decisivi nella controffensiva delle forze Ucraine, ormai in atto da oltre 2 mesi), adesso l’attenzione si sposterebbe su quello della difesa aerea. Inevitabilmente, verrebbe da dire; dato che in questo momento l’Ucraina sta mostrando tutte le proprie (peraltro ben note) vulnerabilità, al punto di essere diventate oggetto di specifiche richieste da parte del Presidente Zelensky.
ALLEANZA ITALIA E FRANCIA PRO UCRAINA?
In sostanza, ciò che si ipotizza è un accordo con la Francia al fine di inviare una batteria SAMP/T; i 2 Paesi fornirebbero cioè ciascuno una parte della batteria stessa al fine allestirne una completa da consegnare all’Ucraina. Anche in questo caso, emergono dubbi sull’opportunità di tale mossa, stanti i numeri già ridotti per entrambi Paesi.
Ma il nuovo sforzo non si esaurirebbe qui, nel senso che l’ipotesi in oggetto prevederebbe anche l’invio di 3 batterie di missili Spada basate sul missile Aspide. Mentre il SAMP/T è in dotazione all’Esercito, le Spada sono invece in dotazione dell’Aeronautica; laddove quelle eventualmente coinvolte sarebbero alcune di quelle già ritirate dal servizio e poste in deposito.
Anche per questo ulteriore passaggio, l’ipotesi è in campo è quella di una qualche forma di accordo/collaborazione con un altro Paese. Più precisamente la Spagna, che sta già addestrando sul proprio territorio militari Ucraini all’impiego di una propria batteria Aspide 2000 (molto simile a quelle in dotazione alle Forze Armate Italiane), in quanto di prevista cessione anch’essa all’Ucraina.
Al termine di quella che è stata (sostanzialmente) una rassegna di condizionali e ipotesi, rimane l’amarezza nel vedere confermato il principio in base al quale la segretezza imposta rimane un fattore di opacità senza particolari giustificazioni (se non di natura per così dire “politica”); soprattutto se poi il “caso Italiano” viene posto a confronto con quello di tutti gli altri Paesi ingegnati a sostenere militarmente Kiev. Che sia pure in forme diverse, garantiscono una ben diversa trasparenza in termini di informazioni fornite.