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Missione Afghanistan

Afghanistan, cosa emerge da WikiLeaks su Servizi italiani e talebani

L'articolo di Giuseppe Gagliano

In un recente volume pubblicato da Chiarelettere dal titolo “Dossier WikiLeaks” scritto dalla giornalista Stefania Maurizi sulle rivelazioni emerse grazie al lavoro di Julian Assange e di WikiLeaks, sembrano trovare conferma le accuse che furono mosse dagli Stati Uniti all’Italia riguardo le considerevoli e consistenti tangenti che venivano pagate dalle nostre truppe e dalla Intelligence italiana ai talebani sia per i sequestri che per evitare rappresaglie contro le nostre truppe.

Vediamo di entrare nel dettaglio.

Siamo nel 2008 e ”i francesi subiscono un devastante attacco della guerriglia talebana, nel distretto di Sarobi a est di Kabul, un’area di cui hanno assunto da poco il controllo e che fino a quel momento era sotto il comando delle truppe italiane”. Ma ecco la notizia shock che arriva nell’ottobre del 2009 a firma del giornalista di Tom Coghlan del Times.

Secondo il quotidiano, i francesi avevano sottovalutato i pericoli del distretto in cui avevano subito l’imboscata perché i militari italiani che li avevano preceduti non avevano avuto grandi problemi, e questo li aveva indotti a pensare che l’area fosse relativamente sicura. Ma dietro l’apparente tranquillità, però, secondo quanto riportato dal giornale, c’era un gioco sporco: per non farsi attaccare, gli italiani pagavano mazzette ai talebani.

Scontate quanto prevedibile le reazioni durissime sia di Berlusconi che del ministro della Difesa che allora era Ignazio La Russa che minacciò più volte — senza però dare seguito a questa minaccia — di fare querele al quotidiano.

Nonostante le dure prese di posizione da parte dell’ambasciata americana, l’ambasciatore americano Spogli incontra Berlusconi. Ebbene, durante il colloquio, Spogli riferisce a Berlusconi che l’intelligence americana continua a ricevere inquietanti rapporti sul fatto che gli italiani corrompano i signori locali della guerra. Berlusconi non può che esprimere il proprio consenso riguardo la necessità che questa pratica illegale si concluda nel più breve tempo possibile. Ma le parole non seguono i fatti.

L’anno successivo — e siamo esattamente nel febbraio del 2009 — il nuovo ambasciatore scrive a Washington che l’Italia da lungo tempo è sospettata di pagare tangenti sia per ottenere protezione sia per risolvere i sequestri in Iraq e in Afghanistan. Infatti i rapimenti, come per esempio quello del giornalista Daniele Mastrogiacomo, sarebbero stati quasi sicuramente risolti con un riscatto.

Non solo: sembrerebbe che i servizi segreti italiani pagassero gli insorti nella regione di Kabul per non attaccare le truppe italiane.

La gravità di questa situazione è tale che persino il Presidente Bush aveva sollecitato Berlusconi a porre termine a questa politica scorretta. È significativo che Stefania Maurizi abbia direttamente interpellato il giornalista Tom Coghlan del Times. Da questo incontro non solo Coghlan conferma le accuse formulate nel suo lungo articolo ma conferma anche di non aver ricevuto querele da parte di qualche illustre esponente della politica italiana.

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