skip to Main Content

Centrodestra

Chi getta benzina sulle accise?

Gli sbuffi delle opposizioni. La replica di Meloni. E il dibattito nella maggioranza. Come il prezzo della benzina agita i palazzi della politica. La nota di Paola Sacchi

 

Enrico Letta lo definisce il “primo grande errore di comunicazione” del governo di centrodestra e si rammarica con una metafora calcistica su quella che per lui sarebbe un’occasione mancata a causa delle divisioni del Pd anche sulle stesse regole per le primarie, ricomposte in parte in extremis. “Avremmo potuto fare un gol a porta a vuota…”, dice Letta.

Il punto però è che “l’attaccante” già vistosamente mal messo si è aggrappato, con il “terzo polo”, a un video del premier Giorgia Meloni, allora in veste di presidente di FdI, del 2019, un’era fa ormai in politica, un po’ sullo stesso schema del video pro-Bolsonaro, Trump e Putin sempre del 2019 usato in modo virale dalle opposizioni sul web contro Matteo Salvini, dopo i gravi attacchi dei fan di Bolsonaro alle istituzioni brasiliane, nonostante una nota ufficiale della Lega la notte stessa li avesse già chiaramente condannati.

Ma, a parte l’attitudine delle opposizioni archivistica pre-bellica, nel senso di prima della guerra della Russia all’Ucraina, e anche prima del Covid, tornando agli attacchi a Meloni sui rincari della benzina, in seguito alla decisione del governo nella Finanziaria di porre termine allo sconto di 18 centesimi a litro, per ritornare alla metafora di Letta la porta non è vuota.

Meloni, dopo il decreto del governo contro le speculazioni che obbliga i gestori all’esposizione del prezzo giornaliero del carburante, reagisce subito in modo netto con un video. Il premier non solo ricorda di pensarla sulla riduzione delle accise sempre come nel 2019 e ovviamente sottolinea che trattavasi di un’altra era politica, ma replica duramente smentendo l’accusa di esser venuta meno alla “promessa” dell’ultima campagna elettorale. Ricorda di aver parlato di taglio delle accise solo in presenza di maggiori entrate e che queste però “non ci sono state”.

Meloni, reduce dai nuovi incontri con i vertici Ue e il Papa, che l’accreditano sempre più anche sulla scena internazionale, rivendica la scelta di aver preferito destinare quei circa 10 miliardi, che sarebbero andati al mantenimento dello sconto sul carburante, a una scelta di “giustizia sociale” contro il caro-bollette verso chi è più in difficoltà, le aziende, con il taglio del cuneo fiscale, l’aumento delle pensioni minime. Misura quest’ultima particolarmente voluta da Forza Italia e non a caso ricordata dal premier a fronte di alcune perplessità che ci sarebbero tra gli azzurri sulla questione benzina.

Una batteria di dichiarazioni dei parlamentari di FdI, con i capogruppo di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, scende in campo a difesa del premier – coerente con la sua linea più volte enunciata di voler fare scelte “giuste”, sfidando anche l’impopolarità – e all’attacco delle “responsabilità della sinistra al governo per più di 10 anni”.

Evidente che la carta-carburante è usata come un’arma elettorale a ridosso delle scadenze ravvicinate degli appuntamenti nel Lazio e in Lombardia da un centrosinistra che si ricompatta solo su questo, ma è profondamente diviso al suo interno, con alleanze variabili con i Cinque Stelle di Conte che tenta l’Opa sul Pd e che nel Lazio potrebbe mettere a serio rischio la conferma della sinistra.

Per il governo e il centrodestra la partita non è semplice su un tema così sentito nel Paese. Ma esser costretti a rispolverare anche video pre-bellici da usare contro il governo di centrodestra e il suo premier per tentare la rimonta, non rivela una grandissima forma degli attaccanti delle opposizioni. Per le quali difficilmente basterà ripartire dalla benzina.

Seppur Lazio e Lombardia restino un primo test politico per il governo e anche per i rapporti interni al centrodestra dove inevitabili perplessità e timori ci sono sulla questione benzina tra gli alleati di FI e Lega.

Back To Top