La revoca degli arresti di Abedini richiesta da Nordio, decisione politica, viene comunque accompagnata da un riferimento giuridico, che suggerisce l’insussistenza dei presupposti per l’estradizione, ossia la cosiddetta doppia incriminazione, che come si diceva non era scontata.
Perché si trattava da un parte di violazione di leggi statunitensi su export all’Iran, con effetti extraterritoriali che vanno a intercettare anche beni finali che semplicemente hanno in parte tecnologia americana, dall’altra di forniture a un gruppo designato come terrorista dagli Stati Uniti, non dall’Unione europea.
Trattasi di decisione politica facilitata da un involucro formale giuridico, che la rende più giustificabile. Il fatto è che, come si è detto sin dal primo giorno, la posizione di Abedini è complessa e tale solo dalla prospettiva americana. Lo strappo appare così meno forte.
Come si diceva, trattasi di società attive nel settore della difesa (o meglio dual use), che forniscono certi beni al proprio governo, come tante altre realtà al mondo, senza che sia automatica la responsabilità per gli utilizzi che questo ne fa. Era una posizione complessa.
Lo si diceva in questo thread. Un passaggio particolare: “emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.
Molti ironizzano sul ‘successo’ del governo, in quello che viene liquidato come mero scambio, senza avvedersi che il nodo diplomatico non era rispetto all’Iran, ma agli Usa: ossia provvedere allo scambio in tempi rapidi e facendolo al contempo digerire a Washington.
Ribadisco, perché si continua ad utilizzare certi appellativi con leggerezza: cautela nel liquidare Abedini come ‘terrorista’ o ‘trafficante di armi’. È titolare di società regolari che operano nella difesa (dual use) fornendo tecnologie. Il problema, per gli Usa, è il cliente.